lunedì 2 aprile 2007

Uomini



Da bambino, a 11 anni, era già ossessionato dai numeri, dalle somme, dalle divisioni. Ed era anche un minatore, con già quattro anni di esperienza. Lavorava dodici ore al giorno, sei giorni la settimana. I numeri, dicevo. Aveva imparato a contare da solo, usando pezzi di carbone sull'impiantito di cemento di una pista da ballo. E, per contare, aveva creato un proprio sistema numerico, in base cinque (quando qualche anno dopo, cercò di mostrarlo ad un maestro di scuola, mandato dal sindacato, questi gli disse che era pazzo; e Tomàs Fernandez dovette imparare di nuovo, con gli altri, in base dieci!).
A 17 anni, quando erà già il minatore, in tutte le Asturie, più veloce a fare una moltiplicazione, si sposò. E, sempre nello stesso anno, partecipò allo sciopero generale, così passò tre mesi in prigione. In carcere lesse molto: I Miserabili di Victor Hugo (sei volte), Germinal di Emile Zola e Le dodici prove dell'inesistenza di Dio di Sebastian Faure (sei volte). Ne usci convinto che bisognava organizzarli meglio, gli sioperi, e che doveva pur esistere qualcosa che andava oltre la divisione a undici cifre.
Tomàs era nato col secolo, e questo gli causava un solo rammarico: l'essere quasi sicuro di non poter vedere l'anno 2000, quando gli uomini sarebbero arrivati sulla luna, ed il socialismo avrebbe dominato sul pianeta.
Nel 1925, all'uscita di un'assemblea sindacale, gli sgherri del marchese di Gomillas gli spararono. Tomàs reagì, sparando a sua volta, e colpì ad un occhio uno degli aggressori, col risultato che a quest'ultimo l'impresa diede una medaglia, e lui venne rinchiuso in carcere per sette mesi.
Quandò uscì era finito nella lista nera dei padroni, e dopo tre mesi non aveva ancora trovato lavoro, così il sindacato lo mandò a dirigere un piccolo giacimento che era stato abbandonato dal proprietario, dopo uno sciopero di due anni. Rimasto in mano di ventiquattro lavoratori, era stato da questi affidato al sindacato, per amministrarlo. La miniera diventò una delle più fruttifere della regione, oltre ad essere quella che pagava i salari più alti.
Il giorno in cui venne proclamata la Repubblica, Tomàs si scolò una dozzina di bottiglie di sidro, tirò fuori la quantità di dinamite che aveva conservato, al di là delle necessità della miniera (ché non si sa mai ...), e si comprò una Star calibro 9.
Quando il sindacato dei minatori decise di avere un giornale, Tomàs ne venne nominato amministratore.
"Avance" fu un giornale di buona qualità tecnica, con un'eccellente rete distributiva, stampato con una rotativa rapida che si guastava raramente. Poi, in agosto, il sindacato lo mise di fronte ad un nuovo progetto: l'acquisto di armi per la futura insurrezione.
La situazione venne affrontata con l'abituale serietà e venne messa in piedi un'operazione che, ancora dopo tanti anni, non è del tutto chiarita: comprò a Cadice armi che dovevano essere rivendute in Etiopia. Ma dal momento che questi invii erano imbarcati dalla Società delle Nazioni, mise in piedi un'operazione di "distrazione" sulla prima operazione fantasma. Fece sì che il misterioso carico, invece di dirigersi verso l'Africa, circumnavigasse la Spagna diretto alle coste asturiane, dentro una nave comprata dal sindacato e ribattezzata con nome di una pietra portafortuna: Turchese.
La disfatta della rivoluzione lo obbligò ad un primo esilio in Francia, dove venne subito incaricato di una nuova operazione: il recupero dei soldi sottratti dai rivoltosi alla banca di Spagna e ad altre banche, e dispersi durante la fuga. Riuscì a rimettere insieme l'89% del denaro e a stabilire che il rimanente 9% era diviso fra un uomo fuggito in Argentina e la polizia e la guardia civile che avevano scoperto tre depositi. Il non riuscire a ricostruire dove fosse finito il 2% che mancava, lo lascio per molti mesi indignato.

Con la vittoria elettorale del 1936, Fernandez venne nominato vice-ministro delle finanze nelle Asturie. Nella regione isolata dalle truppe di Franco che controllava Galizia e parte del territorio basco, tutte le qualità di Tomàs vennero a galla.
Nel settemmbre del '36 comprò in Belgio ottomila stivali per il solo piede sinistro, risultato di uno scarto industriale. Li assicurò ai Lloyds di Londra, per sei volte il loro valore, registrandoli semplicemente come "stivali". Affondò il carico nel Cantàbrico. Con il denaro dell'assicurazione comprò mitragliatrici cecoslovacche destinate al Portogallo, le trasformò in "ferrovecchio" con un'operazione fantasma in Francia, poi le comprò dai Francesi (che si erano compromessi con un patto che impediva loro di far passare armi verso la Spagna) e le fece arrivare in Spagna non come armi, ma - appunto - come ferro vecchio!
Dal momento che non amava utilizzare intermediari, Fernandez creò una sua propria compagnia di esportazioni a Tolosa, il cui prestanome era uno zingaro di 90 anni che aveva reclutato per la "Rete della Follia Rossa".
Usando dell'oro ottenuto dalle chiese e dalla borghesia asturiana, frodò avventurieri olandesi e pirati dell'industria bellica belga, truffò armatori panamensi e banchieri greci. Comprò cannoni e teloni impermeabili, migliaia di pistole e, perfino, un aereo. Noleggiò mercantili fantasma che cambiavano di bandiera e di nome, li auto-piratò, sequestrò carichi, vendette gli stessi imbarchi di carbone, sei volte in una settimana, a compratori diversi. Simulò di essere greco, rubò sigari cubani e carote portoghesi, li cambiò con autocarri Ford e in Asturia li fece blindare. Un paio di settimane prima che finisse la guerra civile, stava cercando di organizzare una falsificazione massiccia della lotteria del Venezuela, per venderla in territorio franchista tramite una banda di truffatori portoghesi.
La moglie, Elisa, morì sotto un bombardamento e, nel 1939, Tomàs attraversò la frontiera a Le Perthus, tenendo per mano un figlio di sei anni e una bambina di quattro. Il passaporto diplomatico gli evitò il campo di concentramento e potè nascondersi in Normandia.
Quando i nazisti, qualche mese dopo, dichiararono guerra alla Francia prese di nuovo i figli per mano e partì per Parigi. Lì, all'entrata di un metrò parigino, conobbe Longoria. E quello che non aveva potuto fare in Spagna, per mancanza di tempo, cominciò a farlo a Parigi, col suo amico Longoria, un anarchico di 39 anni che, quando ne aveva tredici, aveva falsificato il proprio certificato di nascita per entrare nei cinema per adulti.
La "Rete Sacramento" era formata da soli due uomini e due bambini. I bambini aiutavano ad asciugare i biglietti falsi nel bagno. Arrivarono a falsificare i biglietti per la partita di calcio fra la squadra di Parigi e quella delle forze armate tedesche, immettendo sul mercato il triplo dei biglietti e costringendo i tedeschi a sospendere l'incontro. Avvelenarono due camion di bottiglie di champagne destinate ai campi di aviazione della Luftwaffe e crearono una rete di fuga, per i piloti inglesi abbattuti, che passava per Andorra. Nel maggio del 1942 i tedeschi riuscirono a individuarli. Solo due minuti, per Tomàs e Langoria, per abbracciarsi in un bosco fuori Lione. Poi, con un passaporto falso e due bambini per mano Tomàs attraversò Spagna e Portogallo, spacciandosi per un ebreo greco, e si imbarcò per l'America. Arrivò in Messico, sfinito, mentalmente distrutto. Scoprì di essersi dimenticato di come si ricavava la radice quadrata. Un medico repubblicano, a Mazatlàn, gli diagnosticò un'anemia perniciosa.
Sopportò per poco più di una settimana le discussioni fra esiliati. Poi, col denaro che aveva accumulato in Francia, scambiando con ufficiali tedeschi falsi di Toulouse-Lautrec in cambio di oro (oro che considerava una riserva personale), si comprò un piccolo albergo sul mare di Cortès, nel porto di La Paz.
Là si dispose ad aspettare, crescendo i suoi figli e meditando come fare a pubblicare un giornale in centinaia di migliaia di copie, e lanciarlo da vari aerei sulla Spagna franchista.
Nel 1947 sarebbe morto, investito da un'automobile.
Aveva 47 anni. Gli stessi anni che aveva il secolo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Chapeau.

Anonimo ha detto...

E pensare che sono asturiano e non avevo mai sentito parlare di Tomás :-(

Grazie, Franco.

Anonimo ha detto...

io invece da ciociaro ne avevo
sentito parlare ma non così e
non così bene. Grande Senia