martedì 1 luglio 2008

Testepiatte



"Ho trovato la foto in bianco e nero del '58 di questa ragazza, seduta sul cofano di un'auto. Era Miss Temple City. Tutto è partito da lì, ho ricostruito la storia ed è nato il libro. Sono andato a Little Temple, il ragazzo che aveva fatto la foto è diventato famoso: dimmi chi era la ragazza, gli ho chiesto, ma lui non si ricordava. Che tristezza! Poi, ho scritto le canzoni".
E' un modo per far dischi, questo, per costruire storie come quella di "Ridin' with tthe blues". La canzone fa parte dell'ultimo lavoro di Ry Cooder, "I, Flathead", il terzo, ed anche il terzo concept disk, in tre anni: una trilogia dedicata alla California. Il primo, "Chavez Ravine", parlava di un quartiere raso al suolo per far posto al nuovo stadio di Los Angeles. Il secondo, "My name is Buddy", ci ha raccontato di un gatto "wobblie" e della perdita della solidarietà e dell'unità della classe operaia. Ora, con "I flathead" (le "teste piatte" erano gli operai bianchi degli anni cinquanta. Venivano dal sud ed erano in grado di riparare qualsiasi cosa), Cooder ci racconta, in qualche modo, di sé stesso. A dirci che è sempre lo stesso ... ragazzo, anche adesso.
Le teste piatte erano dei draghi nel truccare i motori della auto, c'erano anche in Italia, con le 600 abarth! Nel disco ci sono quattordici brani, a raccontarci tutto Ry Cooder, quello del country e del Rythm and Blues, quello delle cesellature di "Jazz", il tex-mex dei suoi primi dischi. Per farlo si inventa una band (lui, che ha suonato con i Rolling Stones e che si è fatto derubare, da Keith Richards, della sua tecnica chitarristica!). Kash Buk e i Klowns. E così ci racconta la storia di Buk che corre con le auto truccate e suona nei "roadhouse" insieme al suo amico, l'alieno Shakey! Ci racconta della scomparsa di una cultura, di corse automobilistiche vietate, di film di fantascienza, di riviste come "Popular Mechanic", di steel guitars.
Leggende fra la metropoli e il deserto, dove sembra quasi di vedere dio che alza il suo dito medio.
E la musica è tutto, diventa struggente in "5000 country music songs", si diverte a farsi prestare, alla rinfusa, "hey porter", "folsom prison blues" e "big river" per cantare "Johnny Cash", ovviamente! E si fa sembrare Chip Taylor che canta una canzone di Tom Waits in "Can I Smoke In Here?".
Ry Cooder è tornato al volante e ci canta che "Drive like i never been Hurt", ed è facile credergli. Per farlo si circonda di musicisti come Jim Keltner alla batteria e Flaco Jimenez alla fisarmonica, Ron Blake e John Hassell alle trombe, e molti altri.
Non ama i concerti, Cooder, e dice che questo potrebbe essere il suo ultimo disco, ma intanto il Ry Cooder di "Paradise and Lunch" è tornato!

1 commento:

Sergio ha detto...

off-topic:

http://dondesergio.blogia.com/2008/063001--65-horas-ni-de-cona-.php

;-)