mercoledì 26 marzo 2008

solitudini



Stanco, cattivo e incazzato. Come il "Gunny" di Clint Eastwood. E in più reietto. Come nessuno mai. Questo è Muller, il protagonista de "L'uomo nel labirinto" ("The Man in the Maze") di Robert Silverberg. Forse il primo fra tutti i personaggi inquietanti che poi, Silverberg, a partire dal 1969, continuerà a proporre.
Un esploratore spaziale, di quelli che la fantascienza classica, quella degli "anni d'oro", continuava a sfornare a ritmo serrato. L'ambito, quasi altrettanto classico, è quello di uno spazio conosciuto che pullula di colonie terrestri lasciate a sé stesse, fuori da ogni controllo centrale. Molte di queste colonie sono state praticamente dimenticate. La terra cerca di riallacciare i fili, e sarà proprio durante una missione di controllo su una pianeta della stella Beta Hydri che il destino di Muller verrà segnato per sempre. Ha fatto tante esperienze, Muller. "Esperienze indimenticabili" - secondo la sua espressione più consueta. Ammirato ed elogiato, si ritiene furbo. Troppo furbo.
Così, sarà lui, a diventare una sorta di esperienza, per gli altri. Per tutti gli altri che gli si avvicinano troppo!

"Nel calarmi fra le nuvole, per raggiungere gli Hydrani, mi sentivo invulnerabile come un dio. E lo ero anche sulla via del ritorno. Ma gli dei - quelli veri - hanno provveduto a ridimensionarmi a dovere. Decisero di ricordarmi l'esistenza della bestia viscida sotto l'involucro di plastica, del cervello animale insito nell'intelletto superiore. Quindi fecero sì che gli Hydrani si divertissero a truccarmi le meningi, che mettessero in atto uno dei giochi di prestigio in cui sono più esperti, probabilmente. Non so dire se lo abbiano inteso come una forma di dispetto, oppure se abbiano voluto porre rimedio a quella che, magari, era per loro un'imperfezione, ossia l'incapacità di rivelare, senza riserve, agli altri tutto quanto si addensa nella propria psiche individuale. Gente diversa - valli a capire! Comunque sia, sono riusciti nel loro intento. E così tornai sulla terra come un eroe, e come un lebbroso allo stesso tempo. Ora chi si avvicina a me soffre intensamente. Perché? Perché trovandomi immerso, senza scampo, nella mia natura animale, ognuno vive fino in fondo la propria animalità, le proprie bassezze; e questo è insopportabile. E' un giro vizioso - voi mi aborrite soprattutto in quanto, per mio tramite, vi sentite smascherati, trascinati a viva forza dinanzi alla realtà nuda e cruda della vostra anima. E, a mia volta, io vi odio perché voi mi respingete. Io sono il portatore di un morbo terribile che si chiama Verità. L'insegnamento che se ne può trarre è che l'uomo deve considerarsi fortunato a poter nascondere la sua essenza individuale nelle latebre della scatola cranica; poiché se noi avessimo un benché minimo potere telepatico - anche la semplice possibilità di trasmettere un messaggio impreciso, sconnesso, che non sia verbalmente formulabile, come è appunto il mio - ebbene, saremmo incapacidi sopportarci l'un l'altro. La convivenza sociale sarebbe inconcepibile. Agli Hydrani è dato naturalmente di conoscere la sostanza intima individuale del prossimo e sembrano esserne soddisfatti. A noi non è concesso. E proprio questo mi lascia supporre che l'uomo sia l'essere più spregevole di tutto l'universo, una creatura che non riesce a tollerare neanche l'odore genuino, primordiale, della sua stessa specie."

Per questo, Muller andrà a nascondersi nel luogo più impenetrabile dell'universo: il Labirinto di Lemnos. Una città inespugnabile su un pianeta oramai disabitato da milioni di anni. Silenzioso e vuoto, inerte tranne che per i movimenti automatici dei suoi meccanismi perfetti.
Sarà lì, quando verranno a cercare di convincerlo ad affrontare un'invasione extra-galattica che minaccia la razza umana. E lui si lascerà convincere. Gli alieni, terrorizzati dalle emozioni che la mente di Muller trasuda, abbandoneranno i loro progetti di conquista. Non senza prima aver ripulito Muller di tutto il suo lerciume inconscio.
Muller che, a questo punto, potrebbe anche tornare fra i suoi simili, ha ormai preso troppo gusto alla sua solitudine, e deciderà di tornare nel suo Labirinto.

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