lunedì 21 settembre 2009

Cinema!



G.M. (1861-1938)

Si alza il sipario. Egli batte le mani. Il palcoscenico è vuoto.
Robert-Houdin è morto da tempo. Nel sottopalco del teatro
al Passage de l'Opéra la polvere gronda dalle macchine magiche.
Esausta è La bottiglia inesauribile. Il pipistrello rivelatore tace.
Sbadigliando Parigi abbandona Le Fantastiche Illusioni. Il cranio
chirurgo viene fischiato. Il sogno di un astronomo non fa più cassetta.
La testa amputata è un fiasco. Il baraccone è piombato nel buio.
Il maestro sbigottisce, ha un'idea.

Batte le mani. Un padiglione di cristallo si dispiega
come manovrato da spiriti, a Montreuil. Una serra. Un serraglio.
Lampioni svettano dal parquet. Faticano i paranchi.
Serrande salgono e scendono. Su cavalletti e treppiedi
si muovono latte, lenti e manovelle. Sventolano drappi.
Sbatacchiano i ciak.
Un intero atelier germoglia e si ramifica in camere oscure,
scenari, modelli, quinte, costumi: un macchinario che produce
prodigi, una fabbrica che genera spiriti.
Facciamo pressappoco lo stesso mestiere, dice Apollinaire.
Il maestro addobba e inchioda e inchiostra. Gira e stira.
E inquadra e inguaina. E intonaca. E intona. E sviluppa.

E martella, miscela, stampa, taglia e fa tutto da sé e risponde: Io
sono nel contempo intellettuale e manuale. Suona sette parti,
un'orchestra intera in un sol uomo. E batte le mani.
Lo schermo si oscura. La celluloide traballa e sobbalza.
Egli è il primo, sempre il primo.
Il proiettore gira. Un'automobile appare, sosta e si tramuta
in in carro funebre- Quattro bianchi clowns si tramutano
in un negro gigantesco.
Con ritmo frenetico tutto si tramuta in tutt'altro. Poi esplode.
Poi espande in mille pezzi. Il film è finito. Il cinema comincia.
I Canti di Maldoror guizzano sulla parete bianca. Sul soffitto
passeggiano degli eruditi. Orologi sputano demoni.
Un fumatore d'oppio sogna.
Dagli ombrelli scaturiscono damigelle. Gulliver cresce e si contrae.
La prima reclam esalta la senape Burnibus.

Da una valigia, che esce da una valigia, escono innumerevoli valigie.
Tutti i disastri del progresso sfrecciano innanzi sotto forma d'incubo,
di gag, di sortilegio. Il Maestro batte le mani. E' ora di accendere le luci.
E' lui che ha inventato tutto. L'arresto. La dissolvenza. Il copione.
L'esposizione doppia. La presa in combinazione. La dissolvenza incrociata.
Lo studio.
Il mare delle sue invenzioni lo sommerge, fosforescente,
in bianco e nero. Fanciulle dipinte a mano dipingono con esili pennelli
l'immagine.
Ciò che vedete è il primo film a colori.

Egli batte le mani. E contraffà il non-ancora-accaduto:
L'esplosione dell'incrociatore Maine nel porto di Havana. Il processo Dreyfuss.
L'esplosione del monte Pelé e L'inconorazione di Edoardo VII d'Inghilterra.
Il produttore aggiusta la storia nel teatro di posa. Tutto molto più bello,
più giusto, più esatto e più autentico del vero! Un demiurgo, dicono,
un mago, un'alchimista della luce! Sarà. Eppure non ne ha certo l'aria,
piuttosto, col pizzetto l'embonpoint e i mustacchi, pelato e gioviale,
pare un ammaestratore di pulci.

Egli batte le mani. Già tutto il marchingegno tracolla.
I film s'incendiano. Le macchine cadono a pezzi. La rovina è prossima.
Gli scenari corrono all'immondezzaio. Una frana di fuliggine seppellisce l'inventore.
Un rullo compressore lo stende sul selciato. Che tragedia.
Passano dieci anni.
In un chiosco della Gare Montparnasse siede un vecchissimo signore.
Giocattoli vende, bonbons e piccole trombette. Batte le mani.
Nessuno si ricorda. Nulla accade. E' questo il suo ultimo trucco.
Poi d'improvviso è scomparso.

H.M. ENZENSBERGER - Mausoleum -

Nessun commento: