martedì 27 gennaio 2009

Bene!




"Più amico di Majakovskij di tanti suoi amici di professione, Pasternak, che tutta la vita lottò con l'immagine cara del suo contemporaneo, fece qualcosa di più di "capire": di Majakovskij egli sentì l'immensità. E l'unicità. Proprio quando Majakovskij moriva una seconda volta: ridotto a modello tascabile di programmata imitazione Costo, questo, di una popolarità postuma, quanto diversa da quella cui egli aveva legittimamente ambito da vivo."

Vittorio Strada

In Morte di MajakovskiJ
di Boris Pasternak

Non ci credevano. Pensavano fandonie.
Ma lo apprendevano da due, da tre, da tutti.
Si mettevano affianco,
nella riga del tuo tempo fermatosi di botto,
case di mogli di impiegati e di mercanti.

Era un giorno, un innocuo giorno più innocuo
d'una decina di precedenti giorni tuoi.
Si affollavano allineandosi nell'anticamera
come allineati dal tuo sparo.

Tu dormivi.
Spianato il letto sulla maldicenza dormivi.
E cessato ogni palpito eri placido,
bello, ventiduenne,
come aveva predetto il tuo tetrattico

Tu dormivi stringendo al cuscino la guancia,
dormivi a piene gambe, a pieni mallèoli,
inserendoti ancora una volta di colpo
nella schiera delle leggende giovani.
Tu ti inseristi in esse con più forza,
perché le avevi raggiunte con un balzo.
Il tuo sparo fu simile ad un Etna
in un pianoro di codardi e di codarde.

Oh, s'io avessi allora presagito,
quando mi avventuravo nel debutto,
che le righe con il sangue uccidono,
mi affluiranno alla gola e mi uccideranno.
Mi sarei nettamente rifiutato
di scherzare con siffatto intrigo.
Il principio fu così lontano,
così timido il primo interesse.

Ma la vecchiezza è una Roma
senza burle e senza ciance
che non prove esige dall'attore
ma una completa autentica rovina.

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