mercoledì 10 gennaio 2007

un gatto rosso di nome "Amico"



Maledetti, quelli del "buscadero". Maledetti, che non hanno mai perso il loro ancor più maledetto vizio! Quello di recensire dischi che non esistono, non ancora. Un mese e, a volte come in questo caso, addirittura due mesi prima. Uscirà solo fra due mesi. Bene che vada uscirà il 27 febbraio, e il caro Carù giù a parlarne, come se niente fosse. Come se il cd fosse nelle sue mani, a girare sul suo impianto stereo. E magari, come al solito, è solo un nastro. Un demo. Ma tant'è!
Fatto sta che se, nel panorama musicale, qualcuno mi manca davvero da parecchi anni oramai, questo qualcuno è proprio Ry Cooder. Ma non il Cooder produttore di "Buena Vista Social Club", o il Ry Cooder dei dischi "etnici" come "mambo sinuendo", o quello dell'ultimo "Chavez Ravine", disco colto e lucente ma troppo complicato, alle mie povere orecchie. No, mi manca quello di "Boomer's story", quello di "Chicken Skin Music" e quello di "into the purple valley". Dischi immediati, di quell'immediatezza e freschezza che adesso sta facendo la fortuna del "boss" Springsteen. Meritatamente.
Ma adesso il disco c'è, quando ci sarà, il disco di Cooder. Per farlo, ha chiamato vecchi amici e compagni. Pete e Mike Seeger, Flaco Jimenez, Paddy Maloney dei Chieftains. E ancora Jim Keltner e Van Dyke Parks. Ma anche Terry Evans e Bobby King, oltre al proprio figlio, Joachim Cooder. Un disco folk, con incursioni nel tex-mex, nel blues e nel rock. Canzoni. "Tre accordi e la verità", sì, sembra ci sia anche una canzone con questo titolo. Ci sta bene, in un disco raccontato da un gatto rosso di nome "Buddy". Un disco fatte di canzoni nuove, ma antiche, costruite su melodie tradizionali e in mezzo, ben nascoste, due vecchie canzoni suonate come se fossero nuove. Ma il risultato non cambia, non può cambiare. Allegria e malinconia, mischiate insieme, Ruvido e delicato, allo stesso tempo come è il folk. Come è la vita. Quella che c'è, e quella che manca. A volte sì, altre no. Ma quando torna, ti fermi a guardarla negli occhi, e lasci che ti riempia il cuore e le orecchie. Come un vecchio amico. Come un gatto che ti si strofina contro, facendo le fusa. Un gatto di nome"Amico", come quello che mi aveva gratificato della sua amicizia, tanto tempo fa. Non si chiamava così, forse un nome non l'aveva nemmeno, ma io lo chiamavo Amico.

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