mercoledì 25 ottobre 2006

Kris



"Da solo sulle mie gambe per tutto il viaggio / chi può dire cosa hai gettato via in cambio di una canzone" - ha cantato una volta Kris Kristofferson.Ed è la storia della sua vita!
Nato in una solida, tradizionale ed agiata famiglia, educato a pensare in termi di onore, dovere, giustizia, merito ed altre cose del genere, la svolta personale di Krisofferson arrivò nel 1965, quandò rinunciò ad una nomina di istruttore a West Point, per andare a Nashville, bere, ridere, urlare, azzuffarsi e imparare a scrivere canzoni. Sua madre gli scrisse una lettera in cui lo informava che era stato ripudiato e diseredato a causa della spregevole decisione presa. Egli era già stato uno scolaro alla "Rodhes", un militare, uno scrittore pubblicato sull' "Atlantic Monthly", un marito. La prima cosa che fece quandò arrivò a Nashville fu comprarsi una moto. "Ero troppo pericoloso alla guida di un automobile" - spiegò quella domenica mattina - "Avevo bevuto troppo in quei giorni."
Poi si sa come finisce la storia: Kristofferson scriverà "me and Bobby McGee" e un pugno di altri capolavori, fino a cambiare il "cantautorato" di Nashville, diverrà una stella del cinema, assumerà posizioni politiche polemiche, si unirà ad Kank Williams e a Johnny Cash nella "Country Music Hall of Fame e dormirà in alberghi di lusso.
Ma avrebbe potuto andare diversamente.
"Erano amari quei tempi, con le nostre spalle appoggiate contro il muro?" - scrisse una volta, in una canzone che il suo vecchio amico Willie Nelson canterà per un tributo a Kristofferson. - "Eravamo uomini migliori di quanto eravamo stati prima?"
...
"Ero orgoglioso di essere il miglior lavoratore, quello che poteva scavare una buca più velocemente di qualsiasi altro." Disse una volta. "Penso che sia qualcosa, forse dei miei genitori o forse qualcosa dentro di me, che mi spinge verso le difficoltà, a combattere gli incendi in Alaska o a lavorare nelle ferrovie a stendere binari. E in California, a costruire strade. In parte perché volevo diventare uno scrittore, e mi immaginavo come un Jack London, o qualcosa del genere. Dovevo andare e vivere. So che è questo il motivo per il quale ho corso davanti ai tori a Pamplona. L'ho fatto tutti i giorni della settimana, per la festa di San Firmino, e loro erano sempre più vicini. Sempre più vicini, fin quando alla fine corsero intorno a me, l'ultimo giorno."
Una delle ironie della vita di Kristofferson è stata che l'accettazione degli insegnamenti dei suoi genitori lo ha condotto a deviare dalla strada che essi avevano tracciato per lui.
Il padre, Henry,era risoluto. Un generale di divisione che aveva combattuto nella seconda guerra mondiale e in Corea. Lavorava come dirigente di una compagnia aerea commerciale e come pilota dopo che si era congedato."Egli era il migliore in qualsiasi cosa facesse" - scriverà Kristofferson, a proposito di suo padre, nella canzone "The Heart", rammentandone i consigli, compreso "Ti sentirai meglio se ti comporti da uomo." E dalla madre, Mary Ann, aveva tratto quel senso di giustizia sociale che avrebbe pervaso la sua opera.
"Quando ero ragazzo a Brownsville, Texas, i problemi razziali non erano fra bianchi e neri. I pregiudizi erano contro i messicani, e mia madre si assicurava che noi sapessimo che ciò era sbagliato. Ricordo che una volta, quando un messicano
vinse la medaglia d'onore e ci fu una parata, noi eravamo gli unici bianchi presenti."
Kristofferson si sentirà sempre come "l'unico bianco alla parata": il pubblico veniva per sentirlo cantare "Help me make trough the night" e lui li colpiva con "Sandinista, possano sparire tutti gli eserciti".
Quando andò a Londra, Kristofferson era accreditato come uno scrittore, come un talento. Scriveva storie brevi che venivano pubblicate. Si dilettava di musica, scrivendo canzoni e registrò anche una sessione col nome di "Kris Carson".
Nel 1960 si guadagnò il dottorato a Oxford. Quindi torno a casa, in California, riallacciò i rapporti con la sua vecchia fiamma del liceo, si sposò, si arruolò nell'esercito e imparò a guidare gli elicotteri. Ogni tanto componeva qualche canzone per far divertire i soldati suoi amici, parodiando con parole sboccate delle canzoni famose. Aveva sempre amato Hank Williams, sebbene i suoi genitori non avesssero mai compreso questa passione. Ma non era certo che scrivere canzoni country valesse come impegno di vita.
"Ero più interessato ad essere un Faulkner, un Hemingway...Uno scrittore sul serio" - disse una volta.
Era il periodo in cui tentò senza successo di partire volontario per il Vietnam. Il colonnello che comandava il quartier generale in Germania, dove Kristofferson prestava servizio, spedì un telegramma al Pentagono per scoprire le ragioni del rifiuto. Gli risposero che giudicavano non appropriato per Kristofferson combattere in Vietnam, in quanto stava per essere assegnato ad una cattedra di letteratura presso l'Accademia di West Point.
"Arrivai a West Point e venni informato circa quello che si aspettavano da me, e la cosa sembrava abbastanza spaventosa." "Dissero che i cadetti avrebbero formato, in classe, un semi-rettangolo intorno a me. Io avrei detto "seduti" e loro si sarebbero seduti. Ed io avrei dovuto consegnare un piano di lezione, 24 ore prima, circa quello che avrei detto in classe. Mi sembrò di essere precipitato all'inferno."
In quel tempo, nel 1965, Kristofferson visitò Nashville. Se Kristofferson potesse viaggiare indietro nel tempo, sceglierebbe quelle due settimane a Nashville. Passò la prima notte in un bar, "The Professional Club", con Cowboy Jack Clement. Clement era un cantautore, un creativo, un sognatore e uno sconsiderato. La mattina successiva, il cowboy e il soldato-ancora-in-uniforme si trovavano nell'ufficio di Clement, quando Rusty Kershaw arrivò per provare a vendere i diritti per una canzone intitolata "Louisiana Man". Cowboy avrebbe dovuto comprarla, ma non lo fece. Poi la coppia occasionale si diresse al dirupo dietro l'undicesima Ave., dove i treni arrivavano e partivano dalla città della musica. "Egli disse qualcosa a proposito dei treni" - racconta Kristofferson - Parlò di come aveva preso un treno da Nashville a New Orleans, andata e ritorno. Proprio andato e tornato." Divenne chiaro come Nashville fosse una città senza "piani di lezione". La decisione radicale, di Kristofferson, di abbandonare la famiglia e la sicurezza venne rafforzata quando incontrò al "Grand Ole Opry", un tipo emaciato, dagli occhi di pantera, di nome Johnny Cash.
"Mi strinse la mano, e c'era elettricità" racconta Kristofferson. "Sentivo che quelle persone che avevo incontrato a Nashville erano così affascinanti che se anche non fossi diventato uno scrittore di canzoni, avrei potuto scrivere su di loro. Dietro le quinte dell' "Opry", respiravo la stessa aria che aveva respirato Hank Williams, era magica. Dissi a Marijohn Wilkin, quando mi riportò in albergo per l'ultima notte a Nashville, che sarei tornato e avrei scritto per lei."
Wilkin non si era offerta di dargli lavoro. Se lo avesse voluto glielo avrebbe detto. Lei aveva cercato di essere gentile passando due settimane con l'amico di suo cugino che era un militare, ed invece aveva assistito ad una scelta spaventosa.
"Quando glielo dissi, ricordo che poggiò la fronte sul volante e disse 'Oh, mio dio'. Questo fu esattamente ciò che disse ' Oh, mio dio.'"
Tutta la compagnia di Kristofferson andava in Vietnam. Egli si incontrò con loro nel '65, a Fort Campbell in Kentucky, prima che fossero imbarcati. Kristofferson provò a portare con sé Mel Tillis nel viaggio, ma la moglie di Tillis non volle lasciarlo andare. Qualcosa a proposito di una bottiglia di vodka. Così Kris viaggiò da solo, forò una gomma proprio fuori dalla base e cappottò la macchina per circa 300 yarde. Quando vennero a vedere l'incidente, trovarono la macchina rovesciata e immaginarono che il guidatore fosse morto. "Si spaventarono, quando li chiamai gridando" Ma rimisero la macchina sulle ruote, vennero poi alcuni della polizia militare e un Kristofferson ubriaco ma persuasivo disse che voleva vedere i ragazzi della sua unità che partivano per il Vietnam. Lo portarono direttamente sulla pista dove i suoi amici erano su un aereo pronto a decollare. "Avrei potuto benissimo andare con loro". La sua macchina era distrutta, sua moglie si sarebbe incazzata e il suo talento non aveva ancora sommerso la sua nuova città.
"Dio protegge i pazzi e i cantautori" ha detto. " Mi buttarono fuori dall'aereo e mi ritrovai sul pavimento del piccolo corpo di guardia. Telefonai al ristorante di Linebaugh a Nashville, dal momento che i cantautori gironzolavano da quelle parti e sapevo che uno di loro avrebbe potuto venuto a prendermi. E finalmente un amico venne a prendermi. Stavo per andare in Vietnam. Non ho dubbi che se non fossi morto laggiù avrei avuto qualcosa con cui sarebbe stato duro vivere insieme, più tardi. A quel tempo non lo sapevo ancora, ma lo so adesso."
La lettera da casa arrivò subito dopo che Kristofferson andò a Nashville. Veniva ripudiato, questa era la sostanza,. Sua madre non poteva accettare un susseguirsi di simili folli eventi, anche se la "Bighorn Pubblishing" di Marijohn Wilkins gli offriva un piccolo stipendio. Jack Clement raccontò a Johnny Cash della lettera, e Cash rimase impressionato.
Kristofferson viveva in Music Row, proprio lungo la strada dove si trovava la "Tally Ho Tavern", che avrebbe reso immortale in "The Silver Tongued Devil and I". AL Tally Ho, il proprietario era anche disposto a lasciarti ubriacare, ma non voleva che tu entrassi da quella strada. Il locale si trovava proprio sull'angolo, ed aveva dei tavolini sul retro ed un normale bar col bancone davanti. Una notte un ubriaco, che entrò completamente sbronzo,venne subito cacciato. Quello girò l'angolo incespicando, girò a destra, vide i tavolini sul retro e andò a sedersi.Il proprietario lo vide e urlò "Ti avevo detto di andare fuori di qui!" L'ubriaco rispose balbettando "Dannazione, ma tutti i bar del quartiere sono tuoi?"
Per molte notti, la vita di Kristofferson non fu troppo dissimile da quella dell'ubriaco. A trent'anni, era convinto che il solo modo per imparare a creare fosse quello di immergersi totalmente nella vita selvaggia e nebbiosa di Nashville. Lui e sua moglie litigavano continuamente, e alla fine ruppero. Lui non poteva provvedere ai figli, la salute di uno dei quali richiedeva continue cure mediche e denaro.
Lavorò come barista e poi come tecnico agli studios della Columbia, dove alcuni musicisti si lamentavano del fatto che arrivasse tardi la mattina. Sembrava che solo rare volte si recasse allo studio abbastanza presto per fare una tazza di caffé prima che cominciasse la sessione delle 10. Altri si lamentavano del suo chiedere agli artisti di incidere una delle sue canzoni. Ad un certo punto, la Columbia gli proibì di lavorare durante una session di Johnny Cash, ma Cash insistette perché il tecnico fosse presente. Cash provava simpatia per quel giovane, a causa di una certa lettera da casa.
Nel 1966, Dave Dudley incise "Viet Nam Blues", l'ultima canzone di protesta contro la guerra di Kristofferson, e la portò nei top 20 del country. Billy Sherrill produsse un singolo nel 1967, ma la promozione non riuscì. Per guadagnare un po' di soldi, Kristofferson trovò lavoro come pilota di elicotteri nel Golfo del Messico.
"Quando lavoravo nel Golfo, ho scritto canzoni per tutto il tempo. Volavo per ore senza altro da pensare che alle mie canzoni. Sono sopreso che non venissero fuori con la stessa velocità delle pale dell'elicottero."
Cominciò seriamente a pensare di tornare nell'esercito e partire per il Vietnam. Gli amici in servizio lo dissuasero.
Più o meno allora, qualcosa cambiò. Billy Walker incise "From the Bottle to the Bottom" e Tom T.Hall sentì la canzone al Jukebox e rimase talmente impressionato da parlarne bene. Così Fred Foster fece un contratto a Kristofferson sulla base di quattro canzoni: "Jody and the Kid", "To Beat the Devil", "Duvalier's Dream" e "Best of All Possible Worlds". Foster propose a Kristofferson di fare un album per la Monument Records. Kristofferson rifiutò, asserendo "Canto come una rana". Foster replicò "Sì, ma una rana che può comunicare".
Col senno di poi, tutti questi erano segni del successo a venire. Al tempo, erano nient'altro che deboli speranze. Kristofferson, la domenica mattina camminava in una Music Row vuota, aspettando impazienta l'apertura dei bar e pensando che le sue aspirazioni musicali avevano causato la dissoluzione del suo rapporto con la madre e con la moglie. In un appartamento da scapolo, scriveva versi che parlavano della sua condizione.

"On the Sunday morning sidewalk/ wishing, Lord, that I was stoned/ 'Cause there's something in a Sunday/ Makes a body feel alone."

In un'altra occasione, confessò a Fred Foster che pensava di non riuscire più a scrivere canzoni. Foster gli offrì degli altri soldi ed un'idea. Scrivere una canzone che si chiamasse "Me and Bobby McKee". McKee era la segretaria di Foster, e la "E" ripetuta gli sembrava fatta apposta per un buon titolo.
In moto, dalle parti di Baton Rouge, Krisofferson aveva in mente il ritmo di una canzone di Mickey Newbury, "Why You Been Gone so Long", quando cominciò a lavorare su "Me and Bobby McGee".

"With the windshield wipers slapping time/ And Bobby claps hands/ We finally sang up every song that driver knew."

Elicotteri e tempi duri cospirarono insieme ad un altro momento epico della storia di Kristofferson: egli aveva dato a Cash, per un paio di anni, nastri delle sue canzoni. E Cash li metteva in una pila insieme a tutti gli altri nastri di aspiranti compositori, e poi li buttava nel lago Old Hickory. Convinto che Cash avrebbe apprezzato il suo lavoro, se solo avesse trovato il tempo di ascoltarlo, Kristofferson prese con sé un nastro, salì su un elicottero della Guardia Nazionale e atterrò sul prato inglese di Cash.



"Avrei potuto danneggiare la casa o l'elicottero, avrei potuto mettermi nei guai con la Guardia Nazionale, oppure Johnny avrebbe potuto abbattermi a fucilate."
Non andò male. Cash incise una sorprendente versione di "Sunday Morning Coming Down" e i due diedero inizio ad un'amicizia, fatta di reciproco rispetto ed ammirazione, che sarebbe durata fino alla morte di Cash.
"Johnny ha sempre raccontato che io uscii dall'elicottero con una birra in una mano e il nastro nell'altra. Ma non avrei potuto volare con tutta quella roba nelle mani. Era dannatamente difficile far volare un elicottero a quell'epoca."

...

Adesso, a Nashville, c'è una targa che ricorda l'apporto rivoluzionario di Kristofferson, che ha trasformato la musica country.
"Ogni cosa vera che abbiamo scritto nel vento, sta ancora cantando".
Adesso, a settant'anni, ha scritto versi come quello che chiede
"Am I young enough to believe in revolution?". Krisofferson crede nella rivoluzione, nell'arte, nella giustizia, nelle parole, nell'azione, nell'amore, nella misericordia, nell'eccellenza, nel dispiacere, nella redenzione. Egli crede nel credere, per quanto ne dubiti sempre.

Kristofferson aveva già scritto il suo epitaffio in musica, nel 1971, sul retro della copertina del suo secondo album, The Silver Tongued Devil and I.

"Considera queste canzoni come se fossero un'eco degli alti e bassi, camminate malsane e corse rabbiose, colorate di senso di colpa, orgoglio, ed un vago senso di disperazione"

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