martedì 7 aprile 2009

Un'altra storia



Devo confessare che, di tutti i libri di Dick, "The man in the high castle" (per me, e per la mia generazione, "La svastica sul sole") non è fra i miei preferiti. Troppo attento, a mio avviso, nello scriverlo, ad ingraziarsi la cosiddetta "critica colta", troppo occupato, lo scrittore, a cercare di uscire dal "ghetto" della narrativa di genere! D'altro canto, in vita, Dick non ebbe mai troppa fortuna al di fuori dell'ambito ristretto del "fandom", ed anche il suo primo successo "esterno" è giunto attraverso la trasposizione cinematografica delle sue cose meno complesse. "Blade Runner", piuttosto che "Le tre stimmate di Palmer Eldritch". Ed è tutto dire.
Ma torniamo alla "Svastica sul sole". Una terra parallela, dove l'Asse ha vinto la guerra e si è spartita la Terra. La costa occidentale degli Stati Uniti è occupata dai giapponesi. Solo che i giapponesi del romanzo di Dick, più che gli spietati musi gialli dell'immaginario hollywoodiano, sono quelli del dopoguerra, innamorati della cultura occidentale. Saggi e pensosi, trattano con bonomia e paternalismo gli americani, cercando di difendere anche gli ebrei dalle richieste tedesche. Dentro il libro, ci si riferisce continuamente a due libri: l'I Ching, cui tutti si affidano per intraprendere qualsiasi scelta, e "The Grasshopper Lies Heavy" ("Il grillo si è fatto pesante", una citazione dall'Ecclesiaste), una sorta di sazmidat scritto da un autore di fantascienza, tale Hawthorne Abendsen, che postula un mondo dove giapponesi e tedeschi sono stati sconfitti.
Un mondo diverso dal nostro dell'epoca corrispondente, però, dove il capitalismo ha trionfato ovunque e che vede all'opera ingegneri americani in una Cina nazionalista. Un mondo con una sola moneta e una sola bandiera, dove si profila all'orizzonte uno scontro fra inglesi e americani. Tre mondi confliggono: quello in cui vivono i personaggi, quello immaginato dallo scrittore ed il nostro che emerge qua e là dai cedimenti dello spazio-tempo.
"Il piccolo impero nel medio oriente ... Nuova Roma, la commedia musicale" - queste sono le frasi riferite all'Italia fascista, quando se ne parla, nel libro. Joe Cinnadella, però, è un personaggio italiano che, nel romanzo, parla usando gli stereotipi del "fascismo di sinistra". "La nazione proletaria che ha ottenuto solo le briciole del bottino". Si scoprirà, alla fine, che si tratta di un sicario svizzero, assoldato dai nazisti per eliminare lo scrittore, facendo così saltare una recita che è stata convincente per buona parte del libro.
C'è da dire che Dick aveva molte ossessioni, e i tedeschi erano una di queste. La cultura tedesca, le astrazioni su cui si basa la loro visione del mondo, attrae e spaventa Dick, al tempo stesso.
Ne "La svastica sul sole" non sono in primo piano. Si sa che hanno praticamente eliminato zingari ed ebrei, che hanno prosciugato il Mediterraneo, trasformandolo in area coltivabile, che hanno raggiunto la Luna e Marte (nel 1974 scriverà due capitoli di un seguto che rimarrà incompiuto, in cui la l'azione si sposterà in Germania, ma non si saprà mai come intendesse sviluppare la trama). Quando affronterà definitivamente il problema, lo risolverà a modo suo: in "Utopia, andata e ritorno" (The Unteleported Man) il segretario delle Nazioni Unite, Horst Bertold, si rivelerà un eroe positivo:

"Sein Herz voll Hasz geladen" - disse Horst Bertold a Rachmael - "Capisci, parli l'jiddish?"
"Un po'" - rispose Rachmael - "ma questo è tedesco. Il suo cuore oppresso dall'odio.
Che citazione è?"
"Risale ai tempi della guerra civile spagnola" - disse Bertold - "Sono parole di una canzone della Brigata Internazionale. Tedeschi, per lo più, che avevano lasciato il Terzo Reich per combattere in Spagna contro Franco. Erano comunisti, immagino. Ma combattevano il fascismo, già allora. Ed erano tedeschi! ... I primi esseri umani che hanno lottato strenuamente contro i nazisti, uccidendo e rimanendo uccisi, erano ... Tedeschi. E la Terra non dovrebbe dimenticarlo ... Ma ci sono americani "buoni". Nonostante quella bomba atomica sganciata su quelle donne e su quei vecchi e bambini giapponesi."

Per sciogliere il nodo tedesco, Dick arriva a dire che, in realtà, è la società americana ad essere la vera erede del nazismo. Non ci sarà mai, in nessuno dei suoi romanzi, un futuro di libertà per la società americana.

Rimane però, in Dick, la sub-ossessione per Mussolini, più che per il fascimo italiano. Lo giudicava un pagliaccio, e quel pagliaccio ogni tanto faceva capolino nel suo immaginario. Ossessivamente.
In "Illusione di potere"(Now Wait for last year) del 1966, sarà proprio uno strano Mussolini, il protagonista. Gino Molinari, descritto come "um misto di Lincoln e Mussolini", ma che è in realtà un Mussolini di origine piemontese, anziché romagnola. Chiaramente, Dick ha in mente il Mussolini del "bluff di Monaco", quando si presenta come mediatore di pace, quando, in realtà, presenta come sue le proposte di Hitler. La crisi che deve risolvere riproduce esattamente l'alleanza tra Germania e Italia. La Terra si è alleata con un pianeta abitato da esseri in tutto simili all'uomo: Lilistar, guidato da un dittatore, Frenesky, che richiede la deportazione di massa di milioni di persone, al fine di sostenere il suo sforzo bellico contro un altro pianeta abitato da esseri inumani e repellenti, però molto più ragionevoli e tolleranti degli alleati. Si tratta, insomma, di arrivare ad un ... 8 settembre!

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