giovedì 6 dicembre 2007

I figli delle vittime



Ho fra le mani un vecchio libro - vecchio??? - del 1977. L'ho ripreso in mano per farne delle fotocopie da dare a un nuovo amico che sta scrivendo anche lui un libro (il suo secondo) su certe persone che in quegli anni hanno attraversato (termine riduttivo, ma non me viene un altro) la mia vita.
L'autore (del libro del 1977), Alessandro Silj, nato a Roma nel 1935 - così riportano le note di copertina - è stato, all'epoca, autore di un romanzo e di numerosi saggi, è stato ricercatore ad Harvard e funzionario internazionale a Bruxelles e a Washington e collaboratore di giornali come "Le Monde" e "La Repubblica" e riviste come "L'espresso". Non certo un pericoloso estremista!
Ma si possono leggere cose che oggi nessun quotidiano (nessuno! nessuno escluso.) o rivista osa riportare nelle proprie pagine; e questo non perché questo nostro "bel paese" sia cambiato più di tanto, se non nella sua stampa, nella sua verità.
Vi si può leggere, parlando di strutture totale e di Giovanni Senzani,di quando, ancora giovane "aclista" torinese, stava svolgendo un'inchiesta che poi sarebbe stata pubblicata per "Jaca Book" con il titolo "L'esclusione anticipata". Parla delle condizioni di vita dei ragazzi figli di genitori ricoverati in manicomio che venivano rinchiusi nello stesso tipo di istituzione e "rieducati" con gli stessi metodi. All'epoca c'erano 118 istituti di rieducazione, di cui 40 gestiti dallo stato e gli altri da laici o enti religiosi convenzionati con il ministero della Giustizia, che controllavano cinquemila fra ragazzi e ragazze. Le condizioni di vita? Celle di isolamento per futili motivi, calci nei coglioni e altri maltrattamenti, mancanza d'acqua, di riscaldamento e servizi igienici. Dimenticati dal mondo esterno e sodomizzati dai compagni più anziani, il tentativo di suicidio era di "gran moda" come unico mezzo per strappare un po' d'attenzione ai gestori degli istituti. Quando Senzani trovò ottanta bambini fra i sei e i nove anni rinchiusi nella "Villa Nazareth" di Ostuni, e volle parlare col direttore, si sentì rispondere che "a cinque anni, il bambino pugliese è già delinquente".
E poi, direttori di manicomi che hanno fatto morire uomini e donne per averli costretti in un letto di contenzione per trenta e più giorni di fila e senza inturrezione, lasciandoli marcire nei propri escrementi.
Ah, a proposito, i manicomi criminali esistono e sono ancora in vigore in Italia.
Quello che non è in vigore è altro. Nemmeno quel tanto che, in quel lontano 1977, era rimasto un poco in vigore.
Adesso ci sono i figli delle vittime (le uniche legittimate ad esserlo, vittime).
E si potrebbero risentire!

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