venerdì 25 gennaio 2008

Guccini di Carta



Ho provato più volte a dispormi a leggere Francesco Guccini sulla pagina scritta, senza però mai riuscire ad andare oltre la decima pagina! Che si trattasse di libri "antropologici" come "Cronache Epifaniche" o dei gialli scritti a quattro mani con Loriano Macchiavelli. Niente da fare, mi annoia e mi annoiano. Ma sarebbe falso, da parte mia, affermare che Guccini sia sempre illeggibile. Ci sono i fumetti. E nelle sue canzoni non mancano i riferimenti ad un'attività che, cronologicamente, precede quella cantautorale.
In "Quattro stracci" (1996) si definisce "un tipo perso dietro le nuvole e la poesia". Con ogni probabilità, la "colpa" è di Franco "Bonvi" Bonvicini, amico d'infanzia e compagno di "nefandezze" (forse più sognate che perpetrate). Il giovane Guccini passa i suoi lunghi pomeriggi a Modena "grande e grosso coi fumetti", come afferma in "Canzone delle situazioni differenti", nel 1974. E le amicizie, soprattutto quelle giovanili, nascono e si consolidano sul terreno delle comuni passioni. I film di guerra, il "rock e i fumetti" (come ci ricorda in "Cencio", nel 1990). In "Canzone delle ragazze che se ne vanno", del 1974, ci verrà a raccontare che "Già Superman non vola sui tuoi sogni della scuola. Mandrake e Wiz son solo falsi maghi". Anche se, a dirla tutta, è strano sentir chiamare Nembo Kid col nome di Superman...
Sarà durante le estati in città, dai nonni e lontano dalla deleteria Pavana, che comincerà a trovare e leggere quei fumetti che il padre gli ha proibito. Saranno dapprima "Terry e i pirati" di Milton Caniff e, soprattutto, lo zio Paperone di Carl Barks. "Un genio narrativo del nostro secolo, uno che è riuscito ad inventarsi una saga che non ha nulla di meno delle grandi saghe tipo, non so, un'Iliade o un'Odissea" - dichiarerà a MicroMega, nel 2001, a proposito del disegnatore della Walt Disney.
Ma non sarà sotto l'ala di Bonvi (con cui invece condividerà il debutto nei caroselli sceneggiandogli il "pirata pacioccone" nel 1965) ad esordire nel mondo dei fumetti, bensì con Roberto Raviola, in arte "Magnus", già autore di Kriminal e di Alan Ford, con cui collaborerà per definire il personaggio de "Lo Sconosciuto". Le ricerche storiche, volte a definire certi ambiti per il personaggio, faranno da materiale di base per il libro, realizzato nel 1980 con Francesco Rubino, sulla "Vita e morte del brigante Bobini detto Gnicche".
Poi sarà Bonvi, nell'estate del 1969, a proporgli di collaborare alla striscia di "Sturmtruppen". Guccini non si lascia pregare e comincia da subito a fornire battute, inventare gag e arricchire di spunti quello che diventerà la seconda striscia italiana, come successo. Ma Bonvi ha un'altra idea e propone all'amico di realizzare una striscia di fantascienza, "Storie dallo spazio profondo". Il fumetto prende l'avvio su una fugace rivista - Psyco - che non riesce nemmeno a pubblicare tutte le storie, che poi usciranno raccolte in volume. Le trame sono rubacchiate qua e là. Da Farmer, Williamson e, soprattutto, Sheckley, di cui saccheggiano l'antologia "AAA Asso". Ad ogni modo le storie vengono adattate splendidamente sull'impalcatura fatta dei due protagonisti - un uomo biondo e un robottino - che poi sono gli alter-ego dei due autori. Ricorda Guccini, scaricando poco cavallerescamente le responsabilità del plagio, che "Era sì fantascienza, ma piena di richiami alla Modena della nostra adolescenza, amici, nonni e tic gergali, e lo spazio profondo del titolo era forse solo il cielo su quella piccola città dei nostri diciott'anni. Anche se Bonvi, a proposito di una delle storie, si vantava di aver preceduto Star Wars di almeno quindici anni, figuratevi...Ci divertivamo, non litigavamo, io passavo sopra a quello che in sceneggiatura era un ufficiale zarista trasformato dalla sua matita in ufficiale tedesco (ma guarda!), lui mi perdonò per essere improvvisamente scomparso negli USA lasciandolo senza sceneggiature e fu costretto a copiare bassamente dai romanzi che, giovinetti, leggevamo".

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