mercoledì 31 ottobre 2007

una questione ... attuale



Quarto Congresso dell'Internazionale - Basilea, 6/12 settembre 1869

(...)

La seconda grossa questione posta sul tappeto è il problema dell'abolizione del diritto di eredità, proposta da Bakunin, già punto cardine del programma dell'Alleanza e che l'agitatore russo propone di inserire nei programmi dell'Internazionale; il vivace dibattito che nasce da questa proposta, che è avversata da Marx tramite l'intervento di Eccarius, rivela profonde divergenze tra le concezioni socialiste dei due che vanno ben al di là del problema specifico.

Per Marx inserire nel programma socialista la richiesta dell'abolizione del diritto di eredità sarebbe dispersivo e deviante, essendo le leggi sulla successione espressione dei vigenti rapporti di forza tra le classi (dipendenti da leggi economiche) e della proprietà privata, l'obiettivo preminente del programma socialista doveva dunque restare la socializzazione completa dei mezzi di produzione.

D'altra parte Bakunin, rispondendo all'intervento di Eccarius, riconoscendo l'importanza delle condizioni economiche nel determinare i rapporti di classe, rilevava una funzione determinante nel ripercuotersi delle istituzioni politico-giuridiche sullo sviluppo, anche economico, della società borghese.

Il problema che veniva aperto toccava quindi direttamente il reciproco rapporto e influsso tra struttura e sovrastruttura e preludeva al netto diversificarsi tra la concezione marxista e quella anarchica sulla funzione dello Stato e sulla lotta da sviluppare nei suoi confronti.

Sul problema specifico dell'abolizione del diritto di eredità, la mozione di Eccarius (che voleva sostituire all'abolizione del diritto la tassazione progressiva sulla successione) viene respinta con 37 voti contrari e 19 a favore, quella di Bakunin viene accettata con 32 voti a favore, 23 contro e 17 astensioni, ma la maggioranza ottenuta non è sufficiente a norma di statuto per inserire la proposta nel programma dell'Internazionale.

(...)

Cohen



C'è una guerra
di Leonard Cohen

C'è una guerra fra il ricco e il povero,
una guerra fra l'uomo e la donna.
C'è una guerra fra chi dice che c'è una guerra
e chi dice che non c'è.

Perché non torni a combattere? è giusto, vacci!
Perchè non torni a combattere? è appena cominciata.

Io vivo qui con una donna e un bambino,
è una situazione che mi rende nervoso.
Sì - mentre mi scioglievo dal suo abbraccio - lei ha detto "Scommetto che tu questo lo chiami amore";
Io lo chiamo servizio.

Perché non torni a combattere? Non essere un turista
Perché non torni a combattere? Prima che tu ti faccia male
Perché non torni a combattere? Lascia che tutto si agiti

Non puoi rimanere quel che io sono diventato,
devi preferire il gentiluomo che ero prima.
Ero così facile da battere, così facile da controllare,
non sapevo ancora che ci fosse una guerra.

Perché non torni a combattere? Non essere imbarazzato
Perché non torni a combattere? Puoi ancora sposarti

C'è una guerra fra il ricco e il povero,
una guerra fra l'uomo e la donna.
C'è una guerra fra il bianco e il nero,
una guerra fra il dispari e il pari.

Perché non torni a combattere? Assumiti le tue minuscole responsabilità,
Perché non torni a combattere? lascia che le cose siano semplici,
Perché non torni a combattere? puoi sentire quel che sto dicendo?

martedì 30 ottobre 2007

Il partito di Mackie Messer.



L'ordinamento giuridico borghese e il delitto, secondo le regole del romanzo poliziesco, sono tra loro antagonisti. In questo romanzo poliziesco il rapporto fra ordinamento giuridico borghese e delitto è rappresentato in modo conforme alla realtà. L'ultimo si rivela come un caso particolare dello sfruttamento che è sancito dal primo.
Nei manuali di criminologia i delinquenti sono indicati come elementi asociali. Ma per alcuni la storia contemporanea ha confutato questa definizione. Facendosi delinquenti, molti sono diventati modelli sociali. È il caso di Mackie Messer. Egli appartiene alla nuova scuola. Ha la natura di un capo. Le sue parole hanno un tono statale, le sue azioni un tono commerciale. I compiti di un capo non sono mai stati più difficili di oggi. Non basta usare la forza per la conservazione dei rapporti di proprietà. Non basta obbligare gli stessi espropriati al proprio sfruttamento. Questi compiti pratici esigono di essere risolti. Ma come da una ballerina non si pretende solo che sappia danzare, ma anche che sia graziosa, così il fascismo non esige solo un salvatore del capitale, ma anche che egli sia un gentiluomo. È questo il motivo per cui un tipo come Mackie in questi tempi ha un valore inestimabile. Egli è capace di ostentare ciò che il piccolo borghese intristito ritiene tipico di una personalità. Nessuno vuole dargli spiegazioni, uno deve farlo. Ed egli lo può. Poiché questa è la dialettica della cosa: dato che egli vuole assumersi la responsabilità, i piccoli borghesi lo ringraziano con la promessa di non chiedergli conto di nulla.
Mackie non si lascia sfuggire nessuna occasione di farsi vedere. Egli dimostra "che si può dire tutto", a es. quanto segue: "secondo la mia opinione, noi non abbiamo le persone giuste al vertice dello stato. Appartengono tutte a qualche partito, e i partiti sono egoisti. Abbiamo bisogno di persone che stiano al di sopra dei partiti. Noi vendiamo la nostra merce ai poveri e ai ricchi. La direzione dello stato è un compito morale. Bisogna ottenere che gli imprenditori siano buoni imprenditori, gli impiegati buoni impiegati, insomma i ricchi buoni ricchi e i poveri buoni poveri. Sono convinto che verrà il tempo in cui lo stato sarà guidato in questo modo. Un governo così mi conterà tra i suoi sostenitori".

Walter Benjamin, "Il romanzo da tre soldi" di Brecht

lunedì 29 ottobre 2007

Beati!



Domenica, con un gran colpo di teatro, il papa ha fatto in una sola volta quasi cinquecento santi nuovi di zecca. Per pescarli ha razzolato a piene mani nella Spagna degli anni della guerra civile. I briosi cattolici, nel quadro della stessa santificazione, usciti dalla chiesa di S.Eugenio, non hanno gradito di trovarsi davanti chi si era radunato laffuori per ricordare i crimini perpetrati dalla chiesa, in Spagna, con la complicità dei regimi di Hitler e di Mussolini. Così, inneggiando al generalissimo Franco, si sono scagliati contro i manifestanti facendo a pezzi la riproduzione del "Guernica" di Picasso.
Peccato, avergliene forniti così pochi di martiri da santificare!
Speriamo di riuscire a fare meglio, molto meglio, la prossima volta.

1936- Spagna: un villaggio vicino a Lérida:
"...Durruti si presenta al controllo operaio come un miliziano di ritorno dal fronte; dice di aver bisogno di benzina. Vuole capire come si vive in questo villaggio di tremila abitanti. Gli dicono di rivolgersi al comitato rivoluzionario che si trova nel vecchio municipio: là gli daranno un buono. Durruti attraversa la piazza. E' mezzogiorno, le strade sono deserte, si vedono solo alcune donne che escono dalla chiesa con la borsa della spesa. Durruti chiede dove sta il comitato. Perché escono dalla chiesa? No, non c'è più il prete. Il prete è nei campi a lavorare la terra con gli altri contadini. Ucciderlo? E perché? Non è pericoloso. Lui stesso parla già di sposarsi con una ragazza del villaggio. E' contento della sua nuova situazione. La chiesa? Ah si, la chiesa. Hanno bruciato tutti i santi. Hanno espulso Dio, e poiché Dio non esiste più l'assemblea ha deciso di sostituire "Adios" con "Salud". Nella chiesa hanno installato la cooperativa alimentare, e siccome la collettivizzazione è totale tutti si servono della cooperativa."

giovedì 25 ottobre 2007

ed ora ... pubblicità :-)

in questo mondo libero...



Questo è un mondo libero! E ce lo fa vedere, Ken Loach. Cazzo, se ce lo fa vedere quant'è libero! Fino a fare male. Un film che si svolge con la freddezza di un documentario, quella freddezza che ti permette di non intervenire, per urlare, per metter in guardia, per aiutare. C'è tutto, questo mondo "libero", dentro il film. Ci siamo tutti. C'è quello che si rischia di diventare. C'è quello che, in qualche modo, siamo diventati. Ci sono le facce, le stesse facce che, pur diverse, vediamo intorno a noi tutti i giorni. Le facce delle vittime e le facce dei carnefici. No, non è cinema, l'ultimo film di Ken Loach. Troppo freddo, troppo reale, troppo violento. Troppo vero. Essenziali i dialoghi. Essenziale, nella sua terribile logica, il percorso che viene svolto: da vittima a carnefice, in un gioco di terribile "normalità", in cui le regole spietate che il mondo libero del titolo si è dato finiscono per modellare, attraverso una serie di scelte che riescono ad apparire orribilmente logiche, tutto e tutti. Ci mette in guardia, Ken Loach, da quello che possiamo, che rischiamo ogni giorno, di diventare. E ci avverte anche del limite che si innesca quando, appunto, l'unica scelta è quella fra essere vittime o carnefici. Anche perché le vittime più deboli, venute da lontano per farsi violentare, possono scegliere di diventare carnefici dei carnefici. Perché la forza materiale non può essere abbattuta che dalla forza materiale.

mercoledì 24 ottobre 2007

La Strada



Qualcosa è accaduto, non si sa bene cosa ma è successo. Forse con un boato, oppure assai più probabilmente in modo impercettibile, lento. Qualcosa è accaduto e niente è più come prima. Meglio non saperlo, a questo punto, com'era prima! A che serve saperlo, se ti devi muover in un paesaggio coperto di cenere, dove non riesce a filtrare più nemmeno la luce del sole, dove le città sono oramai solo cimiteri abbandonati, e le foreste, ridotte ad una selva di moncherini scheletriti, servono solo a celare bande di cannibali. A che serve sapere se il mondo è finito col botto di una guerra nucleare o se è avvizzito piano piano, avvelenato, fino a toccare il punto di non ritorno?
Sopravvissuti, o meglio (peggio, bisognerebbe dire!) "morti viventi di un film dell'orrore". Una delle poche battute dei pochi dialoghi che il libro si concede.
Un libro che racconta di un viaggio senza un posto dove poter andare!
Un padre e un figlio su una strada "americana" che ha smesso di essere la strada promessa della letteratura americana (da Jack London a Jack Kerouac), per diventare una rappresentazione di morte e disperazione. E anche il linguaggio di Cormac McCarthy senbra voler abbandonare, mestamente, la ricchezza cui ci aveva abituato, per cedere il passo - sulla strada - alle descrizioni scarne di un mondo grigio e morto. Fuori e dentro. Resta solo l'amore - fatto più di silenzi che di parole - fra il padre e il figlio, le promesse che l'uno deve mantenere nei confronti dell'altro. L'unica ragione in un mondo oramai andato oltre ogni follia possibile. Gli uomini semplici si sono mutati in cani! Il mondo si è trasformato in qualcos'altro, di incomprensibile e, apparentemente, senza via d'uscita. Nessun posto dove andare, mentre ti muovi sulla strada spingendo un carrello del supermercato con dentro le poche cose che possono servire. Un po' di cibo, un telo di plastica per ripararsi dalla pioggia gelida e una pistola. E il "fuoco".....

Cormac McCarthy - La Strada - Einaudi - 16 euri e 80 centesimi

martedì 23 ottobre 2007

Trent'anni fa, Stammheim!

Amori e Rivoluzioni



"Ci sono amori che durano il tempo di uno sguardo e rivoluzioni che vivono lo spazio di un mattino, sono forse per questo meno importanti di certi compromessi scellerati che incatenano tutta una vita?"

Gianni-Emilio Simonetti - La Suonatrice di Theremin - Derive Approdi

lunedì 22 ottobre 2007

Le figurine sono andate a ruba!



Almeno così ripetono, ad ogni occasione, gli articoli che sul manifesto di oggi parlano, per ben sette pagine, della manifestazione di sabato a Roma. Me la sono guardata sfilare, la manifestazione, stando fermo da una parte in via Merulana, dall'inizio alla fine. Ho visto sfilare di tutto, per più di due ore. Dalle sezioni di partito agli "interisti leninisti", ciascuno colle proprie bandiere, con i propri striscioni. Come dire, ciascuno con la propria identità, come testimoniavano le bandiere e gli adesivi della CGIL, esibiti con un orgoglio misto all'amor di polemica contro Epifani che aveva inoltrato la sua regolare diffida, ai manifestanti, di identicare sé stessi con il sindacato, appunto tramite simboli vari. Ed io, che di identità non ne ho, e non ne voglio avere, sono rimasto a guardare, fermo, da una parte. Ho visto passare anche Bifo, da solo, quasi di corsa, senza simboli. Fedele alla parola data sulla lista "Rekombinant", ha marciato dentro alla manifestazione "per non lasciare soli i metalmeccanici della FIOM"! Giuro che non so dire se ha fatto bene o se ha fatto male, ma quando leggo di "Pietro Ingrao, grande padre nobile riconosciuto da tutta la piazza", mi sono sentito sollevato dal mio essermi allontanato da Via Merulana, defilandomi verso via Labicana, evitando la piazza dove nei "padri nobili" ci si deve giocoforza riconoscersi, anziché ghigliottinarli!
E ripenso anche alla sintesi, attuata su un solo cartello che ho visto, fra i mille dentro la manifestazione. Recitava:
"Questo è un governo di merda, ma è il nostro governo".
Già, è il Vostro Governo! E sono anche le vostre figurine.

venerdì 19 ottobre 2007

Marxiana



La merce. Tutta la nostra vita è merce. Il tempo è merce, il denaro è merce. Quello che ci rende schiavi e quello che ci "libera". La vita è merce. "Non esiste problema" scriveva nel 1922 Gyorgy Lukacs "che non rimandi in ultima analisi a questa questione e la cui soluzione non debba essere ricercata in quella dell'enigma della struttura di merce".

CANZONE DELLA MERCE
di Bertolt Brecht

C'è del riso laggiù al fiume,
nelle provincie alte gli uomini hanno bisogno di riso.
Se noi lasciamo il riso nei magazzini,
il riso costerà loro più caro.
Allora i battellieri del riso avranno ancora meno riso,
e a me il riso costerà ancora meno.
Che cos'è di preciso il riso?
So io cos'è un chicco di riso?
So io chi lo sa?
Io non so cos'è un chicco di riso,
so solo il suo prezzo.

L'inverno, la gente ha bisogno di vestiti.
Allora si deve comprare cotone
e il cotone non metterlo in vendita.
Quando viene il freddo, gli abiti diventano più cari.
Le filande di cotone danno paghe troppo alte.
E poi di cotone ce n'è troppo.
Che cos'è di preciso il cotone?
So io cos'è un fiocco di cotone?
So io chi lo sa?
Io non so cos'è un fiocco di cotone,
so solo il suo prezzo.

Un uomo così ha bisogno di troppo cibo,
perciò l'uomo diventa più caro.
Per procurare il cibo, ci vogliono uomini.
I cuochi lo fanno meno costoso, ma
i mangiatori lo fanno rincarare.
Eppoi, gli uomini sono troppo pochi.
Che cos'è di preciso un uomo?
So io cos'è un uomo?
So io chi lo sa?
Io non so che cos'è un uomo,
so solo il suo prezzo.

Bertolt Brecht - da "La Linea di Condotta" -

giovedì 18 ottobre 2007

Siciliani



"Ammatula ca 'ntrizzi e fa' cannola
Ca lu santu jè ri mammuru je nun sura"
"Inutilmente ti pettini e ti arricci, tanto il santo è fatto di marmo e non suda"
E' - tutta in solo due versi - una "canzone di sdegno", ossia cantata contro una donna già, prima, amata. Veniva gridata, più che cantata, a volte, a notte nella campagna solitaria. Più spesso usata a mo' di proverbio, quasi di sentenza, per descrivere una situazione in cui, a chi vuol tornare all'amore (alla fiducia, all'amicizia) di prima, viene opposta la più gelida indifferenza. Non senza insinuare anche un pregiudizio scettico, rammentando il materiale di cui sono fatte le statue, nei confronti dei miracoli. Il marmo non suda, e non può sudare, né lacrimare, né sanguinare! A tale materialismo si alaccia anche l'aneddoto del contadino che sdradica un pero, il quale non ha mai dato frutti, e lo vende ad uno scultore che ne ricava la statua di un santo. E quando il contadino entra in chiesa e vede la statua sull'altare, i fedeli intorno in preghiera, non può trattenersi dal domandare: "Piru ca mai a lu munnu ha fattu pira, pira n'ha fattu je miraculi vo' fari?" (Pero che mai al mondo ha fatto pere, pere non hai fatto e vuoi fare miracoli?)
"Santa Campana, stuccaci li vrazza a cu ti sona" (Santa campana spezza le braccia di chi ti suona), del resto è un "augurio" che tutt'ora, la domenica mattina, affiora alle labbra di chi vede fugare quel sonno pregustato la sera prima, dopo una settimana di "sonno corto" e di lavoro.
Ma c'è anche l'estremo di "Scinniri di la cruci" (Tirar giù dalla croce) a figurare la più distruttiva maldicenza, quella che mette sottoterra la reputazione di una persona. A negare, in un sol colpo, la pietà (quella di Giuseppe d'Arimatea che depone Gesù Cristo dalla croce) e la fede nella resurrezione, fino a trasfigurarla nella più nera delle detrazioni.
Blasfemi e ironici.
Siciliani!

mercoledì 17 ottobre 2007

Pezzi di Ricambio



Un disco ... meravigliosamente datato. Sembra di tornare a sentire un vecchio amico. Appena parte il primo pezzo, "Jackknife", per un attimo mi chiedo se abbia messo per sbaglio un cd di Kristofferson! Ma via via che i pezzi si succedono, come un respiro, riconosco il profumo di Willie Nelson in "A perfect world", e Merle Haggard e Waylon Jennings. Vecchi amici, per l'appunto. Non per niente, il disco, si chiama "Byrd's Auto Parts". Un bebutto che suona come il coronamento di una carriera. Jon Byrd si muove a proprio agio fra cover, come "Don't Let Me Down" dei Beatles, diventata prodigiosamente una canzone americana, e brani originali, perfetti come canzoni dall'antico sapore. La voce convincente è sorretta dal suono di una telecaster su cui si muovono delle dita decisamente "consumate".
Un debutto suonato e cantato da un veterano!
E' riuscito a farmi tornare indietro, agli anni in cui stavo ancora scoprendo una musica piena di sorprese.
Questa la tracklist:

1. JACKKNIFE (j. byrd) 4:03 ~~ 2. REPUTATION (j. byrd) 3:28 ~~ 3. IN A PERFECT WORLD (g. simmons/m. miller) 3:51 ~~ 4. FREIGHTLINER FEVER (t. lankford) 2:48 ~~ 5. DON'T LET ME DOWN (j. lennon/p. mccartney) 3:26 ~~ 6. BE REAL (d. sahm) 2:33 ~~ 7. STAY (j. byrd) 3:35 ~~ 8. (WHEN YOU'RE ON) THE LOSING END (n. young) 4:50 ~~ 9. MARK MY WORD (d. primm) 2:52 ~~ 10. ONE FINAL ROUND (j. byrd) 3:14 ~~ 11. BLISTERED (b. wheeler) 3:20

Il significato del titolo del disco (i pezzi di ricambio per auto) - spiega Jon Byrd - proviene dalla piccola attività che i suoi genitori hanno svolto per gli ultimi 35 anni in Alabama. Ma vuole anche riflettere, in qualche modo, sulla possibilità di tenere insieme una band. Molte bands si sciolgono, ed una band che trova il modo di sopravvivere è perché viene messa insieme con cura e con amore. Deve sottostare ad una precisa e regolare manutenzione, e abbisogna ogni tanto di qualche pezzo di ricambio che le permetta di continuare a correre!

Jon Byrd - Byrd`s Auto Parts

martedì 16 ottobre 2007

Geografie



Secondo i geografi esistono due tipi di isole. (...)
Le "isole continentali" sono delle isole accidentali, derivate; sono separate da un continente, nascono da una disarticolazione, da un'erosione, da una frattura, sopravvivono all'inabissamento di ciò che le tratteneva. Le "isole oceaniche" sono delle isole originarie, essenziali; talvolta sono costituite da coralli, e si presentano come un vero organismo, talvolta sorgono da eruzioni sottomarine, e diffondono nell'aria libera i movimenti del fondo; alcune emergono lentamente, altre invece spariscono e poi riappaiono, senza lasciarci il tempo di annetterle. (...)
Ma tutto quello che la geografia ci dice sui due tipi di isole, l'immaginazione lo sapeva già per conto proprio e in altro modo. Lo slancio che spinge l'uomo verso le isole riprende il doppio movimento che produce le isole stesse. Sognare le isole, non importa se con angoscia o con gioia, significa sognare di separarsi, di essere già separati, lontani dai continenti, di essere soli e perduti - ovvero significa sognare di ripartire da zero, di ricreare, di ricominciare. Ci sono isole derivate, ma l'isola è anche ciò verso cui si va alla deriva, e ci sono anche isole originarie, ma l'isola è anche l'origine, l'origine radicale e assoluta. (...)

Gilles Deleuze - Cause e ragioni delle isole deserte - (L'isola deserta e altri scritti - Einaudi 2007)

lunedì 15 ottobre 2007

Bisogna saper scegliere in tempo ...



Il week-end romano comincia bene, all'ESC. C'è la presentazione del libro dei De Caro, "La sinistra in guerra", pubblicato per le edizioni Colibrì. Una sorta di dizionario che, sotto voci più o meno consuete, da "terrorismi" a "vivacità", mette a nudo tutto il bestiario che, a partire dalla caduta del muro di Berlino, ha contrassegnato gli ultimi decenni. Guerre buone, guerre umanitarie... Qualcuno, dal pubblico, legge una "perla", a firma Bertinotti, dove si sostiene la bontà intrinseca della bomba sganciata a Hiroshima, contrapposta alla malvagità intrinseca dei campi di sterminio nazisti. Bertinotti come Truman!
"Luccicanti", gli interventi introduttivi di Augusto Illuminati (che ha recensito il libro su "Alias") e di Marco Bascetta che mettono la questione sui piedi, e non solo per quanto attiene alla "guerra esterna" (Kosovo, Iraq, Afganhistan e navi cariche di clandestini) e per quanto attiene alla "guerra interna" (Genova e, soprattutto, Napoli). Il punto è posto sulla psicologia del cittadino (ed elettore di sinistra) che vive sé stesso come vittima. Vittima potenziale di rapinatori, di lavavetri, di disturbo della quiete, di degrado e chi più ne ha più ne metta. Un cittadino, ed un elettore, in tutto e per tutto simile a quello sceso sabato in piazza, sempre a Roma, a chiedere meno tasse e più sicurezza. Un cittadino, ed un elettore, del tutto simile (sempre sabato, mentre tornavo in metropolitana dall'essere stato al cinema a vedere lo splendido "Stardust") a quello che salito sul vagone con tutta la famiglia, le aste delle bandiere innalzate alla manifestazione ancora in mano. Il ragazzo nero che era davanti alle porte, dopo essersi spostato per lasciarli entrare, si è mosso verso di lui (al fine di ottenere un equilibrio migliore) che si è vistosamente allontanato. Ci siamo guardati, io e il ragazzo. Al suo sorriso, ho risposto sorridendo e scuotendo il capo. Poi, prima che io scendessi, ha sorriso ancora e mi ha augurato buona fortuna. Mentre gli restituivo l'auspicio, ho ripensato ad una scritta, letta tempo fa su un muro (uno di quei gesti criminali, come li definisce il sindaco di Roma, uscente verso più fulgidi destini):

"EXTRACOMUNITARI SALVATECI DAGLI ITALIANI!"

venerdì 12 ottobre 2007

Ricordare



"Mia madre è anche peggio. Voglio dire, lei riesce a malapena a ricordarsi di me, e le dimensioni del suo oblio sono davvero infinite. Io almeno ricordo di lavarmi i denti, di mangiare e di vestirmi. Lei invece ignora anche queste cose. Mi ricordo di evitare il dolore, di non tormentare la mia pelle, di coprire un taglio con un cerotto così che il sangue non schizzi dappertutto. E mi ricordo anche di respirare, di deglutire e di muovermi. Insomma se ammetto di non ricordare granché, mia madre mi fa notare che c'è molto di più da dimenticare. Alla fine, so benissimo che dimenticherò tutto. L'oblio ha sempre la meglio sulla memoria."


Bill Ayers - Fugitive Days (memorie dai Weather Underground) - Cox 18

giovedì 11 ottobre 2007

La stessa sostanza di cui è fatto il fumo delle ciminiere...



Mentre scrivo, ancora ignoro quali siano i risultati della consultazione avviata dai sindacati, nei luoghi di lavoro e nelle sedi confederali, a proposito dell'accordo, con il governo, sul "welfare". Come al solito, prima di concedere il voto, hanno avvertito - "E' così, o morire!". Mentre, inrealtà, è sempre "è cosi e morire". Non importa il risultato della votazione. E' così. Sono venticinque anni che ci raccontano la storiella del "patto sociale", ora con questo ora con quello. Quando, invece, è proprio la società quella che ha smesso di esistere. Non credo di avere alcun obbligo ... sociale! In uno stato di eccezione, come quello in cui viviamo, dove si fanno leggi che mettono la polizia, la magistratura, le amministrazioni al di sopra delle leggi, l'unico dovere è ...evadere. Disertare, ma tenendosi le armi per garantirsi la sopravvivenza. C'è ancora chi si sta chiedendo se si debba, se si possa, far cadere un governo di "sinistra". Le peggiori tragedie, per la classe, nel XX secolo, sono avvenute proprio per la resistenza, se non l'incapacità, a far cadere simili governi. Da Madrid a Budapest.
"Questa manifestazione può essere disturbata, ma non può essere impedita!" - così blaterava tale Luciano Lama all'Università "La Sapienza" di Roma. Era il 1977, febbraio. "Noi non fumammo con lui. Non era venuto in pace"!

mercoledì 10 ottobre 2007

Una città senza fiumi!



Drew de Man. E chi cazzo è?
Mai sentito prima, eppure sul sito di "Miles of Music" viene paragonato a Ryan Adams!
Leader di una piccola formazione, i "No River City" (un nome decisamente suggestivo per una band) ha inciso, insieme al suo gruppo, un piccolo risplendente e inestimabile gioiello. "Wolves and Fishes". Sorretto da quei famosi "tre accordi e la verità", il disco si dipana in tutta la sua bellezza acustica, ti avvolge e ti trascina, ti chiude gli occhi e ti fa sognare lontano. Ci sono dentro i "musicisti morti", come Gram Parsons, e i musicisti vivi, come Neil Young, a fare da guida. Più country che rock, è una musica ideale per un solitario venerdì sera! Storie di provincia profonda condita di amori finiti male, però dispiegati su un tessuto musicale di una semplicità disarmante. Lunghe ballate che sembrano non finire mai e che, quando finiscono, ti sono sembrate di una brevità straziante. Come nella conclusiva "Dissolved in your Whiskey". E nella stupenda "Jacy Farrow". Pensate, una canzone dedicata a una delle protagoniste de "L'ultimo spettacolo" (Bellissimo libro di Larry McMurty e splendido film di Peter Bogdanovich)!

martedì 9 ottobre 2007

Andateci da soli a vedere (che a me fa schifo linkarlo)



Viene chiamata "anti-politica", ma forse sarebbe benne tornare a chiamarla "a-politica", e chiamare "loro" a-politici, come usava qualche anno fa, assumendo come vera la qualifica (di apolitici, per l'appunto) che i fascistelli di turno si attribuivano, nel loro tentativo di fare proselitismo fra chi fascista non era (o, almeno, non credeva di esserlo). Beppe Grillo è senz'altro apolitico, in tale accezione, ed apolitico lo è altrettanto il suo "blog". La traiettoria è la solita, ché - per dirla con "l'ecclesiaste" - non c'è niente di nuovo sotto il sole. Si comincia con ecologia e salutismo, poi si passa alla richiesta di legalità, sicurezza e certezza della pena per approdare, infine, al più bieco razzismo. Senza dimenticare di cianciare - nel mezzo - di patria e di sacri confini. I rom (con cui viene identificata, artamente, tutta la popolazione rumena: sapete, non esistono rom ungheresi o rom italiani e, soprattutto non esistono rumeni che non siano rom; l'ha detto Grillo!) sarebbero un pericolo, una mina innescata, una minaccia che non è stata vanificata quando si poteva, chiedendo una moratoria per l'ingresso della Romania in Europa. E sarebbero un pericolo, naturalmente, soprattutto per le fasce più deboli: operai, anziani, donne; per non parlar dei bambini. Allo stesso modo in cui "l'ebreo" era un pericolo per le fasce più deboli - pari pari - della popolazione tedesca. Il nemico! Non riesco ad esprimere il disgusto che provo, con le parole. "Razzista", non serve come termine. Dovrei riuscire a pronunciarlo nello stesso modo in cui, una volta, tempo fa, lo sentii uscire dalle labbra di mia madre quando mi chiese, a proposito di un'aggressione ai rom avvenuta a Firenze, se i fiorentini fossero razzisti. Lo disse con lo stesso tono, paradossalmente, con cui - io bambino - le ho sentito pronunciare la parola "tedeschi". Ma lei, di tedesco, aveva conosciuto solo le truppe naziste!

lunedì 8 ottobre 2007

Mescalito



"Ho cominciato a suonare quando avevo 17 anni e vivevo sul confine col Messico" - rammenta Ryan Bingham - "Mia madre mi aveva regalato una chitarra quando ero ancora bambino, ma non l'avevo quasi mai suonata troppo, anche se era sempre davanti ai miei occhi, appesa da qualche parte. Poi ci fu un tipo che abitava accanto e che suonava musica "mariachi". Ne ero affascinato, e passavo molto del mio tempo a bere whiskey con lui e guardarlo suonare. Poi mi ha insegnato qualche accordo e la cosa mi ha catturato. Da quel momento non ho più messo giù la chitarra."
Il resto lo hanno fatto tutti quei dischi che giravano dentro il Jukebox dell'Halway Bar, di proprietà dello zio, vecchi dischi degli anni '50 e '60.Da Bob Dylan alla Marshall Tucker Band. Tutta questa "tradizione" finirà su un nastro che nel 2005 verrà pubblicato in CD, un CD che attirerà l'interesse di Terry Allen (lo paragonerà a Woody Guthrie e ad Hank Williams) e di Joe Ely (affermerà che le storie raccontate da Bingham colpiscono come un uppercut al mento e danno una possibilità alla verità).
"Mescalito", prodotto da Marc Ford (chitarrista dei Black Crowes) per la "Lost Highway", è l'ultima prova tangibile di quanto siano corrispondenti al vero gli apprezzamenti espressi da Ely e Allen. Quattordici canzoni (pù una "traccia fantasma") in grado di raccontare una storia di "musica delle radici" a 360 gradi, arricchita da una voce roca, profonda e cangiante, in grado di passare dal blues di "Take it easy mama" al mariachi di "Boracho Station". Un pezzo come "Sunshine" avrebbe fatto la sua porca figura su "Nebraska" di Springsteen. "Long way from Georgia" bellissima, ti cattura e ti fa viaggiare con la mente e col cuore. Ma tutto il disco è una miniera di scoperte da fare, e da rifare, giocato su una musica senza tempo, e nuova allo stesso tempo.
"Per me, fare musica è come fare una conversazione con qualcuno" - ha detto Ryan Bingham. Ed è una gran bella conversazione

venerdì 5 ottobre 2007

brindisi (con tequila)



E' un vecchio brindisi irlandese! Ne sono venuto a conoscenza per caso, leggendo a proposito del nuovo film di Sidney Lumet, "Before the Devil Knows You are Dead". Ho pensato di estendere il "toast" a ciascuno di voi che, assiduamente o saltuarmente, venite a farmi visita, lettori occasionali - capitati qui per isbaglio - compresi.

"Che tu possa passare almeno mezz'ora in paradiso, prima che il diavolo venga a sapere che sei morto"



in edicola!



"Un giorno, mentre mi recavo al lavoro in automobile, mi sono trovato posseduto da un'idea per una storia di fantascienza: un'utopia libera dall'aggressività, una condizione idilliaca permessa da un singolare tipo di intervento tecnologico (I cittadini si collegano direttamente ai televisori, il che permette loro di visualizzare, e quindi sfogare, le più violente fantasie). Ero un obiettore militante alla guerra del Vietnam e volevo dipingere il pacifismo come una visione del mondo robusta, rigorosa, e creativa; la mia risposta a quei buoni a nulla di Eloi di "La Macchina del Tempo" di Wells. Il risultato è stato il mio primo romanzo, "The Wine of Violence".
- Così in un intervista, James Morrow parlava del suo primo romanzo, scritto nel 1977 e pubblicato nel 1981, che è in edicola in questi giorni su "Urania" con il titolo "Gli Orrori di Quezitalia". I temi sono quelli ricorrenti in tutta l'opera di Morrow, da "L'ultimo viaggio di dio" (Towing Jeovah), a "Storie della Bibbia per Adulti", a "Il ribelle di Veritas"(City of Truth): religione, morale ed etica, che, nei suoi romanzi fra il satirico ed il grottesco, mostrano, in un gioco di dissimulazione il rovescio della medaglia.
In questo romanzo, una spedizione spaziale fa naufragio su uno strano pianeta. Quetzalia, felice mondo d'utopia dove tutti sono pacifici e dove la vita si svolge ordinata e senza scosse. La città è quieta e ben protetta da un fossato.... Ma cosa scorre in quel fossato? Strano pianeta, Queztalia. Dove l'amore non salva nessuno, dove la tolleranza è una condanna senza appello..... e ancora non è niente!
Morrow scrive nella sua prosa, ispirata all'opera di Vonnegut, "levigando ogni frase fino a che brilli". E scrive un libro che, come tutti gli altri da lui scritti, diventa una preziosa esperienza, un nuovo punto di vista. E ce n'è bisogno!

James Morrow - Gli Orrori di Queztalia - Urania n° 1527 - pag. 314 - 3 euri e 60.

giovedì 4 ottobre 2007

croci



"La crudeltà è inseparabile dalla storia dell'umanità, in particolare dai duemila anni in cui regna una civiltà che si è posta sotto il segno di uno strumento di tortura.
La croce che, bene o male, tutta l'Europa porta, questo strumento di sofferenza così semplice e geniale nella sua semplicità, perfettamente adatto alla fisiologia degli umani nella sua forma concreta e alla loro psicologia nella sua traduzione dottrinale, la croce ha proseguito il suo cammino negli altri popoli sotto altre forme che riportano tutte a quella: la crudeltà fondatrice. Perché il successo materiale della nostra civiltà, la sua capacità di creare degli oggetti e di farli circolare hanno imposto dappertutto come un'idea vincente l'idea della crudeltà necessaria."

Serge Quadruppani - In fondo agli occhi del gatto - Marsilio - 13 euri

mercoledì 3 ottobre 2007

Il Bandito e il Poeta



Non so chi sia Luigi Balocchi, se non per le note nel risvolto di copertina del suo libro edito da Meridiano Zero, dove si parla, al volo, del suo breve "curriculum", e dell'appartenenza ad un gruppo di ricerca linguistica da lui stesso fondato. "La Brasca". E credo che il linguaggio che informa il bel libro che ho fra le mani provenga anche da lì. Strano, quasi curioso, eppure coinvolgente. Trascinante, ti porta con sé, ma non tendendoti per mano, bensì facendo ruzzolare quasi come farebbe un torrente in piena, sbattendoti contro quello che si viene a trovare nel suo percorso. Rocce, rami e pezzi d'albero che la corrente stessa ha catturato. "Il Diavolo Custode".Parla di banditi e di anarchici (più spesso e l'una e l'altra cosa insieme), di vagabondi, di sognatori, di vino e di donne. Parla di quel Sante Pollastri, reso celebre dalla canzone di Luigi Grechi, "Il bandito e il campione", portata al successo da Francesco de Gregori (cui viene inopinatamente attribuita anche nel retro di copertina del libro). Parla di Renzo Novatore, nato Abele Ricieri Ferrari in quel di Arcola, provincia di La Spezia, poeta e anarchico individualista. Nel libro, come in un film, prendono forma e colore aie e cascine, filande e "La Frascheta", il bosco degli antichi briganti nei pressi di Novi ("la sovversiva"). Un libro che ci porta nell'Italia di Bresci. E del barbera...

Luigi Balocchi - Il diavolo custode - Meridiano Zero - 14 euri

martedì 2 ottobre 2007

Contro il Giorno



Dovessi dire il vero motivo, non saprei farlo. Non credo di conoscere la vera ragione per cui mi metto a sedere davanti al mio vecchio portatile e, dopo aver aperto un editor di testo - "mousepad" - che gira sotto Xubuntu, mi dispongo a scrivere quel che poi, dopo aver trasferito su una penna usb, domattina pubblicherò sul blog! Già, il blog. Potrei continuare a leggere lo splendido "In fondo agli occhi del gatto" di Quadruppani e, invece, dopo aver sistemato l'armadio (era troppo tempo che rimandavo l'operazione di disfarmi di un po' di vestiario inutile!) sono qui davanti allo schermo, a cercare di scrivere a proposito di un libro che - in qualche modo - ancora non c'è. E' di uno scrittore "fantasma". Il libro, "Against the day", è uscito alla fine dello scorso anno negli Stati Uniti, intorno al "giorno del ringraziamento", per l'appunto. L'autore, il "fantasma" di cui parlavo prima, è Thomas Pynchon, il quale di sé stesso lascia conoscere solo i suo libri, quel che scrive. A parte una'apparizione, in veste di "cartoon", in un episodio dei Simpson! Il libro - veniamo al libro - se tutto va bene, verrà tradotto nel 2008, approssimativamente. Ed è già stato "massacrato" dalla critica statunitense, più o meno com'era avvenuto a suo tempo con "Vineland", dove si muoveva quel Zoyd Wheleer che è un discendente della famiglia Traverse, dinamitardi anarco-sindacalisti e cowboy, che in "against the day" attraversano (appunto) la storia americana dal 1893 agli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale. Per 1085 pagine! Ma non c'è solo la Storia (con la esse maiuscola) che c'è stata; c'è anche la storia che avrebbe potuto essere. Quella che ciascuno non ha vissuto, se non nei propri sogni. Il resto credo sia inenarrabile, se non da Pynchon stesso e solo grazie agli "amici dell'azzardo", cavalieri del nulla che girano sul loro dirigibile "Sconveniente", attraversando pianeti, dimensioni, ipotesi, storia e fantasia. Fino a leggere e ispirare la vita di ciascun personaggio. Dandoci la giusta prospettiva, dalla giusta distanza. Insieme alla necessità di combattere il gioco della vita, in ogni pur esigua possibilità, inseguendo l'impossibile. Senza illusioni e senza mai abdicare al sogno. Dove è solo possibile immaginare, e mai prevedere.

lunedì 1 ottobre 2007

Fulminante!



Il libro, fresco di stampa, l'aveva in mano Federico quando sabato sera ci siamo trovati al "Los Nopalitos" "Ristorante Messicano y Tequilera". Mi ha detto subito che gli era molto piaciuto, e che ne avrebbe parlato nel suo blog. Gli ho dato un'occhiata, al libro, prima di cenare. E le frasi sottolineate a matita hanno subito reclamato la mia attenzione, colpendomi. Così ieri l'ho comprato e sul treno, la sera, l'ho divorato. Mi limito a citarne - più sotto - un breve periodo che, a mio avviso, lo sintetizza. Nel mentre, ne propongo anche l'antitesi, accennando al fatto che, intanto, sull'inserto mensile del manifesto, "Fuori Luogo", Sergio Segio esordisce, su un editoriale a proposito di Beppe Grillo, attribuendo a Woody Allen la battuta più celebre di Groucho Marx (quella che afferma non voler mai far parte di un club che contasse lui fra i suoi membri!) e conclude, affermando - apodittico - "Dimmi chi è il tuo nemico e ti dirò chi sei". Vabbé, la smetto qui che mi viene il voltastomaco!

"La memoria non si custodisce né si condivide, la si attiva selettivamente nei suoi aspetti opachi e scomodi per estrarne elementi di comprensione e intervento per il presente. Di guardiani o guardoni della memoria occorre diffidare: hanno sempre qualcosa da nascondere. Che una generazione massacrata sappia far proprio il motto che sfacciatamente Marianne Faithfull mette a epigrafe della sua autobiografia:

Never apologize, never explain
Mai chiedere scusa, mai giustificarsi."

Augusto Illuminati - Percorsi del '68 - Il lato oscuro della forza -
Derive Approdi - 12 euri.