lunedì 30 novembre 2009

Asturiani, brutta razza!

Mauthausen_survivors

Forse non serve a niente. Forse è un esercizio sterile, buono solo a stabilire una quota di auto-conforto; come a riempir sé stessi di qualcosa che combatta il vuoto che, inesorabile, avanza. Eppure, se un film come quello di Tarantino, sui "bastardi senza gloria", riesce a coinvolgere; allora, forse, può valere la pena di ripercorrere la storia, quella "vera", della quinta colonna di partigiani dislocata nella Francia occupata dai tedeschi e costituita, per la più parte, dagli sconfitti della Guerra Civile Spagnola. Uomini come José Antonio Alonso Alcalde (il comandante Robert), come Cristino García. Entrambi asturiani.

Il comandante Robert lasciò la Spagna nel 1939 per arruolarsi nell'esercito francese ed andare incontro ad una nuova sconfitta, dalla quale, però, avrebbe iniziato una nuova avventura: quella dei maquis. A partire dal 1942 entra nel "XIV Corpo di Guerriglieri", un'unità che già esisteva in Spagna e che era stata ricreata dagli esuli spagnoli in Francia. Arrestato, a Saint-Etienne, nell'ottobre del 1943, in quanto facente parte di un gruppo di sabotatori polacchi e spagnoli, riesce a fuggire dal campo di Mauthausen. Torna a combattere, con una piccola squadra di sette guerriglieri, nel dipartimento di Ariège, nella regione dei Pirenei. Più tardi, in qualità di comandante di una brigata di 300 uomini, attacca i tedeschi per rifornirsi di armi e crea ben presto una struttura parallela di potere.
«Eravamo del tutto autonomi, non dipendevamo da nessuno. Questo è bene dirlo, adesso che sembra ci siano stati più resistenti che francesi!»
Alonso, cittadino onorario di Foix e Cavaliere della Legion d'Onore, finì la sua "carriera militare" nella sfortunata invasione della Val d'Aran, nel 1944.
«I nostri dirigenti non conoscevano la Spagna. Credevano fosse possibile un movimento come quello che aveva liberato la Francia».

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Cristino Garcia Granda, il liberatore dei Tre Dipartimenti(Gard, Lozère e Ardèche).A lui si deve l'incredibile vittoria de La Madeleine, quando 40 guerriglieri, in maggioranza spagnoli, sconfissero un intero reggimento germanico. Nato a Viodo (Gozón) nel mese di giugno 1913, partecipò all'insurrezione del 1934, ma fu durante la Guerra Civileche acquisì le sue capacità militari, prima in un'unità di dinamitardi, poi nella XI divisione Lister e infine, nel XIV Corpo di guerriglieri.
In Francia aveva formato un gruppo che poi si trasformò in quello dei ribelli della Lozère. Insieme a quello di Gard e Ardèche avrebbe poi costituito la 3.a Divisione della Resistenza.
Gli attacchi servivano a sabotare la produzione dei minerali provenienti dalla zona.
Una delle sue azioni fu la liberazione di centinaia di detenuti dal carcere di Nîmes.
Nell'agosto del 1944, gli Alleati sono sin Normandia e il primo esercito francese è appena sbarcato in Provenza. Cristino Garcia copre uno dei fianchi di quest'ultimo. Il suo obiettivo è quello di evitare che le truppe tedesche arrivino ad Anduze (la porta delle Cevennes) e da lì ad Alès.
Perciò si installa in Tornac e La Madeleine, uno stretto passo in cui schiera circa 40 guerriglieri, in maggioranza spagnoli. Fanno saltare in aria un ponte e si dispongono in semicerchio attorno al castello di Tornac ad attendere l'arrivo di una colonna di sessanta camion, tre cannoni e cinque blindati: circa 1.000, 1.500 uomini. Quando i tedeschi trovano il ponte distrutto, tentano di tornare indietro, ma una mina fa saltare la strada, mentre le mitragliatrici spazzano la colonna.
Per un paio di giorni, i tedeschi non sono in grado di lasciare la trappola.
I guerriglieri chiedono loro di arrendersi. Si succedono i negoziati.
Arrivano i cacciabombardieri alleati a martellare la colonna e i tedeschi gettano la spugna. Alla vista del gruppo di uomini cenciosi che li ha sconfitti, il colonnello tedesco, Nietzsche, si cosparge di benzina, si da fuoco e si spara un colpo!
Anche Cristino Garcia parteciperà all'impresa della Valle d'Aran. Poi, nel 1945, dopo la morte, a Madrid, di José Vitini, decide di portare la guerra al cuore del regime franchista, e nel mese di ottobre viene catturato insieme ad altri undici guerriglieri. Verrà fucilato poco dopo.

Mentre questi guerriglieri rendevano la vita impossibile alle truppe tedesche, un altro asturiano, Manuel Fernández Arias, nato nel 1919 vicino a Marentes in Ibias, si giocava la vita nella "Nueve", una delle compagnie della divisione Leclerc, composta
di repubblicani spagnoli, che fu la prima ad entrare a Parigi.
Prima di arrivare alla "Nueve", Fernandez era stato uno degli schiavi di Franco nei battaglioni di lavoro forzato. Si era fatto le ossa nella Legione Straniera che si era unita agli americani per contendere Tunisi al generale Rommel. Fu l'unica vera battaglia della sua vita, con combattimenti corpo a corpo, alla baionetta,lottando casa per casa, e tanti, tanti morti, buona parte dei quali, spagnoli.
Più tardi avrebbe abbandonato la Legione per arruolarsi nelle 2.a Divisione corazzata del generale Leclerc, nelle forze della Francia Libera, che comprendevano il battaglione spagnolo e la "Nueve", guidata dal leggendario capitano Dronne.
Dopo lo sbarco a Omaha Beach, partecipò ai feroci combattimenti di Aleçon ed Ecouché, in Normandía.
La 'Nueve' sarebbe entrata il 24 agosto 1944 a Parigi. Fernandez, ferito quel
giorno, avrebbe dovuto aspettare il giorno successivo per percorrere le strade della Città della Luce.

venerdì 27 novembre 2009

Billy 6

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Sempre dallo script di Gore Vidal, nel 1989, è stato tratto anche un film girato per la televisione americana, e interpretato da Val Kilmer. Distribuito in Italia col titolo "La vera storia di Billy the Kid", "Gore Vidal's Billy the Kid" (il titolo originale), è un buon prodotto, elegante e intelligente. Val Kilmer soprende nel riuscire ad essere simpatico, e il primo ad esser fatto fuori dal kid è Red West, notevole stunt-man, conosciuto per essere stato guardia del corpo di Elvis Presley.
Ci sono Billy the Kid assai peggiori, la fuori, da qualche parte!

giovedì 26 novembre 2009

Billy 5

large_left handed gun

Nasce da un errore, il capolavoro di Arthur Penn, "The Left-Handed Gun" (in italiano, "Furia Selvaggia") con Paul Newman nel ruolo di Billy the Kid! Nasce da un errore perché sembra che il Kid non fosse affatto mancino, e quell'immagine che ce lo consegnava con la pistola, al cinturone, sulla sinistra era ... un'immagine invertita durante la stampa! Non importa.
Da quell'errore e da un teledramma firmato Gore Vidal, del 1955, Penn trae un film che aprirà la strada a Peckinpah, ad Altman e ad altri. Film mancino fin dal titolo, Billy è opposto al resto del mondo (il diritto, la comunità, le istituzioni, le leggi). Billy è il film e il film è Billy!

mercoledì 25 novembre 2009

I figli di Lee Marvin

lee marvin

"Scommetto che sei un fan di Lee Marvin” dice Harvey Keitel a Michael Madsen nel film “Le iene” di Tarantino.
E credo che Michael Madsen potrebbe, con ogni diritto, essere un ... figlio di Lee Marvin! Altri figli di Lee Marvin, a quanto risulta, sembranno essere John Lurie, Tom Waits e Nick Cave, Iggy Pop, Josh Brolin e Neil Young. John Boorman è membro onorario della società segreta fondata dal regista Jim Jarmush e, per entrarci bisogna avere una struttura facciale per cui devi essere ritenuto credibile come "figlio di Lee Marvin". Non ci sono donne che ne fanno parte. Sembra che ci sia stato un problema con il figlio (vero) di Lee Marvin. Ne racconta lo stesso Jarmush in un'intervista, rilasciata nel giugno del 1992:

Sei mesi fa, Tom Waits era in un bar da qualche parte, tipo Sonoma County nel nord della California, e il barista gli fa: - "Tu sei Tom Waits, giusto? C'è un tale che vuole parlarti."
Tom viene fuori dall'angolo buio in cui sedeva e si avvicina al tipo che gli dice: -"Siediti! Voglio parlarti." Così, Tom, un po' aggressivo - "Di cosa cazzo vuoi parlarmi? Io non ti conosco." E il tipo dice: - "Cos'è questa stronzata a proposito dei figli di Lee Marvin?"
E Tom: "E' un'organizzazione segreta e non ho nessuna intenzione di parlarne."

A questo punto il tizio fa: "Non mi piace." Tom risponde: "Cosa te ne frega?"
E il tale: "Io sono il figlio di Lee Marvin" - e lo era realmente.

martedì 24 novembre 2009

Giorni da cani

pacino

"Sto rapinando una banca per il semplice motivo che qui tengono i soldi.
Ecco perché la sto rapinando!"

Sonny Wortzik / Al Pacino

lunedì 23 novembre 2009

Maghi



J.-E.R.-H. (1805 - 1871)

I.
Dal cartellone

La pesca miracolosa L'orologio pneumatico La vergine volante
La bottiglia inesauribile Il fantastico albero d'arancia e
La cartella magica: questa, un portafoglio piatto, giace
su due cavalletti in mezzo al palcoscenico, e il maestro
ne estrae: una serie d'incisioni, due cappelli da signora,
quattro colombe in volo, tre grosse pentole di rame, piene,
la prima di fagioli, la seconda d'acqua, la terza di fuoco,
una gabbia con uccelli canterini e un fanciullo assopito.

II.
Preparativi per uno spettacolo

Nel foyer del teatro d'Algeri, ghisa stucchi e sfarzi,
il Governatore, maresciallo Randon, attende in gran gala
i principi berberi, gli sceicchi del Kabili, i Bash Agas e i qadi.
L'ultima insurrezione è liquidata. I legionari li scortano:
coi mantelli rossi, in segno di sconfitta cosparsi di decorazioni,
gli indigeni appaiono, per vedere lo sciamano degli invasori.
Sono scomode e estranee le sedie. Regna profondo il silenzio.

III.
Una villa del Secondo Impero

Le porte s'aprono come mosse da mani spettrali, suonano campane,
sfavillano segnali luminosi, puntualmente un automata nutre i cavalli,
ogni mattina la sveglia accende un fiammifero: Meraviglie della tecnica.
Mediante un segreto relais il maestro fa avanzare o ritardare
gli orologi a suo piacere: Signore del tempo. I visitatori rimangono
di stucco. E' assai più facile ingannare un uomo perspicace
che non un ignorante. Il padrone di casa sbadiglia. La meccanica
di precisione forse non è che un ramo della psicologia. O viceversa.

IV.
Il discorso agli arabi

Io vi mostrerò che noi francesi siamo in ogni e qualunque cosa
assai superiori a voi e ai vostri maghi. La magia bianca
mi rende invulnerabile. Ciascuno di voi io so fare sparire.
E vi do ora una nuova prova del mio strraordinario potere,
mostrandovi come posso, se soltanto lo desidero,
derubare il più robusto tra voi delle sue forze. (Gli arabi
sorridevano sprezzanti). Vedi tu dunque questa cassetta,
grande appena quanto un libro? Se sei un uomo, sollevala.

V.
Dell'arte dell'inganno

Al Palais Royal vede l'anatra di Vaucannson, la smonta e scopre
il segreto della merda: un virtuoso smaschera un virtuoso.
Parigi intera invade il suo teatro. Les Soirées fantastiques.
I sogni di Hoffman acquistano concretezza e perdono l'incanto:
Trompe-l'oeil. A Buckingham Palace mostra alla regina
il suo scriba meccanico. Con calligrafia leggiadra
l'automa risponde alle domande di Victoria, e disegna,
messo alle strette, eleganti emblemi. Un gioco alla Touring,
ma sulle schede perforate vi sono delle tacche. La ragione
resta abbagliata dall'uso rigoroso della ragione. Indistinguibile
il progresso dell'inganno dall'inganno del progresso.
Il pubblico è in estasi, gli applausi non finiranno mai.

VI.
La macchina elettrizzante

Infine, esausto, ansante, rosso di rabbia, il selvaggio si rese
conto dell'efficacia della mia arte. Vedi, debole sei,
come una femmina! Furibondo si china una volta ancora sulla cassetta.
Le sue braccia subiscono un violento crampo, le gambe si rifiutano d'obbedire,
con un urlo di dolore cade in ginocchio:
a un mio cenno di mano l'apparecchio nascosto,
una macchina a induzione, gli ha affibbiato una scarica elettrica.
Il tutto si concluse con grande panico degli spettatori.
Mai il successo aveva empito di tanta felicità il mio cuore.


H.M. Enzensberger - Mausoleum -

domenica 22 novembre 2009

musica!



"Il business della musica è come una trincea di soldi, crudele e superficiale, un lungo corridoio di plastica dove ladri e protettori corrono liberi, e dove gli uomini buoni muoiono come cani.
Poi, oltre questo, c'è anche un aspetto negativo
".

Hunter S. Thompson

venerdì 20 novembre 2009

I conti col passato

MOLINA-INT

Anche Antonio Muñoz Molina va alla guerra!
Nel suo ultimo romanzo, "La notte dei tempi", ci mette quasi mille pagine di suo per raccontare la guerra civile spagnola e l'esilio, e ci regala il romanzo più ambizioso finora da lui scritto. Ignacio Abele, un architetto, e il suo amore impossibile, il suo orrore per gli eventi e la sua fuga verso gli Stati Uniti. Il protagonista, durante l'ultimo tratto del suo viaggio, dopo essere fuggito dalla Spagna, passato attraverso la Francia, ricorda la storia del suo amore clandestino con la donna della sua vita immersa nelle tensioni sociali e nella confusione che precedettero lo scoppio della guerra civile. Come una sorta di storia d'amore che ha luogo nell'anno precedente l'inizio della guerra, in cui si muovono personaggi reali (come Negrin, Moreno Villa o Bergamin) e personaggi di fantasia che, tutti insieme servono a tessere una trama collettiva, volta a contestualizzare la vicenda personale e individuale. Un coro di associazioni e suggerimenti che fanno da cassa di risonanza per tutta un'epoca. Una ricerca delle radici dell'odierna società spagnola, e non solo, dove, in una visione collettiva e corale del passato, si contrappongono e si affrontano la crudezza dell'odio sanguinoso e il bisogno personale di amare e di essere amati.

"Il 18 luglio 1936, la gente non pensava che stesse vivendo il primo giorno della guerra civile. Quando si leggono i giornali del tempo ci si rende conto di quanto ciò che chiamiamo "fatti storici" siano immersi nella confusione di un presente in cui molto più spesso si nota l'irrilevante, piuttosto che il decisivo ", ha commentato Muñoz Molina

Antonio Muñoz Molina
«La noche de los tiempos»
Seix Barral
960 páginas. 24,90 euros

giovedì 19 novembre 2009

Billy 4

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“Chi lo ha mandato qui?” – rivolgendosi ad un giornalista – “Io non ho mai fatto western! Solo film su chi ha ragione e chi ha torto nella vita. I western li hanno saputi fare solo Monte Helmann e Sergio Leone, si rivolga a loro.”

Sam Peckinpah

martedì 17 novembre 2009

Billy 3

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Quando realizza "Pat Garrett & Billy the Kid", Peckinpah ha ancora in mente una sceneggiatura che aveva già scritto, anni prima.
Tratta dal racconto di Charles Neider, "The Authentic Death of Henry Jones" (1956), avrebbe servito da trama per un film assai travagliato: quel "One-Eyed Jacks" (in italiano "I due volti della vendetta") che cominciò ad essere diretto da Kubrik e, invece, finì per essere l'unica prova di regia di Marlon Brando.
Curiosamente, il copione nacque da un adattamento della storia di Neider, fatto da Rod Serling (il creatore della serie TV "Ai confini della Realtà" - The Twilight Zone) e dato da finire a Peckinpah, dal produttore Frank P. Rosenberg, nel 1957.

lunedì 16 novembre 2009

Billy 2

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"Giù la testa", nel 1971, Sergio Leone avrebbe dovuto solamente produrlo, non dirigerlo. Ma gli attori non gradivano troppo la mano di Peter Bogdanovich, e così la storia prese un'altra piega e James Coburn poté irrompere, imbottito di dinamite a cavalcioni di una motocicletta, a sottolineare che "la rivoluzione non è un pranzo di gala"!
Più tardi, con Sam Peckimpah, avrebbe spiegato a Billy (Kristofferson) the Kid come tutto stesse cambiando nel vecchio west, coniugando una lucida analisi marxiana con la tristezza e il dolore per le amicizie tradite.
Nel "director's cut" di "Pat Garrett & Billy the Kid", si può vedere, all'inizio del film, la scena in cui Garrett, oramai invecchiato, viene ucciso da dei sicari. In un rigoroso bianco e nero, la sua caduta nella polvere è montata, in parallelo, con le galline - queste, a colori - usate come bersaglio da Billy e dalla sua banda.

venerdì 13 novembre 2009

Tycho



T.B. (1546-1601)

Dietro freddi, arroganti occhi giace, sotto la calva volta cranica,
questo pallido tessuto delicato, un impasto elettrico.
Capricci dell'evoluzione. Vedi ad esempio il narvalo. Ha due denti:
minuscolo l'uno, l'altro invece, sempre il sinistro, cresce a spirale,
cresce per metri e metri; solchi e nervature lo adornano,
attorcigliato a sinistra, sempre e soltanto a sinistra.

Lo scarabeo, l'unicorno, il mammut: pure chimere. Prendi altresì
questa belva rapace: il Gransignore, che tredicenne scrolla le spalle
a pernici, levrieri e cacce alla volpe; alla sua classe volge la schiena
e lo sguardo al sole, che si eclissa. Inquietudine, spleen,
lusso della precisione; attraverso l'Europa intera i suoi servi
gli portano un quadrante; dodici metri di diametro, quercia e ottone.

Si strofina il naso, mutilato in un duello scaturito
da controversie matematiche: un'artefatta protuberanza dorata.
Strofina le sue carni rossicce su una contadinotta: undici bastardi.
Non c'è tempo per l'amore. In sua vece, astratti bottini: il Sapere,
a tutti i costi. La notte di San Martino del 1572 brilla,
più viva di Venere (credetti di dover dubitare dei mie sensi).

BCas, la Stella Triconica. Una supernova, stavolta
capriccio del cosmo. Dunque anche le eterne sfere del cielo
mutano. Gli sciamani d'Europa interpretano l'infernale presagio:
Notti di San Bartolomeo, pestilenze, apocalissi. Egli invece
misura, preciso al minuto, calcola margini d'errore: De Stella Nova.
Una nuova chimera, costosa: radioriflettori, torsi di plasma,
Big Science. Sorge la nuova isola dei beati: Venere nell'Øresund,
bianche scogliere di Hveen, una Citera della scienza.
Stravaganze; cupole a bulbo, torri cilindriche, astrolabi,
sfarzosi meccanismi d'orologeria, antomati allegorici, tipografie.

Il solo colossale planetario costa cinquemila fiorini.
Il mammut invece si è estinto e gli unicorni non esistono più.
Il Re di Scozia banchetta coi dotti. In cantina i prigionieri
percuotono le sbarre di ferro: plebaglia!
sotto il tavolo rannicchiato il giullare, un nano che sbava verità:
il re sbraita, la Fenice dell'Astronomia tossicchia e, con lieve fruscio,
il meccanismo a orologeria tiene in moto la macchina del mondo.

Le cantine del Castello d'Uranieborg sono un'unica gabbia.
In vent'anni la testa d'uovo incide sul suo globo d'ottone
777 segni; ogni croce una stella fissa, ogni stella
un mezzadro vessato. Noia e megalomania. Un litigio
col sovrano e il divo lascia la Danimarca. Una carovana:
Nano, servi, bastardi e assistenti. Tavole planetarie.

Ma prima d'ogni cosa gli strumenti. Sono smontabili poiché
un Astronomo dev'essere cosmopolita; l'ignoranza dei re
impedisce loro infatti di apprezzarne appieno il valore.
Un visionario accoglie il visionario, Rodolfo di Praga.
Un fiume d'oro, un fiume d'ospiti, un manicomio
brulicante di ciarlatani, adulatori e alchimisti.

Col secolo nuovo giunge a Praga un plebeo, siede almanaccando
in fondo al tavolo. Uno screanzato, questo Keplero. Denaro
non ne ha, sestanti nemmeno, aggredisce il suo sire come un vane rabbioso,
ruga e ruba. Quello, bramoso fino all'ultimo alito
d'oro, carne e di sfarzo, giace in delirio; questo, oscuro e metodico,
va decifrando dati, va partorendo le sue inaudite equazioni,

e ottenebra la luce del morto, per sempre. Due mutanti.
Sapere, chimerizzando, senza sapere perché. Il tessuto grigio
scandisce l'evoluzione. Capricci delle proteine. Unicorni. Vedi
ad esempio il narvalo e quel suo dente. Azzardiamo spiegazioni
già fruste. Un'arma: ma contro cosa? uno strumento: ma
per che cosa? L'arnese di un rituale che non sappiamo.

- H.M. Enzensberger - Mausoleum -

mercoledì 11 novembre 2009

Varsavienne

ghetto

«Lusiek (Eliezer) Blones (1930-1943), il più piccolo dei fratelli Blones e il più giovane soldato dell’insurrezione, combatté nel gruppo del Bund. Fu ferito al labbro, non so come sia successo. Le prostitute di via Franciszkanska lo facevano mangiare delicatamente con l’imbuto».

da - Marek Edelman, "C’era l’amore nel ghetto", Sellerio -

martedì 10 novembre 2009

Una casa in fondo al mare



Dioniso, il "dio-altro", il "dio-estraneo", il "dio-straniero". Non fa parte del consesso olimpico, perché forse è venuto da lontano, dal di fuori. Alcuni pescatori di Lesbo, trovarono una maschera di legno in fondo al mare. Una maschera che era, al tempo stesso, "presenza" perché considerata manidestazione di Dioniso, ma anche "assenza" per le sue orbite vuote. Aspetta di essere indossata da qualcuno che diventerà altro da sé, pur rimanendo sé stesso.

lunedì 9 novembre 2009

Non si sa mai



Niente croci, a Fort Summer nel Texas, sulla tomba di Billy the Kid (nato Henry McCarty, o forse William Bonney, oppure il nome era Antrim, chissà ...).
Niente croci per il ragazzo forse nato sotto il cielo d'Irlanda e arrivato da New York fino e oltre le Montagne Rocciose. Passato per camere in affitto, retrobottega di lavanderie cinesi, snodi ferroviari. Cresciuto a piccoli furti di formaggi negli empori, poi carri bestiame e mandrie.
Quel fabbro, a Fort Grant, in Arizona, non avrebbe dovuto spintonarlo e buttarlo in terra, e farlo entrare nella leggenda!
Giustiziere o assassino, bandito o perseguitato che fosse, nella sanguinosa guerra fra mandriani, agricolotori, commercianti e possidenti terrieri, sarebbe divenuto il capo dei "Regulators".
Si cominciò a dire che era messicano: parlava lo spagnolo. Perse la sua guerra, insieme ai più deboli, ai messicani e ai nativi. Rinchiuso nel carcere, in attesa dell'esecuzione per impiccagione, doveva pagare la sconfitta. Pare che, invece, fossero le guardie a pagare. Evase, forse, e continuò ad andare in giro, ad alimentare la leggenda.
C'era già chi millantava che avrebbe ucciso Billy the Kid. E moriva!
Si dice che un ex-amico, convertito in sceriffo, gli desse un appuntamento, e lo uccidesse, forse ...
E così, senza croci, un cadavere venne sepolto, in attesa che il Kid risorgesse - almeno tre volte - qualche anno dopo, per andare a raccontare che la morte era un'invenzione, un piano orchestrato fra il Kid e Pat Garret per incassare i soldi della biografia. Chissà.
Fatto sta che attorno alla tomba è stata costruita una gabbia di ferro. Una tomba prigione!
Non si sa mai, si vede.

venerdì 6 novembre 2009

Sigle



"Quanto al presente, per chi ha in testa (e nell'anima) il Novecento, resta una forte impressione di straniamento: la mattina di domenica 22 luglio 2001, alla stazione di Torino Porta Nuova arrivavano da Genova i giovani che avevano partecipato alle manifestazioni contro il G8 e partivano i giovani che avevano assistito al concerto degli U2; erano migliaia da una parte e dall'altra, sapevano gli uni degli altri, si sono incrociati, si sono guardati, non si sono parlati."


- Giovanni De Luna - Le ragioni di un decennio (1969-1979, Militanza, violenza, sconfitta, memoria) - Feltrinelli 2009 - 17 euri.

giovedì 5 novembre 2009

Strade di mattoni gialli



Nonostante l'onnipotenza del "web", a volte le notizie arrivano con colpevole ritardo. Così, della morte di Stuart Kaminsky, avvenuta il dieci ottobre scorso, l'ho saputo solo in questi giorni. E, fattomi due conti in tasca, ho dovuto riconosciuto che il creatore di Toby Peters, un paio di righe le meritava. Eccome!
Sono passati un sacco di anni, da quando lo scoprii sui gialli mondadori. E quasi tutti i suoi libri che ho amato, da "Una pallottola per Erroll Flynn" fino a "L'uomo che uccise Lewis Vance", passando per "La strada di mattoni gialli", sono quasi tutti introvabili al di fuori delle bancarelle dell'usato.
Peccato, meriterebbero una miglior sorte e diffusione. Ma veniamo a Toby Peters.
Toby Peters, ex poliziotto dell’LAPD, ex buttafuori ed ex responsabile della sicurezza per conto della “Warner Brothers”, si guadagna da vivere come investigatore privato risolvendo casi di quart’ordine. Per risparmiare sulle spese, ha per ufficio una stanza in sub-affitto nello studio di un’improbabile dentista.
Tutte le sue storie si svolgono negli anni d'oro di Hollywood e i personaggi che gli si muovono intorno hanno spesso le fattezze delle star del cinema di quegli anni.
Romanzo brevi, ben scritti (anche attraverso un recupero del lessico tipico dell’hard boiled delle origini), surreali, politicamente scorretti come lo si poteva essere solo negli anni '40 e '50, follemente ironici. Buona parte del loro fascino trae origine da una sorta di dimensione meta-narrattiva e dal riutilizzo, in funzione d’omaggio, di modi, toni, personaggi, situazioni, soluzioni narrative ed escamotages tipici del noir degli albori.
Dopo, verrò a sapere che Kaminsky ha fatto altre cose. Ha creato altri personaggi, altrettanto degni di nota, come l’ispettore Rostnikov della polizia di Mosca e Lew Fonseca.
Ha collaborato con registi come Sergio Leone (per "C'era una volta in America") e come Don Siegel ("Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo"). Ha scritto una serie di romanzi ispirati alla serie televisiva C.S.I. E, soprattutto, ha pubblicato un saggio imprescindibile sul cinema di genere, "Generi Cinematografici Americani (American Film Genres)", Pratiche Editore, 1997.
Ma nel mio cuore rimane Toby Peters, pazzo e stralunato, come la prosa che lo accompagna per la sau strada, per le sue avventure.

“L’ascensore si fermò al nono piano con un cigolio. Decisi che avrei messo il mio uomo alle strette con qualcosa di molto vicino alla verità. Magari l’avrei fatto arrabbiare al punto che si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa. Non riuscivo a immaginare la scena di me che usavo la forza contro un nano, ma probabilmente ne sarei stato capace. Forse sarei riuscito a spingerlo a farmi arrabbiare quanto bastava.”
da - Stuart Kaminsky, "La strada di mattoni gialli" Gialli Mondadori
poi in
Stuart Kaminsky, Assassinio sul sentiero dorato, Einaudi, Torino 2005

mercoledì 4 novembre 2009

Gabbiani bianchi su sfondo nero



Etienne-Jules Marey (1830-1904)

La sua droga erano i fatti. Sempre corretto,
figlio di vinaio della Còte d'Or, corpulento,
positivista in colletto duro e pincenez,
abbottonato guata, immobile,
da dietro il suo arnese ogni moto, a caccia
della fuggevole preda: il linguaggio
dei fenomeni stessi, un fantasma. In Rue
de l'Ancienne Comédie stavolta lo spettacolo è nuovo.

Il professore affitta palcoscenico, sala, guardaroba,
ripostigli frettolosamente addobbati: il salottino
con il pianoforte, l'officina meccanica e finanche
(raggiungibili da scalette a chiocciola) studio,
letto e archivio. Resta una vasta superficie libera,
la pista lustrata e fiammante, sulla quale,
innanzi a drappi neri e bianchi, sui dondoli,
dai cavi, alla luce artificiale, si esibiscono i fatti.

La colomba fissata a un'asta della giostra
vola da sola o vien fatta volare? La traccia
del suo ondeggiare è invisibile; pur l'insegue,
pneumaticamente guidata tra una farragine
di tubi e di tamburi, una matita d'acciaio;
grezza zigrina la carta nerofumata.
Ciò che lì scrive e disegna e da sé si misura,
non è che un'allucinazione, denominata «natura».

Campioni di matematica eleganza, rapporti
tra frequenza e tono muscolare, tra temperatura
e pressione: ondulazioni, oscillazioni, salti.
Ogni variabile della locomozione: La macchina animale.
Nell'aria e nell'acqua. L'anguilla, il pianista,
i molluschi, il cuoew di salamandra: la trattrice,
la cissoide; curve chiuse e secanti, linee di rigurgito;
vortici, traiettorie, diagrammi ... Insomma, «il mondo»

è un'illusione ottica: nulla vediamo «così com'è»
e ciò che a noi si mostra, in realtà si cela.
Sempre più sottili le trappole, più astratte le armi,
più ingegnosi gli strumenti. Il fisiologo mira
con la mitragliatrice fotografica:
sedici volte al minuto si apre il diaframma,
e sulo sfondo del sipario nero il gabbiano bianco
lascia un'immensurata luminescente immagine.

Maneggia, progetta, costruisce la prima cinepresa
del mondo. Non perché vuol filmare: perché vuole vedere.
Sui Champs-Elysées un uomo smonta dal sellino
della sua bicicletta: nessuno sa in che modo.
Solo il rallentatore lo mostra. Quindi lui lo inventa.
Il suo teatro si riempie di astrofisici, dottori,
luminari delle scienze. (Laggiù in fondo alla sala,
inosservato, siede un certo Edison, capitalista).

Per studiare un insetto,debbo costruire insetti.
E lo scienziato diventa demiurgo: falsifica
cuori astratti, uccelli elicodinamici, macchine
che respirano. Attraverso il parque cerato
striscia il facsimile di un serpente. Il volo del laro
lo foggia nel bronzo. Che animale fantastico:
un aleggiare quadridimensionale, un moto coagulato,
un arresto scorrevole. Il tempo, reso afferrabile.

Zanni, nelle cui mani le cose diventano artefatti,
idolatra della scienza dello sfruttamento, agnello
di candore, pioniere del terrore taylorista,
inavvertito avo di Hollywood, accidentalmente
artista, inventore suo malgrado, Mallarmé
per isbaglio, genio della riproduzione: Immobile
ci scruta l'occhio del Grande Osservatore,
violaceo, un'iride cieca di bromuro d'argento.


H.M. Enzensberger - Mausoleum -

martedì 3 novembre 2009

poeti



"La forma della poesia è stata
rovinata da troppe mani caritatevoli
Ecco perché non riesco più a scriverne
non reggo la compagnia"

- Leonard Cohen -

lunedì 2 novembre 2009

mafia



(...) Un giorno, nel '49, il boss dell'Agrigentino Nicola - Nick - Gentile, un signore di una sessantina d'anni, di un'ironia che è quella che si ritrova nei mie romanzi, un assassino, - mi disse: « Vedesse, dottoreddro, se vossia è armato e io sono davanti a vossia disarmato, e vossia tira fuori una pistola e mi dice, "Nicola, inginocchiati", mi inginocchio. Ma vossia non è mafioso. Vossia è solo uno stronzo con una pistola in mano. Mettiamo conto a riversa. Io vengo da lei disarmato. E lei è armato. E io le dico "Don Nenè, si deve inginocchiare", lei mi chiede "perché"?, io le spiego le ragioni, la convinco, e lei si inginocchia. Con una pistola in mano tutti siamo bravi, ma i mafiosi sono un'altra cosa ».(...) «Se a iddo io gli sparo è perché non l'ho convinto, sconfitta mia è, e non sua ».

( - Andrea Camilleri: la mia Sicilia - )