mercoledì 12 marzo 2008

Ci sono mondi peggiori, forse



Ubik. Ubik, più di tutti gli altri mondi di Phil Dick, è la testimonianza, la più atroce, che la fantascienza ha reso al mondo che l'aveva generata illudendosi che sarebbe stata un'altra, l'ennesima, creatura docile e paziente. Un mondo fra i tanti mondi. Mondi in sfacelo, mondi dubbii, mondi ammutoliti per lo spavento.
Cos'è Ubik? Ubik può essere "elettrico e silenzioso" e "venduto a prezzi stracciati". Può essere una birra (da chiedere ad alta voce), e può possedere "il fresco aroma del caffé appena tostato", oppure ancora "una lama da barba che nessun altro ha mai avuto".
"Ubik Risparmi e Prestiti", "Ubik da spalmare sui crostini".
Ubik è la merce, la merce senza più mediazione alcuna.

"Io sono Ubik. Prima che l'universo fosse, io sono. Ho creato i soli. Ho creato i pianeti. Ho creato gli esseri viventi e i luoghi in cui essi vivono; io li comando a mio giudizio. Io sono chiamato Ubik, ma questo non è il mio nome."

L'intuizione è data dal fatto che senza la mediazione della merce, e senza la sua feticizzazione nel denaro, i rapporti sociali si disolverebbero, insieme a tutto quello che ad essi è connesso: la sfera privata, quella inconscia, l'amore per il prossimo e la coscienza sociale.
Senza Ubik non esisterebbe nemmeno più la storia.
Così, nel romanzo, via via, tutto regredisce con un rumore di sfacelo, tutto viene come risucchiato. Televisori tridimensionali che mutano in apparecchi radiofonici degli anni '30, gli elicotteri individuali si trasformano nell'automobile di Nonna Papera. Gli oggetti smettono di obbedire all'uomo. Allora è l'uomo che deve obbedire ad Ubik che, in confezione spray, mantiene gli oggetti nella loro collocazione temporale. Bisogna continuare a spruzzarlo tutt'intorno, senza smettere. La vita è un incubo nel mondo del capitale, tutto si è ridotto ad una tecnica di sopravvivenza. Altro che la vita come arte!

1 commento:

k.d. ha detto...

Ubik mi sfinisce ogni volta che lo leggo :-)