martedì 27 novembre 2007

Le porte grigie del potere



Ci sono delle porte, grigie, dove lavoro. Ce n'é più d'una ad ogni piano e servono a separare, a delimitare, a dividere. Queste porte, quando è stata fatta la suddivisione del vecchio palazzo delle imposte in due uffici, due agenzie delle entrate, ciascuna con competenze territoriali diverse, però nello stesso immobile, servivano semplicemente a dire che qui finisce un ufficio e là ne comincia un altro. Nient'altro. Le porte venivano superate - è successo per anni - e da una parte e dall'altra, in entrambi i sensi. Si faceva forza sulle maniglie anti-panico e si risparmiavano parecchie decine di metri, ed a farlo era sia chi ci lavorava, negli uffici, sia che ci veniva per altri motivi, non certo per divertimento!
Poi, un giorno, da qualche parte, alla direzione regionale, decisero che era l'ora di farla finita. Così. Le porte dovevano essere "allarmate" e nessuno doveva attraversarle per diporto, ma solo nel caso di un reale pericolo. Così avvenne che il personale degli uffici "insorse" e la direzione regionale dovette venire a più miti consigli. Il progetto di allarmare le porte fu abbandonato, i fermi (quelli che si sarebbero rotti ad ogni apertura di porta) vennero rimossi (tanto erano già rotti!) e si stabilì che il transito dei dipendenti era ammesso. Ma non quello dei "clienti" (già contribuenti). A questo punto, qualsiasi persona sensata alzerebbe le spalle sorridendo all'idea che si potesse avverare tale discriminazione, e invece...
Invece - e adesso sono anni - si trova sempre qualche volenteroso pronto a rincorrere il malcapitato e a sbattergli sul muso il divieto improvvido! E qui, vien da chiedersi come sia possibile che della gente che non ha alcun interesse insegua il potere, ne elemosini il ruolo?
Come se il potere fosse così diffuso da non coincidere necessariamente con l'interesse. Ogni sorta di categoria viene invitata ad esercitare poteri polizieschi. Nella forma più arcaica, più puerile, più infantile. Quasi fosse la lotta del bene contro il male, dell'ordine contro il disordine.
Ecco, forse è questo che bisogna fare: riuscire a lottare contro tutte le forme di potere, laddove si è ad un tempo oggetto e strumento del potere.
Come se fossimo in una prigione...

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