lunedì 13 agosto 2007

Un Conto Personale



Ci sono dei film che riguarderesti sempre, ogni qual volta se ne dà l'occasione, ogni volta che ne hai il tempo e non hai altro da fare. Pigramente, smetti di cambiare canale e ti lasci andare a ri-guardare "Lo Squalo" per l'ennesima volta. Come ieri sera. E ancora una volta cerchi di disvelarne il meccanismo, provi ad estrapolare il nucleo della storia, almeno quello che per te è il nucleo! Quel che nella storia ti affascina, il pezzo del film che aspetti tutte le volte di poter rivedere.
Credo che sia così, più o meno, per tutti i film che si amano. Una parte, o due al massimo, più o meno lunga, che nella tua testa risolve, spiega tutto il film. Come in un gioco di citazioni da antologizzare. E ne "Lo Squalo" è il gioco dell'amicizia virile che si costruisce fra i tre uomini, a partire dal viaggio in barca. Durante la caccia. E non sono gli interessi comuni, a far da collante e a ricomporre i dissidii, bensì il lavoro comune. Il lavoro collettivo, insieme all'alcool e alla musica. Non c'è niente da fare, bisogna cantare insieme, dopo aver bevuto e mostrato ciascuno le proprie cicatrici. E i tatuaggi. Perché i tatuaggi, come le cicatrici, sono i segni indelebili della memoria. Anche il tatuaggio che si prova inutilmente a cancellare, come il nome della "Corazzata Indianapolis" che Quint/Robert Shaw reca sul braccio. Il suo conto personale con lo squalo. Perché il conto, quello vero, col nemico, è sempre e soprattutto un conto personale

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Lascio qui un segno del mio periodico passaggio.
Anche a me piacciono lo Squalo e l'osservazione di certi tratti distintivi dell'amicizia virile.
Non avevo però mai connesso le due cose, probabilmente distratta da altre "letture".Vedo che il tema dell'amicizia ricorre nelle ultime riflessioni.In certi casi niente serve, hai ragione....ma un po' di solidarietà da un' affezionata lettrice,non dovrebbe comunque guastare.
Buon prosieguo
Tiziana

BlackBlog francosenia ha detto...

Certo che non guasta! E la solidarietà,e l'affezione.
Quanto all'amicizia, virile in questo caso, è sufficiente lasciare che perda l'aggettivo. Basta poco. Una quota, uno scatto di distrazione, e la virilità (o virilismo che sia) va a farsi fottere. E allora ci guadagniamo tutti! :-)

salud

Anonimo ha detto...

Tra l'altro la decisione di illustrare il post sul fattaccio proprio con quella Giuditta, mi ha colpita.Ho visto quel dipinto il giorno antecedente la data del post.Non credo alle coincidenze ma, se tanto mi da tanto, la solidarietà potrebbe concretarsi in astensione dalle visite ai musei, quantomeno nei periodi critici.Basta saperlo.Poi siccome i lettori affezionati sono anche un po' morbosi,qualora ci fossero evoluzioni nella vicenda - abbracci di riconciliazione tra le postazioni o minacciosi inseguimenti brandendo il toner - non sarebbe male riceverne cenno.Affezionati,morbosi e pure esigenti.
Che strazio 'sti lettori.
Buona giornata.
Tiziana