lunedì 9 ottobre 2006

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Questa storia l'ho scritta tempo fa. Tanto? Poco? Non saprei. Non ho idea se sei anni siano pochi, o molti! Credo dipenda dalla ... scala. Alcune(poche? molte?) delle persone che hanno ispirato, e portano, i nomi dei personaggi che si muovono dentro la storia, sono - come dire - caduti dalla mia "considerazione", e dovessi riscrivere la storia non ce li metterei più; ma, a dire il vero, oggi non ci sarebbe il motivo di scrivere una storia come questa. E allora, ritengo che sia giusto non mettere in atto nessun tipo di "revisionismo".
Era così, allora!

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E così lei, signor Valguarnera, vorrebbe che io rintracciassi quelle persone" - concluse Marlowe -"Ma, esattamente, quanti sarebbero?".
"Non credo che questo abbia importanza" - decise Filippo - "Anche se riesce a trovarne uno solo, è fatta".
Marlowe accese una sigaretta, ricavando così dal cliente un'occhiata di disapprovazione, ed aprì il voluminoso fascicolo, per poi apprestarsi a sfogliarne il materiale che conteneva.
Cominciò a separare le fotografie dalla copie dei "posting", soffermandosi più o meno a lungo sulle immagini di tutte quelle persone, ritratte quasi sempre intorno a tavole imbandite, o con la chitarra in mano.
"Come diavolo avrà fatto a sparire uno così?" - chiese, più che altro a se stesso, l'investigatore. La foto che aveva fatto scattare il commento, naturalmente, era quella di Nico!
Arrivato all'ultima foto, Marlowe si versò da bere, guardò diritto negli occhi del Valguarnera e disse: -"Non sarà facile! Queste foto sono vecchie di una decina d'anni. Se ne rende conto, vero?" "Anche se fossero state scattate ieri, non sarebbe facile..." - tagliò corto Filippo - "Ma lei questo non può saperlo. Non li conosce!"
"D'accordo, allora vedrò di rimediare. Passerò la notte a leggere" - disse, serio, Marlowe, indicando la pila di fogli sulla scrivania.
"Così quando ci rivedremo li conoscerò un po' meglio!" - aggiunse a mo' di congedo.

La solita Firenze, accolse Filippo che usciva dal portone di Borgo Pinti, dove si trovava il quartier generale di Marlowe.
"Non è che sia proprio di serie A, quell'investigatore" - pensò il "Valgua", valutando con lo sguardo la fatiscenza della strada e degli edifici - "ma se c'è qualcuno in grado di scovarli, quello è lui!" Decise di dirigersi a piedi verso piazza della stazione e, camminando, cominciò a ripercorrere, con la memoria, gli avvenimenti.
Il suo viaggio in Svezia, nell'estate del 2000. Erano passati dieci anni. L'assenza, che avrebbe dovuto durare solo pochi mesi, si era protratta ogni oltre aspettativa. E non si era nemmeno laureato! Tutto per colpa di quella ragazza - un sorriso gli addolcì gli occhi, mentre la rammentava. Era rimasto in Svezia quasi dieci anni, per ..................amore. Accidenti, se se l'era spassata, però! E quando, alla fine, era tornato, aveva scoperto che "ifmguccini" non esisteva più! Volatilizzato. Sparito dalla "gerarchia usenet". Giravano voci, non del tutto attendibili, che ci fosse un legame con l'attentato ai danni del meeting governativo svoltosi a Rimini nel 2006*, portato a termine da un gruppo di persone che i "beneinformati" definivano "pericolosamente vicini al newsgroup su Guccini"! Il giro di vite, conseguente all'attentato, aveva portato anche alla rimozione del newsgroup. E non solo di ifmg! It.fan.musica.de-andre era ancora sulla rete, ma solo perchè si appoggiava ad un server pirata. La repressione aveva colpito duro. I "newsgruppettari" erano stati prelevati, nottetempo, casa per casa, ad uno ad uno, e torchiati a dovere. Qualcuno non ce l'aveva fatta. Come Francesco Itollo che si era tuffato giù dal terzo piano della questura di Napoli, gridando - "è la fine di ifmguccini"! Come il Ciofanskj, arrestato nei pressi del ponte alla vittoria mentre si apprestava a buttare in arno quattro faldoni pieni di documenti che, a detta degli inquirenti, si erano rivelati compromettenti assai. Il processo, tuttavia, non venne mai celebrato, e di Stefano si perse ogni traccia, dopo uno "strano" trasferimento notturno dal carcere di Sollicciano ad un posto non meglio precisato! Come Paolo Zaffi ed Ermes Zattoni.
Zaffi e Zattoni.
La storia venne pubblicata, su tutti i giornali, all'epoca. La cosa fece scalpore, e non riuscirono a farla passare sotto silenzio! Una livida mattina di novembre. Li cercavano da mesi, Zaffi e Zattoni! Senza mai riuscire a trovarli. E c'era anche chi ricamava sull'iniziale comune del loro cognome. Ma poi qualcuno cantò. Disse una parola. Una parola sola. Verghereto.
...
Alla luce sbiadita dell'alba, si intravvedevano delle ombre, fuori dalla casa. Paolo si era svegliato anzitempo. Maledicendo il "risveglio precoce", che lo tormentava da mesi, alba dopo alba, scese in cucina per andarsi a preparare un caffé (non d'orzo:-)). Si rese subito conto che c'era qualcosa che non andava: non c'erano abbastanza alberi, la fuori, per nascondere tutti quegli stronzi! Andò di sopra a svegliare Ermes. "Arrendetevi! Siete circondati!" - Sentirono gridare. "Non preoccuparti! Arriviamo!" - rispose la voce beffarda dello Zaffi. Ermes e lui si stavano già dando da fare, ciascuno al suo posto, dietro una porta-finestra, proprio come avevano deciso di fare sin dall'inizio, in caso di "necessità". Ermes, con gran disinvoltura, disponeva tutt'intorno, con cura, le rivoltelle e la sua parte di munizioni, in modo da dover compiere il minor numero possibile di movimenti. Paolo, dal canto suo, sventrava con gesti disordinati i pacchetti di cartucce, correndo a destra e a sinistra, preso da una specie di furore sanguinario. Improvvisamente vide Ada che se ne stava nel mezzo della sala da pranzo, attonita, le braccia penzoloni. "Che fai qui?" - le gridò rudemente. "Non è posto per donne" - continuò - "Vattene. Vattene, prima che sia troppo tardi!" Detto questo, la spinse risolutamente fuori della porta. - "A presto, Ada, in un mondo migliore!" - disse Ermes - "bacia Alice da parte mia, quando la vedi".
L'epopea incominciò immediatamente.Ermes, da una finestra del primo piano, colpì un ispettore in pieno petto. Paolo, più nervoso, sprecò tre cartucce prima di ferire un poliziotto alla coscia destra. Nella casa ci fu un momento di delirio. - "L'ho beccato! l'ho beccato!" - urlò Paolo. - " E se non son contenti, faremo ancora meglio" - canticchiò Ermes su un'aria di valzer. Il rumore delle armi di tutti i calibri era assordante. Il fischio acuto dei proiettili delle carabine si mescolava alle detonazioni più sorde delle pistole, inframmezzate saltuariamente dalle raffiche rabbiose dei mitra. Ermes e Paolo ferirono altri due poliziotti ed emisero, per l'occasione, degli "evviva" di gioia. Galoppando, senza sosta, dalla cantina alla soffitta, scegliendo accuratamente le posizioni di tiro, le mani nere di polvere, le pistole fumanti, vivevano momenti esaltanti. Era una cosa grandiosa, tragica, comica, sbalorditiva. Cominciarono a piovere le granate e i lacrimogeni. Senza alcun successo. Alle sette si dette l'ordine di suonare la tromba ed un prefetto, un po' teatrale, si fece avanti, la sciarpa tricolore legata intorno al braccio: - "Zaffi! Zattoni! In nome della legge, arrendetevi!" - gridò. Per tutta risposta, una decina di pallottole gli sibilarono vicino alle orecchie. Dopo mezzogiorno ci fu una sosta. Gli assedianti fecero uno spuntino. In casa, i "banditi" cercavano di capire cosa si stesse tramando. Paolo decise che era meglio fregarsene: - "Crepare per crepare" - esclamò - "preferisco farlo con la pancia piena"! -"Tienimi al corrente" - aggiunse. Si diresse verso la cucina e mise sul fuoco una casseruola con dentro degli spaghetti già cotti. Un nuovo scambio di fucilate lo distolse dalle sue faccende, e abbandonò i fornelli, imprecando. Quello che Ermes aveva preso di mira era un nuovo arrivato: il ministro degli interni in persona, che non aveva saputo resistere al desiderio di assistere di persona. Battè immediatamente in ritirata. Le pallottole ricominciarono a crepitare da tutte le parti. - "Vigliacchi, assassini" - si sentì urlare la voce di Ermes. Era stato colpito all'anca. Alle due venne ordinato l'assalto. In un angolo della prima stanza, in piedi, c'era Ermes, stordito, abbrutito, inconsciente, con la pistola che gli penzola dalla mano. Un brigadiere dei carabinieri gliela strappa di mano, ma viene spintonato da altri poliziotti che sopraggiungono. Si sentono dei colpi d'arma da fuoco: Ermes Zattoni è morto. Nello stanzino vicino, avvolto in un materasso, c'è Paolo, una spalla straziata. In un ultimo sforzo punta la sua pistola. _"Assassini" - mugola.
Spara due, tre, quattro colpi. Gli rispondono in quaranta. Paolo Zaffi ha un sussulto. Le labbra gli si piegano in una strana smorfia. Da qualche parte un orologio suona lugubremente le tre. .... Già! Paolo ed Ermes se ne erano andati, in grande stile. "E qualcuno aveva riferito che in quella casa, fino alla sera prima, c'erano anche Alice e Jacopo. E le fotografie, scattate dalla polizia dopo aver espugnato la casa, testimoniavano della cena di almeno cinque persone, a giudicare dalle immagini della cucina". - stava considerando Marlowe, disponendosi ad accendere l'ennesima sigaretta, fra un sorso di caffè e l'altro. Ne aveva bisogno, del caffè. Non aveva dormito molto in questi ultimi cinque giorni. Dopo la cosiddetta "strage di Verghereto", sembrava che i "newsgruppettari" ancora a piede libero fossero diventati imprendibili! A parte Giorgio, arrestato dall'FBI mentre cercava di attraversare la frontiera messicana, fidando in un'inesistente impunità che, nella sua fantasia, gli sarebbe derivata dal fatto che il presidente Clint Eastwood avrebbe evitato, come la peste, di ritrovarsi fra i piedi un altro "caso Baraldini"; le polizie internazionali sguinzagliate alle calcagna dei "gucciniani all'estero" si erano tutte trovate con in mano un pugno di mosche. Dall'efficiente polizia tedesca che, a Norimberga, aveva trovato quello che in codice veniva definito "il covo degli angeli" completamente vuoto (erano state portate via perfino le tende alle finestre!), alla polizia spagnola che aveva addirittura accettato di scendere a compromessi con l'ETA, pur di reperire le informazioni necessarie a mettere le mani su Sergio. Inutilmente. E la neocostituita polizia Cipriota, composta in fretta e furia coi peggiori avanzi di galera, dopo che si era formata la Repubblica Liberista di Cipro, aveva dovuto ammettere che Enrica era "irreperibile". Per non parlare degli inquirenti italiani, che avevano collezionato uno smacco dopo l'altro. A Cosenza, Anna si era volatilizzata, nonostante l'ingessatura per la caviglia slogata, dopo aver offerto da bere agli agenti che erano venuti a prelevarla. Aveva chiesto se le era permesso di andare un attimo in bagno. Quando, mezz'ora dopo, avevano buttato giù a calci la porta del bagno, avevano trovato ad aspettarli solo lo stivaletto di gesso. A Firenze, era arrivato il ministro degli interni in persona, Gad Lerner, per guidare l'irruzione al campo nomadi del poderaccio, dove, a detta di un informatore, avevano trovato asilo Lisa e Miguel. L'informatore venne licenziato! I bar di tutta la "Camunia" vennero setacciati, dal tramonto all'alba. Di "red", una volta tanto, nemmeno l'ombra.
"Tutte queste persone" - concluse Marlowe - "si erano trasformate in abili latitanti". Non importava chi fossero e che cosa facessero prima. Commercialisti come Luca, ostetriche come Silvia, insegnanti come Maila, di colpo erano entrati in clandestinità, facendo perdere ogni loro traccia. E qualcuno è sparito portandosi dietro tutta la famiglia! "Sì. Ma entrati in clandestinità per fare cosa?" - Marlowe si agitò sulla poltrona, interrompendo la lettura di un interessante post di Riccardo Venturi - " O......per andare dove"? Marlowe frugò nei cassetti, alla ricerca del numero del cellulare del Valguarnera. "Pronto, Filippo" - esordì Marlowe - "So dove sono finiti"! "Sono andati tutti a Croaton**" - aggiunse.

Sulla spiaggia sassosa di Chiessi, incastonata fra rocce e fichi d'india, stava avendo luogo una scena a dir poco spassosa. Due strani personaggi discutevano animatamente, immersi nell'acqua fino alle ginocchia.
"Non mi riesce farlo quest'accidenti di nodo"! - protestava il più grosso, che sovrastava quell'altro di almeno mezza testa, agitando le braccia.
"Eppure bisogna che tu impari, se vuoi pescare" - gli rispose il più basso, per niente intimorito da quel turbinio di braccia, che assomigliava al roteare delle pale di un elicottero.
"Ma, puttanaccia miseria, un nodo "savoia""! - rincarò la dose il primo - "ti rendi conto? Tu vuoi che io faccia con queste mani un fottuto nodo "savoia"? "Oh cristo" - quello più magro scosse il capo, cercando di decidere se cedere alla disperazione o scoppiare a ridere - "se vuoi lo ribattezziamo "chapas" sto cazzo di nodo! Ma se vuoi attaccarci un amo a quella lenza bisogna che a quell'accidenti di filo tu gli faccia fare tre giri. Poi occorre che tu prenda il capo del filo e lo cacci dentro al buco e tiri, fino a trarne una specie di farfalla. Poi, con quelle ditina che ti ritrovi, prendi l'amo stringendolo per la punta, senza conficcartelo nella mano, ne fai passare l'altra estremità dentro uno degli occhielli, dai un mezzo giro e fai passare la stessa estremità nel secondo occhiello. Fatto questo, tiri e ti ritrovi in mano una lenza con attaccato l'amo"! "E' facile" - concluse espirando forte - "Soprattutto se prima inforchi quei cazzo di occhiali"! "Oh Franco" - sospirò il primo, di rimando - "ma non sarebbe più semplice usare tutto quell'esplosivo che abbiamo, per pescare"? "Nemmeno per sogno" - ribattè Franco -"L'esplosivo ci serve, Riccardo! Avevamo deciso di tenerlo da parte per ogni eventualità. E poi, se pescassimo con le bombe, nel giro di due ore ci ritroveremmo addosso tutta la dannata guardia costiera di questo arcipelago"! "Comunque ho capito perchè non c'è il pesce nella dieta tipica elbana" - sentenziò Riccardo - "I miei progenitori si rifiutavano di fare quei nodi....savoia. Puah"!
Intorno ai due si era raccolta una nutrita platea, che commentava in modo variopinto il battibecco in corso. Ciascuno aveva una sua opinione sulla cosa, come su tutto! Una babele di dialetti e accenti! Si sentiva anche qualche parola in tedesco e in spagnolo. Solo che stavolta non erano le voci dei turisti, che l'Elba aveva fatto l'abitudine a sopportare, negli anni passati. Era gente diversa, sbarcata su quest'isola che era stata dichiarata off-limit, quando cinque anni prima c'era stato un incidente non meglio identificato sulla costa est dell'isola, che aveva costretto le autorità ad evacuare la popolazione. Dopo un paio d'anni, le "acque si erano calmate". L'Elba era stata "dimenticata", sia dalle autorità che dalle agenzie turistiche. E, così, pian piano, alla chetichella, sull'isola avevano cominciato a sbarcare certi "strani individui" per niente intimoriti dalla gravità dell'incidente. Stranamente. Nessuno sapeva se e quanto la cosa avrebbe potuto durare. Stavano lì, e ci stavano bene. Pescando e coltivando, vendemmiando e imbottigliando, senza dimenticare qualche puntata sul continente, di tanto in tanto, per procurarsi qualcosina. Ridendo e litigando, discutendo e cucinando. Vivendo. Qualcuno, probabilmente, sarebbe volato via al primo "stormir di fronde"; qualcun altro sarebbe rimasto a qualsiasi costo, anche al prezzo di usare quello che teniva gelosamente custodito in qualche grotta, da qualche parte, sull'isola.
"Guarda chi c'è" - fu il commento di Riccardo, quando vide il Valgua che veniva giù per la stradina che portava alla spiaggia - "Ce ne hai messo di tempo"! "Cosa fai? Ti fermi o riparti"? -chiese seccamente Filippo Thiery - "Puoi restare, se vuoi". "Pensa che ci sono anche degli astemi"! - lo erudì Marco - "Anzi, ci sono quasi tutti".
"Non sarebbe durato, non poteva durare" - si disse Valguarnera, senza dimenticare di aggiungere subito dopo - "Ma chi se ne frega!" Cominciò a spogliarsi, lanciando via i vestiti, man mano che se li toglieva. Poi, si lanciò di corsa verso il mare, incurante dei sassi che calpestava coi piedi nudi, sotto lo sguardo compiaciuto e divertito di Marlowe. Quest'ultimo, rivolto a Riccardo, chiese - "Se ne trova di birra da queste parti"? "Qualcosina" - rispose Riccardo, porgendo una bottiglia di Corona già stappata, che sembrava fosse apparsa come fanno certi conigli da certi cappelli a cilindro. Solo che qui non c'era nessun cappello. "No. Dicevo così. Solo per sapere" - ridacchiò l'investigatore -"Firenze è troppo umida in questo periodo"! Fece una pausa, quasi ad effetto, poi aggiunse -"e la sera mi sento solo. Mi piacerebbe rimanere per qualche tempo. La conversazione da queste parti dev'essere brillante". "Ah dimenticavo. Io so fare i nodi savoia, e anche i nodi margherita"!
--FINE--

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* Qui ci si riferisce ad un'altra storia che ho inventato, e scritto sul
newsgroup, a roposito di un attentato al meeting di comunione e liberazione.
Eccola:

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Rimini, 28 agosto 2005

Levami quel cazzo di teleobiettivo dalle costole" - abbaiò Franco in direzione di Fil, mentre cercava di massaggiarsi la schiena dolorante. "Ma guarda tu se, alla mia età, devo strisciare nella sabbia umida, insieme ad una banda di matti, per una promessa fatta cinque anni fa!" - aggiunse, a bassa voce, rivolto più che altro a sé stesso. Alice, pochi metri più avanti, al sicuro in un'avvallamento della sabbia, stava trafficando con uno strano apparecchio. "Forza!" - li incitò. "Smettetela di giocare, che non è il momento". "Muovete il culo, nonnetti" -rincarò la dose, Jacopo. Lo Zaffi lo fulminò con uno sguardo, da lontano, e, rivolto a Silvia, ammise -"l'avevo detto che era meglio se passavo dall'entrata principale!". "Non si poteva" - sentenziò Franco" - "Il pass di Nico valeva solo per due persone. E non ti ci vedo mentre cerchi di spacciarti per un delegato polacco di "comunione e democrazia (di sinistra)". ". "Quindi, o Riccardo o nessun'altro"- continuò ad argomentare - "Ci abbiamo messo cinque anni e non si poteva mandare tutto a monte solo per i tuoi reumatismi. E poi pensa al fascino del partigiano". "Vaffanculo" - lo salutò Paolo. "Altro che commando. Sembrate una combriccola di ballerine" - scherzò (ma non troppo) Red.
La prima a raggiungere Jacopo ed Alice, fu Maila. Subito depose lo zainetto vuoto davanti al capo dell'operazione. Uno alla volta, tutti gli altri zaini si aggiunsero a quello di Maila, compreso il tascapane di Fil, che si era rifiutato di fare solo il fotografo. Si era occupato personalmente di curare il lato sud della sede del megaraduno. Il solito beneinformato gli aveva rivelato che la tribuna per i giovani cattolici era stata installata in quel settore. Paolo fu l'ultimo. Ma non solo per l'età. Il punto corrispondente alla poltrona del "senatore a vita" era quello più lontano dalla sede delle operazioni. Era stato facile anche convincerlo che due feste della liberazione (una il 25 aprile ed una il 28 agosto) erano meglio di una sola. "Sembra che ci sarà anche il papa, stasera" - dichiarò Maila. "E' il suo debutto in società con il nuovo microchip che gli hanno impiantato sotto la papalina". "Già! Tutti insieme su quel palco" - sorrise Alice - "Il papa, Veltroni, Berlusconi, Prodi, D'Alema, Cofferati, D'Antoni". "Ssssstttt....Che non mi ricordo più se era il filo rosso o quello nero che ......." - li zittì Franco - "Ah sì. Ecco. Spero di aver fatto tutto per bene. Sarebbe un peccato..." "Ma finchè li cerco io......" - canticchiava Red, ad occhi chiusi. Fil cominciò a posizionare il treppiedi, cercando di dargli una certa stabilità. L'inquadratura era perfetta. "Ecco, ora aspettiamo la telefonata" - disse Alice, tirando fuori il cellulare - "Speriamo che quei due siano riusciti ad entrare nella sala audio e a piazzare il cd". "Pronto" - La voce di Nico fu riconosciuta da tutti - "Fratello non temere che corro al mio dovere". Solo quelle parole. Poi il rumore della linea che cadeva. "E' fatta" disse Alice, esitando solo un momento, prima di premere due o tre pulsanti sullo strano congegno che aveva davanti, mezzo sepolto dalla sabbia. Subito dagli altoparlanti, che erano stati disseminati, nei giorni precedenti, per tutta Rimini, fuoriuscì, chiara e possente, una voce che cominciò a cantare: "IO DICO ADDIO........................... ...................................................................................................................
BBBBBBBBBOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMMMMMMMM.

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**Nota: "Gone to Croaton" - Il primo stanziamento nel nuovo mondo,
Roanoke, fallì; i coloni scomparirono tutti, lasciando dietro di sé
solo lo strano messaggio "Gone to Croaton".


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Al posto che pensare a quelli che "non metteresti più", basta pensare a quelli che "metteresti ancora": non sono pochi, nonostante gli anni passati, e questo vuol dire tanto

BlackBlog francosenia ha detto...

Certo. Poi ci sono quelli che metterei adesso, e che allora non ho messo perché non li conoscevo...

salud

Anonimo ha detto...

"Il papa, Veltroni, Berlusconi, Prodi, D'Alema, Cofferati, D'Antoni"

A parte il fatto che il papa adesso e' un altro ..... gli altri sono tutti li'!

Anonimo ha detto...

Se posso...Old rockers never die era un buon racconto, dal punto di vista dello stile narrativo.
Questi mi sembrano piuttosto dei divertissement...molte suggestioni, poco equilibrio (e un errore che non so se è di battitura o se è scelta artistica: evaquare [sic!]).
A presto, danielamore

BlackBlog francosenia ha detto...

se potevi...hai potuto. E complimenti per averlo letto con tanta attenzione da aver rintracciato anche l'errore. Ora corretto. Grazie. Ad ogni modo se no ti diverti(ssement) che scrivi a fare? Non sono certo in cerca di un editore! :-)

salud