venerdì 24 luglio 2009

Varsovienne



F.C. (1810-1849)

Un bambino allegro; questo ci consta. In provincia a quei tempi
i castelli erano ancora tutti di legno. Nella capitale
l'acciottolato tutto intoppi e inciampi. Le sere erano quiete.
Torce, fiaccole e lanterne.

Mi rimpinzano come fossi un cavallo. Nondimeno lo zar
gli regala un diamante. Scarseggiano per altro i ricordi
di quegli anni: qualche biglietto, fiocco e violetta pressata
contro il cristallo della vetrina, souvenir di Varsavia.

Il viaggio in occidente tira per le lunghe. Copiate sono
le mie partiture, orlati i miei fazzoletti. Parigi
ha ciottoli a sufficienza per quattromila barricate.
Le diligenze non sono puntuali. E' un anno di sangue.

Eppure tutto esaurito nei teatri. Corone d'alloro, banchetti.
Tutto ciò che sinora ho veduto mi pare insopportabilmente antiquato.
Ricevimenti dai Rotschild e dai Radziwill. Il suo tocco discreto
sino all'estinguimento: i martelletti sfiorano appena le corde,
dice Berlioz.

Nel Passage du Panorama crepitano le lucerne a gas. E' lì
che s'incontrano due emigranti. Al grande Salone d'Autunno
nella capitale del secolo decimonono fa la sua apparizione
un filosofo di Berlino. Si discute di moda. Come siamo grandi

e poetici nelle nostre scarpe di vernice e nelle nostre cravatte.
E' forse una citazione? Colazione al Café Anglais. Le rendigotes di Dautremont:
color malva. La biancheria puro batista. L'incarnato quasi trasparente.
Congedandosi B. dice: La forza decisiva

è quella della mano sinistra (1). Ma cos'è una forza decisiva?
Le ammiratrici: ochette colte, alta nobiltà. Sulla sua vita privata
sarebbe eccessivo ogni commento. Sono disadattato ai concerti. L'alito
del pubblico mi soffoca. Lavoratore minuzioso. Legittimista. Dandy.

Diffida d'ogni lode. Si paragona a un cipresso. Il pianoforte
è un secondo me stesso. I critici vedono "progressi".
Si atteggia a timido e scontroso, parla di mera tecnica.
Eppure per la barcarola prescrive voce sfogato: libero e spregiudicato.

Le duchesse dicono: è incantevole quel suo tossire. Una spossatezza
che difficilmente si spiega. Bagni a Enghien. Irritabilità.
Nella laringe la morte agguata. La prima emorragia,
la rivoluzione di febbraio: il mio concerto dovette cancellarsi.

In sua vece un viaggio in Inghilterra. Suona per la regina.
Il prato è gradevole, ma quell'olezzo di carbone!
(Manca d'impegno). L'economia dei suoi lavori:
cannoni sommersi dai fiori - sommersi, o seppelliti?

Sente dolore, chiede il medico. (Vista sulla Place Vendòme).
Risposta: Non più. Di una cattiva coscienza
egli non era dotato. La mano sinistra era buona.
L'implacabile foga con cui, vita natural durante,

perteggiò per il superfluo, difficilmente si spiega.

- H.M. Enzensberger - Mausoleum -

Nota: (1) "Tutti i colpi decisivi saranno condotti con la mano sinistra", osservò Walter Benjamin (indicato nel testo come B.) nel suo scritto "Senso Unico" (Berlin 1928). Il duplice significato della parola "Schlag" (colpo/tocco) non può essere reso in italiano.

giovedì 23 luglio 2009

banalità di base



"Trovo che ognuno si accosti al romanzo a seconda del proprio interesse particolare: il medico cerca una malattia, il pastore un sermone, il povero i soldi ed il ricco una giustificazione; e se trova quel che vuole, o almeno quanto è in grado di riconoscere, riterrà l'opera in questione ottima."

- Flannery O'Connor -

mercoledì 22 luglio 2009

Interpreti ed Epigoni



Di fronte alla curiosità di un colto viaggiatore occidentale, il governatore dell’isola di Glubbdubdrib non lesina certo i propri servigi. Sua Eccellenza ha la capacità di evocare lo spirito di qualsiasi persona defunta a cui si voglia porre qualche domanda. Dopo aver caldamente ringraziato Sua Altezza, il signor Lemuel Gulliver chiede di poter incontrare alcuni sommi poeti e filosofi del passato. Compaiono allora Omero e Aristotele, ciascuno alla testa dei rispettivi interpreti e commentatori: uno stuolo così tanto numeroso da non trovar praticamente posto nella scena negromantica superbamente disegnata da Jonathan Swift.
La cosa più curiosa è la completa estraneità, da parte dei due grandi, al nutrito gruppo di dotti e sapienti che li seguono, e di cui non avevano mai sentito parlare. Molti di loro, inoltre, avevano ormai preso la decisione di risiedere, negli Inferi, nella zona più lontana da quella abitata dai loro maestri, per un senso di colpa e di vergogna dovuto all' aver stravolto completamente il loro messaggio.

martedì 21 luglio 2009

un giorno dopo



Il significato dei fatti di luglio

di Danilo Montaldi

[…] I fatti di luglio sono stati giudicati da buona parte della stampa nazionale come “un tentativo rivoluzionario da parte di teddy-boys e di masse esasperate” e questa opinione è stata ripresa anche da certi “uomini di sinistra” preoccupati che non venisse loro attribuita la responsabilità degli avvenimenti, dato che veniva orchestrata la campagna come se si fosse trattato di un tentativo di colpo di Stato comunista.
I fatti di luglio non sono stati “un tentativo rivoluzionario”; sono stati un’azione di difesa, ma svoltasi questa volta su un piano di classe. A Genova i giovani, i lavoratori, hanno inteso difendersi con i propri mezzi, con i propri metodi, non hanno questa volta delegato nessuno, hanno applaudito i discorsi dei dirigenti politici quando questi hanno parlato di lotta; ma nello stesso tempo non hanno aspettato che arrivasse l’ordine dall’alto (che non sarebbe arrivato, come non è arrivato); hanno stabilito nell’azione una propria, profonda unità; e hanno tratto, infine, un insegnamento dall’azione condotta.
Si è parlato quindi di teddy-boys e di masse esasperate. Ma anche questo è un giudizio interessato. I ragazzi di Genova che hanno bruciato le camionette della Celere erano dei giovani che sanno quello che fanno; sono operai e studenti che hanno maturato un profondo disprezzo nei confronti del potere che grava su ogni momento della loro vita di giovani.
I fatti di luglio sono la prima manifestazione di classe della nuova generazione cresciuta nel clima del dopoguerra: da parte della classe dirigente non sono stati risparmiati mezzi perché i giovani rimanessero imbrigliati nel sistema, ma i fatti di luglio hanno dimostrato che i giovani rifiutano questo sistema.
Sempre, da parte borghese e opportunista, quando avvengono fatti di piazza si parla di “masse esasperate”. I borghesi per ovvie ragioni; e gli opportunisti lo fanno per semplificare, così, il problema, e per dimostrare che senza la loro guida illuminata non si risolve niente. Ma i lavoratori, se sono di qualcosa “esasperati” è di sentirsi trattati nel lavoro, nella vita pubblica, nei partiti, nei sindacati, come gente che va costantemente guidata. Questa volta hanno voluto guidare loro stessi la lotta e l’hanno portata sul proprio piano, di classe.
Si sono mossi i lavoratori della Liguria, dell’Emilia, del Piemonte, i lavoratori dell’area cosiddetta evoluta del Paese, dove ugualmente il potere borghese non si è risparmiato in 15 anni per intralciare l’urto di classe del proletariato; entro quest’area il livello di vita dei lavoratori, grazie alle lotte passate, è piuttosto elevato nei confronti del resto [del territorio] nazionale, ed è in quest’area che viene praticata la politica del neocapitalismo tendente a risolvere la lotta di classe in termini di consumo e di benessere. Entro quest’area ci sono isole “privilegiate” dove tale politica ha funzionato per anni; tuttavia è stato proprio da quelle isole che è partita la risposta di piazza. Non erano lavoratori, quelli scesi contro la polizia nelle giornate tra giugno e luglio, esasperati dalla fame e dalla miseria; non erano lavoratori in preda all’elementare bisogno del pane; sono operai industriali, cui il lavoro non manca, i quali hanno dimostrato che quando cessa la fame e la miseria non cessano i motivi per mettersi contro l’attuale società, le classi che la governano, e la polizia che la difende.
Situata dunque su questo terreno, la difesa dei lavoratori e dei giovani che ha avuto inizio da Genova è stata in Italia la manifestazione politica più notevole degli ultimi anni proprio per le modalità nelle quali si è svolta e per le qualità classiste dei suoi protagonisti: i lavoratori delle zone industriali.
Ai fatti di luglio la borghesia nazionale, che già cantava da anni vittoria contro una classe operaia che si sarebbe appagata di alti salari, frigoriferi e ferie pagate, ai fatti di luglio la “generosa” borghesia nazionale ha reagito facendo sparare sui lavoratori. Ai fatti di luglio gli opportunisti, che in nome del “progresso raggiunto” escludevano che si potesse ancora ricorrere all’agitazione di piazza e cercavano di convincere tutti che soltanto in Parlamento possono essere condotte azioni efficaci, ai fatti di luglio gli opportunisti hanno reagito cercando di diminuire la portata degli avvenimenti affinché non gliene venisse attribuita la responsabilità.
Nei fatti di luglio i lavoratori, i quali sanno perfettamente che non si dà alcun progresso reale senza il loro diretto intervento sul terreno sociale, i lavoratori hanno detto no non soltanto al potere borghese ma anche agli opportunisti: a Genova è stata capovolta anche l’automobile della Camera del Lavoro dalla quale si lanciavano appelli perché l’azione venisse fermata, a Roma un burocrate del PCI che faceva opera crumira di “convincimento” ne è uscito con la testa rotta, altrove si sono verificati scontri tra lavoratori e sindacalisti che volevano rimandare tutti a casa, dovunque l’interessata indecisione dei partiti di sinistra e del sindacato è stata criticata dai lavoratori e dai giovani.
Di tutti questi fatti va condotta un’analisi che possa liberarne l’interno significato politico.

[da “Quaderni di unità proletaria”, Cremona, 1960]

domenica 19 luglio 2009

catastrofi



T.R.M. (1766 - 1834)

Chi non mangia da molto tempo, è troppo debole, per parlare,
fruga fra i rifiuti, non poeta. Ciò che sappiamo della fame,
proviene dalla bocca dei sazi; quindi, molto non è.

Mai fu uomo più lieto: d'estate barca a remi, d'inverno
coi pattini sullo stagno paesano. In cinquant'anni
mai una sola volta lo vidi perdere la calma.

Paffuto, indolente, contraddisse con voce ferma la felicità.
La sua felicità? La felicità. Non era più un'idea nuova
in Europa: guerre non ve ne saranno più, niente crimini, niente
giurisdizione, niente governi; inoltre non vi sarà né malattia né dolore,
né malinconia né rancore. Risposta: quella padronanza sul mio intelletto,
che mi avrebbe consentito, senza evidenza alcuna, di credere in ciò che desideravo,
non l'ho mai raggiunta. (Saggio sul Principio della Popolazione
in riferimento a ogni futuro miglioramento della Società
con alcune note circa la Speculazione dei Signori Godwin e Condorcet).

Dolce di carattere, tenero di cuore. Genio e sregolatezza non erano cosa sua.
Viveva onestamente della sua sinecura, ma il trattato di Süssmilch
Dell'Ordine Divino nelle Trasformazioni del Genere Umano
non lo tranquillizzò. Prese a compulsare annuari statistici,
abbandonò la canonica, partì per la Russia e altre destinazioni.
Tutta l'Europa atterrì al risultato. Monotone affermazioni:
questa infinita sequela di comuni malattie ed epidemie,
di carestie, pestilenze, sommosse e cataclismi.

Il pastore delle anime pie di Albury s'infervora e si sdegna
dei godimenti lussuriosi, degli artifici contro natura,
delle passioni perverse; eppure il suo trattato è il primo a calcolare
la naturale violenza insita negli uteri e nei testicoli,
così come il fisico studia velocità e portata di un proiettile
in ambienti di diversa densità: tutto ciò
è necessariamente così e non muterà mai.

Svergognato sicofante della classe al potere, ignominiosa,
infame dottrina, cinismo, orrida blasfemia: facile a dirsi,
ma oggi come allora il tempo di duplicazione
si aggira sui trent'anni, oggi come allora vale: P(t) = P_0e^{rt}.

Ammettiamo pure che i suoi calcoli fossero troppo approssimativi. Una cosa
però sapeva: tutto cresce, aumenta, sempre più. Anche la crescita cresce,
anche la fame cresce, anche la paura. Con le sue gote rosate sedeva,
fregandosi le mani, davanti alla sua tazza di tè, facendosi porgere i suoi muffins

da una rosea signora, sempre la stessa, che egli, modesto e ritroso,
amava una volta al mese: un impavido cuor di coniglio,
un simulatore che, per un'intera vita, finse di esser sano.
Tra i profeti della catastrofe, mai fu uomo più lieto.

H.M. Enzensberger - Mausoleum -

giovedì 16 luglio 2009

Gli anni di dicembre



Kris Kristofferson celebra gli "anni decembrini"
(da Randy Lewis - Los Angeles Times)

HOLLYWOOD - Buoni spiriti riverberano attraverso la sala dello studio di registrazione di West Los Angeles, dove Kris Kristofferson è al lavoro sul suo nuovo album insieme al produttore Don Was. Sono in piedi proprio dietro l'ingegnere Krish Sharma, che è seduto al suo posto davanti ad un mixer di 12 piedi di lunghezza.
C'è serietà di intenti, come una sorta di missione, dietro la conversazione conviviale, battute spensierate ed abbondanti storie di vita sulla strada di uno dei più rispettati cantautori degli ultimi cinquant'anni. Le battute rimbalzano per la stanza senza però distrarre dal potere della canzone su cui stanno lavorando, "Closer to the Bone", una celebrazione della vita quando si arriva in quel periodo in cui ogni momento diventa prezioso.
Come le altre canzoni del suo prossimo album, "Starlight and Stone", ha un arrangiamento scarno costruito sulla voce rauca del texano, un'armonica ansimante e finger-picking sparsi dalla sua chitarra acustica. Le uniche aggiunte sono un colorato mandolino suonato dal vecchio amico di Kristofferson, Stephen Bruton, il basso suonato da Was e le abili percussioni di Jim Keltner che segnano il ritmo.
Stanno chiudendo sul mix finale di questo brano; altri aspettano di apportare qualsiasi tocco strumentale il team decida, per meglio integrare i semplici versi di Kristofferson e le melodie da vecchia scuola country.

"Il trucco", dice Was, con le sue trecce color caffé che gli ricadono sulle spalle da sotto il cappello, "è quello di trovare qualcosa che possa definire il brano, piuttosto che riempire ogni spazio. ... Nell'era digitale, è possibile disporre di 300 tracce, e la tentazione è quella di utilizzarle tutte."
Ma non oggi. Non con questa canzone. Non per questo artista, la cui voce burbera diffonde dal monitor di studio:

"Coming from the heartbeat"

"Nothing but the truth now"

"Everything is sweeter"

"Closer to the bone"

Kristofferson e Was, che ha anche collaborato nel 2006 a "This Old Road" (il suo primo album in studio di canzoni inedite, dopo 11 anni), si sforzano di trovare un suono che corrisponda alle emozioni espresse nel nuovo materiale, la cui uscita è prevista per la fine dell'estate .

La canzone ci riporta a quella che è la forma mentis di Kristofferson dal 1972. E 'stato per molto tempo una voce singolare della musica americana, scrivendo centinaia di canzoni, negli ultimi cinquant'anni, molte delle quali sono state registrate più volte da altri artisti: “Sunday Morning Coming Down,” “For the Good Times,” “Help Me Make It Through the Night,” “Me and Bobby McGee,” “Why Me” and “Loving Her Was Easier (Than Anything I’ll Ever Do Again).”
Le sue canzoni hanno restituito l'immagine dei veloci cambiamenti sociali e dei costumi sessuali degli anni'60 con una raffinatezza e con un'onestà che Nashville non aveva mai conosciuto prima - e che conosce raramente anche oggi. "I miei cantanti country preferiti sono gli stessi che ho sempre amato: Willie e Merle e John Prine. ... E non possono certamente essere identificati con quello che sento nelle classifiche di musica country "dice Kristofferson.
L'establishment dapprima cercò di resistere, ma Johnny Cash riuscì ad aprirgli le porte, incidendo e portando al successo “Sunday Morning Coming Down”, prima, e poi introducendo il giovane cantautore ad una audience nazionale per mezzo del proprio show TV.
A modo loro, Kristofferson e Was si stanno muovendo su un percorso parallelo a quello che Cash prese nell'ultimo periodo della sua vita insieme al produttore Rick Rubin, abbandonando la produzione elaborata, tipica delle major.
"Qualche anno fa, dopo che Kris aveva suonato al festival "South by Southwest", a d Austin", racconta Was durante una pausa ", ha cominciato a fare concerti live da solo, e quando l'ho visto, ho pensato, 'Questo è il modo giusto di fare, invece di stare nascosti dietro un sacco di grande produzione. 'E' così che abbiamo fatto l'ultimo album. Il modo in cui egli suona e canta le sue canzoni la prima volta, solo lui e la chitarra, tende ad essere il più vicino possibile all'incisione finale."
Kristofferson ha trovato liberatorio, sebbene intimito, uscire fuori dal conforto della sua scena musicale. "Ho portato in giro una band per circa 30 anni", spiega. "Suonare da solo significa che posso fare un errore, senza causare un disastro totale."
Questo approccio più intimo consente a Kristofferson di portare le cose al punto in cui gli piace di più: il più vicino all'osso.

"Ain’t it kinda funny"

"Ain’t it just the way, though"

"Ain’t you getting better"

"Running out of time"


Quella del "tempo che è finito" non è certo l'immagine proiettata da Kristofferson, che dimostra forse tre quinti della sua età. E' agile, dotato di una risata calorosa e rimane sempre una bella stella del cinema - sembra ridicolo ma è così - con i suoi capelli sale e pepe e la barba un po' trasandata. Colui che è stato, una volta, Guanto d'Oro per il pugilato è ancora fisicamente in forma nella sua giacca di denim nero sbiadito indossato sopra una T-shirt e jeans, nelle cui tasche infila continuamente le mani.
Le considerazioni sulla durata limitata della vita, emergono regolarmente, nella conversazione e nelle nuove canzoni. Quando Bruton, un collega texano di una dozzina di anni più giovane di Kristofferson, compare ad una certa ora, cammina nello studio con l'aiuto di un bastone. Ha subito diversi cicli di chemioterapia per il cancro alla gola dal 2007. All'inizio di quest'anno, ha avuto un attacco particolarmente forte, da cui è tornato indietro, sebbene più lentamente di quanto avrebbe voluto.

"Quanti anni avevi quando hai cominciato a suonare con me?" Chiede Kristofferson.
"Venti", risposte Bruton, che adesso ne ha sessanta.
"Eri il ragazzino del gruppo" dice Kristofferson.
"La cosa divertente è", aggiunge Bruton, "che lo sono tuttora. Anche se non mi piace".

A un certo punto, i medici hanno detto a Bruton che la sua possibilità di sopravvivere più a lungo erano piuttosto scarse. In questo giorno, Bruton è felice di essere di nuovo in uno studio, con una chitarra in mano di nuovo.
"Cosa state facendo?", dice, rivolto a Kristofferson e a Was, "ve ne state lì seduti ad aspettare che vi gettino merda addosso?"
Kristofferson usa la stessa frase riferita a sé stesso, ora e prima, e sembra chiaramente sollevato dalmiglioramento di Bruton. Ha perso un sacco di amici, tra cui, non ultimi, due colonne del supergruppo degli Highwaymen: Waylon Jennings e Cash.
Il lungo e stretto rapporto di amicizia fra Kristofferson e l'uomo in nero è condensato in "Good Morning, John", un brano previsto per il nuovo album che è stato scritto negli anni'70, poco dopo che Cash era venuto fuori da un programma di riabilitazione per abuso di sostanze stupefacenti. Chiede di aggiungere delle voci che echeggino i vari saluti che canta in ogni strofa: “Good morning, John,” “You scared me, John,” “I know you, John” e “I love you, John.”

* Stephen Bruton è morto l'11 maggio del 2009

mercoledì 15 luglio 2009

Riflessione



Ci sono cose che si fanno, prima, e poi ci si ripensa, e ci si rimugina. A cose fatte. Non sto ad enumerare quante e quali siano, queste cose, ché non importa farlo. Si fanno, quasi sulle ali di un empito. Sfuggono, in qualche modo, alle categorie giusto/sbagliato. Somigliano un po' a quella storiella che Vin (Steve McQueen) racconta ne "I magnifici sette", a proposito di un tizio che si era spogliato e si era seduto su un cactus: "Perché l'hai fatto" - gli chiesero. "E lui?". "Bah, in principio mi era sembrata una buona idea" - rispose.
Così, lo ... sciopero.
Sciopero, si fa perché non si riesce a non farlo, sciopero si fa perché si è ... scioperati! Considerato che, oramai, sembra improponibile, quanto meno, con buona pace di Sorel, la strategia per cui si dovrebbe passare dallo sciopero generale alla rivoluzione, allora ecco che lo scopo dello sciopero diventa lo sciopero, un po' come il viaggiare per il viaggio. E torna in mente Baudrillard, quando affermava che, in quest'epoca, si dovrebbe scioperare per avere il diritto al pagamento delle ore di sciopero!
Detto tutto ciò, è decisamente ovvio che lo "sciopero" dei blogger(s) di ieri non ha niente a che fare con quanto suesposto. Per motivi chiari e lampanti. E qui, mi riferisco a meccanismi di conflitto che parlano di controparti, di ostruzionismo, di sabotaggio, di salario e della pratica del "a salario di merda, lavoro di merda", ecc.
Niente di tutto questo.
Rimane solo la disperata coerenza di uno scioperato (io) che non riesce a non scioperare!

lunedì 13 luglio 2009

Piranesi!



G.B.P. (1720 - 1778)

I.
Le marionette

Ogni incisione raffigura, da prospettive cangianti, un unico immenso
palcoscenico, sì intricato e vasto che gli attori, come lillipuziani,
nei suoi meandri si sperdono. Decidi ora tu stesso lettore, se
cavalieri sono, cortigiani, sfaccendati e giocatori d'azzardo, figure
d'una commedia del Goldoni, affacciate dai vertiginosi loggiati, o
invece figurine, burattini, giocattoli meccanici. La luce, in cui su
per le scale barcollano, è fioca o incerta, e sembra ch'essi si
muovano, funamboli, inconsapevoli sul ciglio di un abisso.
La commedia, che in queste sconfinate vedute si recita,
noi non la sappiamo.

Venezia Serenissima. La Repubblica è in bancarotta. Più allegro
di questo mai crollo vi fu; cala il commercio, aumenta il piacere.
Balli in maschera, ecoconcerti, stravaganze.
Il nostro artista, un giovinotto - apprezzate assi sono le gondole,
i pendoli, le macchine teatrali che progetta -, abbandona la città
e si reca a Roma. Roma è scura, sporca e stretta; la sua unica
fonte di guadagno è infatti la salvazione delle anime. Entrando da
Porta del Popolo il viandante non scorge marsine e crinoline,
bensì mulattieri, ladri, gobbi, storpi, e frati questuanti. Per
motivi che noi non conosciamo, egli vi assume dimora e incide,
quello che vede, nel rame.

II.
L'archeologia

Quelle che scorgi in queste immagini non sono delle quinte dipinte.
Quegli edifici non sono fatti di cartone. Sono di pietra, e dura:
marmo, basalto, granito. Non vedi dunque, come sono pesanti?
L'odore che senti non è di colla. Quel templi e acquedotti, quelle
terme e quei colonnati, dovettero un tempo essere interi. Ora sono
deserti e desolati; vi si avviticchiano ricordi, o presagi.
Testimoni paiono, d'una catastrofe. E quegli insetti che in essi
si smarriscono, devono essere accattoni, monelli, lavandaie. Cosa
significano quelle volte, noi non lo sappiamo. Archeologia: un
nuovo concetto in Europa, una nuova follia. Il passato vien
salvato, depredato. L'Antichità è un'utopia. Da esumare e
riprodurre. I turisti comprano facsimili. Il Classicismo
edifica le rovine del futuro. Il nostro artista traffica in
antichità. Pubblica un catalogo: Antichi vasi, piedistalli,
sarcofagi, treppiedi, lucerne e ornamenti.
Dalle cave della storia sgorga un fiume di falsi.

III.
Carceri d'Invenzione

T'inganni; ciò che mostrano queste immagini non sono dei monumenti.
Sono carceri; perché quell'interno di pietra non ha un esterno. I
muri sono impenetrabili. Forse non ti sei accorto delle grate e dei
trabocchetti. Il mondo è una galera, una Bastiglia. Benché in queste
segrete penetri la luce - donde, è arduo dire -, esse paioni sepolte
sotto terra, e da merli e feritoie assai remoti, guardiani, esigui
come mosche, scrutano i reclusi. O forse di loro non ti sei accorto?
Vero è che, chi è improgionato costì e perché, noi non lo sappiamo.

Un secolo che pensa alla libertà e fantastica sulle prigioni.
Il carcere come ossessione.
Il filantropo, novella apparizione, s'accorge che le galere, sparse
in tutta Europa, alloggiano vagabondi, infingardi, mendicanti,
ospitano donne di malaffare, servi riottosi, discoli, criminali,
pazzi e infermi.

IV.
Tortura e Industria

No, una prigione non è. Dev'essere un'officina. Qui si lavora.
Non devi trascurare quei grossi arnesi, gli argani, le piattaforme
mobili, i cavalletti. In queste sale si muovono delle gru,
scricchiolano delle catene, girano ruote e verricelli. Laggiù
luccica un fuoco, un vapore s'emana. Parrebbe una fucina. Certo,
quei chiodi e quei pali difficilmente si piegano, e quelle
impalcature di legno, se siano a uso di scorte o di morte, noi
non lo sappiamo.

La somiglianza tra gli strumenti di tortura di un'epoca e i suoi
utensili tecnici.
Primo grado: lo stritolamento dei due pollici tra morse dentate o
munite di spuntoni tronchi: la tortura di Bramberga.
Secondo grado: la violenta congiunzione delle braccia a mezzo di
legacci in crine e l'avvitamento congiunto delle gambe: lo
strumento meclemburgico.
Terzo grado: la tensione del corpo su un banco o una scala,
aggravata dall'ustionamento dei fianchi, delle braccia e delle
unghie: la lepre lardellata.
Siffatte torture perdurarono nei tribunali tedeschi sino alla
fine del diciottesimo secolo e in taluni casi più oltre.

V.
Il cervello

Ti smarrisci in queste stampe. Ai raggi e alle ombre devi far caso,
essi annunciano qualcosa d'altro. Non distingui dunque che questo
spazio, seppure chiuso, è tuttavia sconfinato? Il labirinto che
raffigura, è la tua coscienza. E questo è il motivo del tuo
capogiro, perché in esso ravvisi il tuo cervello stesso; eppure,
cosa sia il cervello e cosa la coscienza, noi non lo sappiamo.

Ora i dissettori si mettono all'opera: Malpighi, Vicq d'Azyr,
Haller e Reil. Anche l'anatomia ha il suo teatro, la salma
giace in proscenio.
La sezione del cervello mostra quanto segue:
Fossa, la cavità. Acquaeductus, l'acquedotto del Silvio. Pons,
il ponte di Varolio. Tectum, il tetto. Claustrum, il talamo.
Fornix, il fornice.
Encefalisti, filantropi, carnefici, archeologi e marionette.
Quanto simili lo scalpello e il bulino, il bisturi e il
raschietto dell'artista! E il suo punteruolo, non par forse
una sonda? Straordinario!

VI.
L'allucinazione

In questi inganni ottici, in questi tratteggi, ti perdi. Stai
sognando. Questo non è un cervello. E' un'esaltazione, un
delirio. Stai per somigliare tu stessoa quell'insetto che
barcolla su per quegl'interminabili gradini, che si destreggia
sulle balaustre. Ciò che ravvisi in queste incisioni, è un
altro mondo, e cosa significhi, noi non lo sappiamo.

Credo, che qualora mi fosse commesso di progettare un nuovo
universo, sarei bastevolmente insano da mettervi mano.


H.M. ENZENSBERGER - MAUSOLEUM -

venerdì 10 luglio 2009

già



"A che pro scrivere, se questa fin troppo facile azione di spingere una penna su un foglio non è resa rischiosa come una corrida e se non si affrontino argomenti che siano insieme pericolosi, agili e bicorni?"

José Ortega y Gasset

giovedì 9 luglio 2009

Precursori



Un'antica tradizione attribuisce al sofista Antistene, oltre all'arte di interpretare i sogni che basterebbe già ad indicarlo all'attenzione psicoanalitica, l'arte di guarire i mali psichici dell'umanità con la loro semplice espressione:
"Redasse" - riferisce lo pseudo-Plutarco nelle sue "Vite dei dieci oratori" - " un'Arte di combattere la nevrastenia che si può paragonare ai rimedi usati dai medici contro i mali fisici. A Corinto, aprì uno studio che dava sull'agorà e mise in circolazione opuscoli in cui avvertiva che era in possesso di un sistema che gli permetteva di guarire le persone afflitte da dolori ricorrendo al linguaggio, e che gli bastava ricevere dagli ammalati la confidenza delle cause dei loro mali per poterli confortare".

mercoledì 8 luglio 2009

Vaucanson



J. de V. (1709 - 1782)

Il pubblico era sceltissimo. Un fruscio
fremé fra le toilettes di seta: fantastico!
Un vero capolavoro: l'anatra meccanica.
Era incantato anche Diderot. L'automa
sguazzava, ancheggiava nell'acqua:
Qual delicatezza in ogni sua parte!

Scintillavano al sole, le ali,
quattrocento parti mobili ciascuna.
Un tremolio metallico, uno schiamazzare
di latta e di lacca. L'artista arrossisce.
Umile, grazioso, con un che di maldestro.

Ma quanto più grande e complessa è una macchina,
tanto maggiore è il numero dei nessi
tra i suoi singoli elementi;
quanto meno sono noti tali nessi,
tanto più poliedrico sarà il nostro giudizio.

Bravo! Il cardinale de Fleury abbraccia dopo il vermissage
l'artefice, e subito lo mette a capo
delle manifatture di seta di Lione.
Cosa accade dunque quando la macchina
è in tutto e per tutto infinita?

Strano, come il nuovo ispettore s'apparta.
Non consulta nessuno, disegna febbrile.
Il sogno della ragione genera mostri:
macchine per costruire macchine.
Il telaio automatico, azionato dall'alto
da un'unica ruota idraulica
tramite infinite catene. Perfezione, Economia.

Spianato il fil di ferro, tagliato
un pezzi sempre eguali, curvato
ad ogni estremitò in egual maniera;
un gancio, sempre uguale, riceve il filo
che formerà la maglia successiva.

Dall'arcolaio alla gualchiera
un complesso industriale integrato,
luce diffusa, aria condizionata:
un progetto d'inaudita eleganza.
(Tra la rendita e l'ingegno
esiste un certo numero di nessi).

D'ora in poi gli operai di Lione
passano ogni ora diurna della vita
in un gigantesco giocattolo
che funge da prigione: impegnati
ciascuno a ripetere un semplice
gesto sempre uguale ma sempre
più in fretta e più perfetto.

Cosa accade dunque quando
i tessitori oppongono resistenza?
Rompete gli arcolai!
Lapidate chi ci succhia il sangue!

Per punire la plebe ribelle,
fabbrica un asino capace
di tessere una stoffa a fiorami.
E così via. (Colui che agli uomini
novelli lumi apporta,
deve aspettarsi le angherie).

Indi Jacquard. Jacquard fu il prossimo,
con le sue schede perforate. Progressi,
Barricate. I massacri
erano inevitabili.

Anche l'anatra fu perfezionata:
Alfine beccava i grani,
digerendoli con cura, e il tanfo,
che pervade ora la sala,
è intollerabile. Vorremmo all'artista
esprimere la gioia che la sua magica
invenzione a noi tutti ha recato.


- H. M. Enzensberger - Mausoleum -

martedì 7 luglio 2009

cinicamente



"Il cinismo e lo scetticismo sono stati due modi di porre il problema dell´etica della verità. La loro fusione nel nichilismo mette in luce una questione essenziale per la cultura occidentale, che può essere formulata in questo modo: quando la verità è rimessa continuamente in discussione dallo stesso amore per la verità, qual è la forma di esistenza che meglio si accorda con questo continuo interrogarsi? Qual è la vita necessaria quando la verità non lo è più? Il vero principio del nichilismo non è: Dio non esiste, tutto è permesso. La sua formula è piuttosto una domanda: se devo confrontarmi con il pensiero che "niente è vero", come devo vivere? La difficoltà di definire il legame tra l´amore della verità e l´estetica dell´esistenza è al centro della cultura occidentale. Ma non mi preme tanto definire la storia della dottrina cinica, quanto quella dell´arte di esistere. In un Occidente che ha inventato tante verità diverse e che ha plasmato tante differenti arti di esistere, il cinismo serve a ricordarci che ben poca verità è indispensabile per chi voglia vivere veramente, e che ben poca vita è necessaria quando si tenga veramente alla verità."

(da Michel Foucault, L’arte di vivere senza verità. Perché oggi ha vinto il cinismo)

lunedì 6 luglio 2009

The Boat that Rocked



Ce ne ho messo a farmelo venire in mente, il disco di cui si intravvede appena il fronte e il retro di copertina, nel film (il cui titolo in italiano, malamente tradotto, è "I Love Radio Rock").
Il disco è quello per cui Bob rischia di morire, nel tentativo di recuperarlo, mentre la barca affonda, e che, poi, quando riemerge, Dave ributta in acqua, dicendo che non è un buon disco.
E' un buon disco, credetemi! Ce l'ho da qualche parte, fra i miei innumerevoli vinili, e non riuscivo a capacitarmi del fatto che non sapessi farmelo tornare in mente.
The Incredible String Band
, il duo. "The 5000 Spirits or The Layers of the Onion", l'album, del 1967.
Ah, anche il film è buono, girato ed interpretato con il cuore e con l'amore per la musica. E "Il Conte", è il più grande di tutti. Andatelo a vedere!

venerdì 3 luglio 2009

La donna più pericolosa d'America



La donna più pericolosa d'America
da Note dal confine di Tom Russell


E' fuori da tre settimane
Guida nellla fredda notte del Missouri
Una striscia di centri commerciali e miniere abbandonate
A sinistra e a destra
Sta guidando verso Mt. Olive ed
il Becker Funeral Home
Dove suo padre giace, lo sguardo freddo e rigido,
Polmoni anneriti e ossa rotte ...

Ed. Becker possiede una camera mortuaria a Mt. Olive, Illinois.
Mt. Olive è una cittadina mineraria, con insufficienza cardiaca, a nord di St. Louis. Le miniere hanno chiuso i battenti e il cimitero si è riempito di vecchi morti con le mani straziate, tossendo sangue nero e duro, con gli occhi bruciati dal fumo. Occhi di minatore.
C'era un bar sulla strada principale, si chiamava "La casa della conoscenza di Pee Wee"; la birra costava cinquanta centesimi al boccale e il juke box suonava "Sixteen Tons" nella versione di Tennessee Ernie Ford. Ancora e ancora. La Strada Madre, la Route 66, attraversa la città, e la più antica stazione di servizio che esista su quello storico ribollente pezzo di asfalto si trova sul lato est. Credo che sia una Texaco.
Mother Jones è sepolta nel cimitero sul lato del monte Olive. Lei era una donna tenace, il pugno alzato, un angelo custode per i minatori nei giorni in cui venivano assunti crumiri e scagnozzi per sparare sui dimostranti. C'è un monumento sulla tomba di Mother Jones, nel cimitero; erba e fiori sono disposti intorno al cippo di cemento grigio. Ed Becker, che controlla il cimitero, sta cercando di raccogliere denaro per curare la manutenzione del cimitero e del monumento a Mother Jones. Ha chiesto ad un sacco di gente di scrivere una canzone su minatori e su Mother Jones. Egli mi ha dato un libro su Mother Jones: "The Most Dangerous Woman in America". Mi è piaciuto il titolo. Non ho letto il libro. (Il problema con la storia è che viene scritta dagli storici. Avvoltoi privi di umorismo senza alcun senso dello stile, del racconto.) Ho tenuto il titolo, ho scritto la canzone. Nella struttura si rifà allo Springsteen di "Nebraska", con una dose di Woody Guthrie e di Merle Travis. Cinematografica. Un ex-detenuto sta guidando attraverso paesaggi invernali, lividi e gelati. Sta andando a casa per seppellire suo padre. Il cielo è grigio come una canna di fucile; macchiato di rosso anfetamina. Il vecchio uomo viene seppellito, mentre il figlio si fà di eroina sul pavimento della cucina di una fattoria abbandonata. Subito, urlano le sirene e i proiettili mandano in frantumi la vetrina di un discount di liquori.
Ed Becker seppellirà altri corpi, le strade di Mt. Olive come lingue silenziose. Dissolvenza su un dipinto ad olio di minatori in pensione che si guardano le scarpe in una sala del VFW(Veterans of Foreign Wars).
Dietro l'angolo, a Turner Hall, l'ultimo pin-boy rimasto in America sta sistemando i birilli del bowling, un Sabato pomeriggio, e il rumore della palla che colpisce il birillo non è lo sparo sentito in tutto il mondo. E 'lo sparo che ferisce il cuore di quello che rimane del mondo rurale, dei minatori, dell'America delle famiglie di agricoltori.
Sia lode ora a uomini di fama.
E alle donne.
Il tipo più pericoloso.

"Qualcuno dice che un uomo è fatto di fango ...
Un povero uomo è fatto di muscoli e sangue
Muscoli e sangue e pelle e ossa ....
Una mente che è debole e una schiena che è forte .... "

"Sixteen Tons", Merle Travis

(Questo è il# 8 in una serie di schizzi su canzoni del prossimo disco: "Blood and Candle Smoke".)

giovedì 2 luglio 2009

Rinascimento



Si dice che non avesse un buon carattere, Benvenuto Cellini. Fatto sta che godeva di una pessima reputazione, tant'è che quando fece porre sotto la Loggia de' Lanzi, in Piazza della Signoria, quella magnifica opera che è il Perseo, le critiche cominciarono a piovergli addosso. Alfonso de' Pazzi scrisse un sonetto che cominciava dicendo "Corpo di vecchio e gambe di fanciullo / ha il nuovo Perseo ...". Anche Baccio Bandinelli, l'autore del gruppo "Ercole e Caco" che si trova nella stessa piazza (e che Michelangelo ebbe a definire "un sacco di patate"), fece la sua critica dicendo che il Perseo "pareva un boia che mostra il capo mozzo del giustiziato". Il Cellini allora, già incazzato per essere stato pagato solo la metà di quanto aveva richiesto (durante la fusione gli aveva preso fuoco anche il tetto della casa), fermò il Bandinelli per strada e gli consigliò: "Senti Baccio, trovati un altro mondo, che questo non fa più per te!". Il Bandinelli lasciò subito Firenze, per andare a ritirarsi in una villa nel Mugello, e non vi tornò più finché il Cellini non ebbe a lasciare la città, diretto a Parigi, dove l'aveva chiamato Francesco I.
Ah, se andate sul retro del Perseo, potete vedere un autoritratto del Cellini, sulla nuca della statua.

mercoledì 1 luglio 2009

Il motore della differenza



C.B. (1792-1871)

Di carattere alquanto bizzarro. Massiccio, irascibile, goffo:
un insaprito scapolo dalle orecchie dolenti.
Brandendo alto un bastone insegue una frotta
di monelli, trombettieri e suonatori d'organetto.
Al vedere la nipote indietreggia: un telaio da ricamo
sulle pallide ginocchia da bambina. Nessun biografo allude
a questi infocati sogni di macchine a vapore e riccioli d'oro.

Una volta, tenuto per mano dalla mamma, scorse
in un palazzo illuminato a giorno in Hannover Square,
un automa di Vaucanson (la danzatrice meccanica),
e il rotismo si mise in movimento. Un brusio
nella testa del ragazzo, un sommesso, pervicace brusio.
Per settant'anni il meccanismo non cessò mai di ruotare.

Compiti: calcolare la relativa frequenza delle diverse cause
di rottura dei vetri non convessi delle finestre;
precisare quante probabilità sussistano, che un uomo
risusciti dalla morte (Soluzione: 1 : 1012)
sistemare ventimila aghi gettati alla rinfusa
in una cassa, in guisa tale, che le loro punte tutte
siano rivolte nella medesima direzione;
trovare un metodo che consenta,
di qualsivoglia creazione della natura
e dell'umano zelo, di riprodurre facsimili.

I suoi viaggi attraverso l'Europa in una carrozza che si era disegnato da sé,
in cui poteva dormire e cucinare le uova, i cui cassetti contenevano
progetti d'ingegneria, marsine e telescopi, e inoltre un clistere.
La sua spedizione sul Vesuvio, una fiala con sali aromatici,
un bastone da passeggio disintegratosi fra le fiamme: reminiscenze
delle passeggiate di Spallanzani e memorie del Romanticismo.

Ma quando il povero Tennyson gli inviò i suoi versi
(Every minute dies a man | Every minute one is born),
egli gli consigliò, nella prossima edizione
del Suo eccellente poema, di correggere
l'erroneo calcolo come segue: "Ogni minuto nascono
uno virgola uno sei sette esseri umani".

Tra breve inventerà una macchina per scrivere romanzi,
asserì Emerson. E l'altro, di riscontro: il mercato suino di Padova
e la Fiera del libro di Lipsia: lo stesso identico serraglio.

L'automa, che in vece di quello costruì, non emetteva letteratura
ma logaritmi. Ogni qualvolta il congegno imbattuto si fosse
in una radice immaginaria, lo annunciava suonando un campanello.

Nel milleottocentotrentaquattro, l'anno del Hessicher Landbote (1)
Charles Babbage, nevrotico ossessivo, Fellow della Royal Society,
fondatore del calcolo differenziale, concepì la scheda perforata.

La fabbricazione di uno spillo la suddivise in sette tappe successive:
Tendere Trafilare Apppuntire Torniare Munire di capocchia Stagnare e Imballare,
e le spese per i salari le valutò con estrema precisione a un milionesimo di penny.
A parecchi tiri di schioppo dal camino di Mister Babbage sedeva un comunista
nel British Museum; verificò il calcolo e accertò che era in effetti esatto.
Era una sera di nebbia. Dai torchi e dagli ingranaggi delle industrie
emanava un sommesso, ininterrotto ronzio.

Le grandi opere incompiute: Das Kapital e la macchina analitica.
Otto lustri vittoriani. Il primo computer digitale,
senza valvole, senza transistor. Pesante cinque tonnellate,
grande come una stanza, un rotismo d'ottone,
di stagno e d'acciaio azionato da molle e da pesi,
capace di qualunque calcolo, in grado di giocare a scacchi,
di comporre sonate, e non solo: di simulare ogni procedimento
di trasformazione dei rapporti tra un numero infinito di elementi.

Covando progetti che invadono un intero piano,
ho convertito l'infinità dello spazio, come richiesto
dalle condizioni del problema, in infinità di tempo,
portando a termine una macchina calcolatrice
la cui portata è illimitata. In quell'istante

appare sulla soglia dell'officina Lady Lovelace e,
velata, c'illustra lo scopo di queste ruote e viti
e assi a camme: Egli tesse sulla sua macchina
disegni algebrici, così come il telaio di Jacquard
tesse fiori e fogliame. (Era figlia di Byron).

Ed era sì straordinariamente bella nelle sue compiute parti
(la macchina), quando fummo costretti a interromperne la costruzione.
La spesa aveva ormai raggiunto le ventimila sterline,
e poiché per portarla a definitivo compimento se ne preventivavano il doppio,
si lasciò perdere la cosa.

Immobile giace da allora, come un mammut, un capriccio dell'evoluzione,
un fossile del futuro, al pianterreno del Museo di Kesington.
Una fabbrica che tutte le fabbriche in sé contiene. Un rudere.

Il gemito degli organetti, che a Mister Babbage, Fellow della Royal Society,
trapana i timpani, è programmato in codice. Una serie di schede perforate
suona la solfa, stabilisce il cottimo e memorizza la percentuale dei malati.

Il rotismo, messo in moto nel cervello di un bambino di otto anni
dalla vista di un'argentea danzatrice. Io mi domando se,
nel corso della mia vita, ho mai trascorso un giorno felice.

Un sommesso ronzio in cui ogni grido soffoca.


H. M. ENZENSBERGER - Mausoleum -

(1): Der Hessiche Landbote (Il messagero assiano) è un volantino politico, ancora oggi di proficua lettura, redatto nel 1834 da Georg Buchner e Ludwig Weidig, e diffuso illegalmente nel Granducato dell'Assia.