lunedì 12 maggio 2008

s/bivi: baraonde e polizie



"Se dunque l'universo è infinito, ciò significa anche che giorno per giorno la natura riproduce miliardi di sistemi solari, i quali altro non sono se non calchi servili del nostro. Non vi è sasso, né albero, né bestia, né essere umano, né evento che in quel lontano duplicato non abbia già il suo posto. Se dunque la vera terra possiede nell'universo schiere di sosia, lo stesso vale ovviamente per tutte le sue possibili varianti. Di conseguenza, esistono altri miliardi di pianeti ove l'uomo percorre sentieri che qui disdegna o trascura; e questo accade per ciascuno di noi, per ogni singolo istante, per qualunque possibile diramazione, per tutte le alternative esistenti...Noi tutti abbiamo dunque innumerevoli sosia, varianti di noi stessi, e tutto ciò che qui avremmo potuto essere o diventare lo siamo realmente altrove, su diversi, lontani pianeti. Ciò che noi chiamiamo progresso sorge e scompare, come rinchiuso in gabbia, entro ciascuno di questi innumeri mondi. Sempre e dappertutto lo stesso dramma, davanti allo stesso scenario, sullo stesso esiguo palcoscenico: un'umanità rumorosa che nella sua origine vive come fosse in uno sconfinato universo, per poi immantinente sprofondare insieme alla stella che la sorregge! Ciò che in questo istante io scrivo, in una cella di Fort Taureau, lo scrissi in miliardi di altri mondi e colà lo scriverò per tutta l'eternità, su un tavolo, con una penna, e con degli abiti perfettamente identici ai miei".

No, queste parole non appartengono ad un romanzo di fantascienza, sono state scritte, nel fondo di una cella, da Louis-Auguste Blanqui, modello a venire di ogni rivoluzionario di professione, maestro di complotti fallimentari e di insurrezioni disperate. Blanqui scrisse "Dagli astri, l'eternità: un'ipotesi astronomica", presumibilmente durante i giorni della Comune, dal fondo della prigione di Fort Taureau . Un posto di polizia del ... continuum!
E già, la polizia. Sempre pronta a disturbar la festa, per dirla con Goethe. La fantascienza, del resto, ha dasempre intrattenuto rapporti stretti con l'istituzione benemerita: fra pattuglie solari e questure temporali. La polizia del continuum (o dei continua) è la diretta filiazione delle polizie temporali de "La fine dell'eternità" di Asimov, de "La legione del tempo" di Williamson, per non parlare de "Il grande tempo" di Leiber. O no, non è che sia un corpo di epigoni, ha un lavoro da svolgere. Deve servire a quella specifica e insopprimibile volontà d'ordine, propria della fantascienza: un mondo razionale, perdio! Quella volontà d'ordine che ha sempre fatto da contrappunto all'irriducibile e profondo sogno di disordine che gli è proprio. E in questi accidenti di mondi paralleli, non subìti, negati e rimossi, in questi mondi non ci sono più regole e, tantomeno, qualcuno disposto a rispettarle, nel caso ci fossero. E la polizia sta lì a cercare di contenere ... il troppo! Somiglia un po' alla polizia dei film anni cinquanta. Come il protagonista di "Lord Kalvan d'Altroquando" di H. Beam Piper, un poliziotto catapultato in un altro mondo. Ce ne sono di mondi, da quelle parti! Addirittura, ne "Il Ruffaldo", Jack Vance postula che ci sia un mondo singolo, fra gli infiniti universi disabitati, per ogni singolo! Addirittura!! Da costruirsi una villetta e passare le giornate a pescare e leggere, come nelle prevesioni adamantine e geometriche di Amedeo Bordiga (bislacco scrittore di fantascienza anche lui, sebbene non sia catalogato come tale).
Un buon modo per sfuggire all'eccessiva baraonda del ballo mascherato dove tutti i tempi e tutti i luoghi del mondo sono contemporaneamente rappresentati. Il posto? "La Taverna della Vecchia Fenice". Un mistico superbar per insonni molto problematici che compare nello splendido "Tempesta di Mezza Estate" di Paul Anderson. Qui si danno convegno, sotto gli occhi di un anonimo taverniere, i viaggiatori convergenti che attraversano il tempo, lateralmente.

"Cercatela dappertutto e in qualsiasi momento, di giorno, di sera, di notte, in un vicolo antico o in una brughiera desolata o in una foresta dove persino i cacciatori, a cui nessuna traccia sfugge, le passano accanto senza vederla. Per quanto mi riguarda, io mi ritrovai la maniglia della sua porta sotto le dita, e la sua insegna che mi scricchiolava sulla testa, mentre stavo per entrare nel bar di una nave, in alto mare. Ma, in effetti, non è che possiate proprio cercarla, questa casa: sarà lei a cercare voi. Dovete però stare all'erta per avvertire la sua presenza fuggevole, dovete essere perspicaci o curiosi o avventurosi o disperati abbastanza per entrare la prima volta. In seguito, se non abusate della sua ospitalità, vi sarà permesso di tornarci di tanto in tanto. Le probabilità sono tutte contro di voi, naturalmente. A pochi viene offerta l'occasione. Tuttavia, dal momento che nessuno sa in base a quali regole il padrone ammetta i suoi ospiti, e se qualcuno glielo chiede risponde semplicemente che sono quelli che hanno delle buone storie con cui pagarlo, anche voi, un giorno o l'altro, potreste essere tra i favoriti."

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Pure Einstein, suggeriva l'esistenza di varie dimensioni, le quali ottempererebbero varie realtà di ogni individualità. Qui, saresti morto, altrove nò, etc. Cari saluti.

BlackBlog francosenia ha detto...

E no!
non saresti mai ... morto. :-)
La teoria dei molti mondi implica l'immortalità quantica..

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=13550

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