venerdì 15 giugno 2007

Destin/azioni



Mi è capitato di leggere "Un destino ridicolo", libro scritto a 4 mani da Fabrizio De André e Alessandro Gennari. In ritardo l'ho letto, grazie ad un'amica che me lo ha gentilmente prestato. Avevo delle perplessità e dei pregiudizi che mi avevano impedito, all'uscita del libro, di comprarlo e di leggerlo. Sbagliavo. Il libro merita la lettura, e, come tutti i libri che valgono la pena di essere letti, riesce a far crescere delle domande e ad instillare dei dubbi.
C'è molto di Fabrizio De André, in questo libro. O perlomeno, mi piace pensarlo.
Stuzzica la curiosità. Spinge a cercare di ripartire le "responsabilità" fra lui e Alessandro Gennari. Chi ha scritto che cosa, in quel libro? Verrebbe facile assegnare a ciascuno le fotografie delle rispettive città di appartenenza. Ma forse anche in questo non è difficile vedere un gioco di rimando, come se il mantovano descrivesse Genova e il genovese Mantova. Chissà, forse.
Ma più che i luoghi, sono i personaggi che affascinano. Ci parlano di De André, più che di Gennari. Almeno credo.
Chi sono Bernard e Carlo? Due facce della medesima persona? Il rivoluzionario divenuto malavitoso, intorno cui fioriscono leggende. Bernard che vuole fare un colpo per realizzare il suo sogno. Un sogno rimasto intatto, passato indenne attraverso splendori e miserie.
Chi è Bernard? Forse l'unico personaggio del mazzo su cui vale la pena scrivere un libro?
Carlo, il protettore, innamorato di un'idea di donna per cui sarebbe capace di tutto. Carlo che in vita sua ha letto solo i fumetti di Tex Willer! Violento e dispotico con Veretta, gentile e celestiale con Maritza. Le due donne del libro, Veretta e Maritza. Non esauriscono certo il discorso sulla donna, in De André. Ma servono a mettere a nudo gli uomini del libro. Sono le uniche donne, salvo una fugace apparizione di Edith Piaf.
E Salvatore. Salvatore, la concretezza e la semplicità. Salvatore, la Gallura. Qualcosa che Carlo e Bernard non saranno mai. Salvatore che vince perchè, come nel film "I magnifici 7", i Salvatore
vincono sempre. Perchè sono la "terra".
Che sia un western, "Un Destino Ridicolo"?
E poi ci sono Fabrizio ed Alessandro. Ma forse non sono i "veri" Fabrizio ed Alessandro. Anche se Fabrizio canta "bocca di rosa" ed Alessandro ha scritto un libro su Bernard.
Si c'è tanto di Fabrizio De André in questo libro.
La conoscenza della violenza, quella a viso aperto, della rissa col "Vikingo". La violenza di Carlo e la violenza di Salvatore. E altre violenze.
Ci sono i "processi al cantautore". Quelli degli anni settanta. Quelli che fecero scrivere "l'Avvelenata" a Guccini e fecero scendere De André dal palco!
C'è perfino la critica del "capitalismo"! Realizzata attraverso un discorso sulle donne. Le donne, l'anello debole, quelle che di solito "sposano dei pezzi di merda"; le donne, sempre fra bracciantato e prostituzione.
C'è tutto questo. Quello che io ci ho visto, e tante altre cose che, presumibilmente, non ho visto.
A me piacerebbe sapere da dove, e da chi soprattutto, nasce la scena della rissa. Capire chi ha partorito il periodo....

"..........sentì dietro di sè una voce familiare rispondere con durezza
consonantica: 'Perchè? Cosa gli fai altrimenti?' "

Non credo che fosse un "romanzo" quello che, almeno io, cercavo in quelle pagine. Non mi sono disposto a leggere "Un Destino Ridicolo" come sono solito fare quando prendo in mano un libro.
Non l'ho chiuso come faccio con altri libri, soppesando se il tutto avesse funzionato a dovere. Diciamo pure che l'ho sfogliato, "i miei occhi come due cani", alla ricerca di un qualcosa che non sapevo nemmeno io cosa. Conferme? Intuizioni? Tracce? Questo, certo. Ed anche tutto il resto.
E penso che il libro mi ha dato quello che chiedevo. Niente di più. Niente di meno.
"Un destino ridicolo", io non l'ho letto.
L'ho fatto suonare, come una canzone.

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